Politica. Renzi e il “metodo Mattarella” che mortifica la Repubblica e gli italiani

mattarella«Alto profilo morale». Eccolo. Dentro il Palazzo sono tutti pazzi per Sergio Mattarella. Quasi un tripudio di autocompiacimento. E fuori? La domanda è sempre quella: chi avrebbe davvero voluto la gente alla presidenza della Repubblica? L’indicazione di Giancarlo Magalli è oggettivamente tutta da decifrare. Certo, se ci fosse stata l’elezione diretta del capo dello Stato la questione si sarebbe posta in maniera diversa. Ma così non stato e sicuramente non sarà. E forse per sempre.

Non fosse altro che nell’ormai naufragato Patto del Nazareno, i cui contenuti sono ormai nella sola disponibilità degli esoteristi, della riforma-delle-riforme un tempo sostenuta anche da Berlusconi su suggerimento di Gianfranco Fini non ve n’è traccia alcuna. Il segno evidente è che il nuovo inquilino del Quirinale continua a essere nominato da deputati, senatori e delegati regionali, in una elezione di secondo grado che condanna ancora una volta l’Italia a essere una democrazia dal profilo ridotto.

Mettiamoci poi che la maggioranza che ha eletto il primo siciliano al Colle è figlia di un colpo di mano sferrato da Renzi in virtù di un premio di – la parola non può che ripetersi – maggioranza ritenuto illegittimo da una Corte costituzionale con dentro anche Mattarella. Un tiro mancino all’Italia e agli italiani che crea un’effettiva distorsione rappresentativa. Ma a cui in pochi hanno voluto badare concretamente. Buon senso (e gusto) avrebbe voluto che si cercassero, oltre l’imbarazzo istituzionale, delle intese che fossero almeno “larghe” e nelle corde del Paese reale. Di tempo ce n’è stato per rifletterci sopra. Le voci sulle dimissioni di Napolitano correvano già da novembre. Mentre lui stesso, prendendo spunto dall’eccezionali dimissioni di Benedetto XVI, monarca assoluto sì ma della Città del Vaticano, ha scandito comodamente le tappe della propria uscita di scena.

Ovviamente non si poteva chiedere a Renzi di mettere su un’ennesima convergenza che non avesse al centro la propria persona. In fondo, c’è già riuscito al Governo, fagocitando Alfano. Per non parlare poi della riforma, finora abbozzata, del Senato e della legge elettorale. In quel caso l’intesa era con Forza Italia e l’ex Cav. Per il presidente della Repubblica invece ha guardato solo a sinistra. Tutto questo in barba alla rottamazione di Bindi, Bersani e soci.

E il M5S? Ha perso l’ennesima occasione di essere coerente con sé stesso, omettendo la carica dirompente delle Quirinarie di due anni fa,  sconfessandole  con delle consultazioni disegnate per far vincere quel Romano Prodi padre di un euro che i grillini dicevano di voler abolire. Va da sé che la rete abbia scelto Ferdinando Imposimato. Ma ciò non risolve la crisi di un progetto politico che in realtà non ha mai avuto un complesso d’idee valido oltre un ribellismo forte delle più banali sollecitazioni da zeitgeist.

In ultimo c’è da riflettere sul ruolo del presidente notaio. A quanto pare, Renzi vuole che Mattarella non sia nulla di più che il terminale ultimo di una burocrazia allargata disegnata attorno a Palazzo Chigi. Un passo indietro rispetto alla stagione Napolitano. Che però apre scenari ancor meno popolari. Insomma, nonostante l’ampio attivismo di quello che la stampa estera e non definiva Re Giorgio, la gente comune lo percepiva come un corpo estraneo.

Non si ricorda un bagno di folla di corredo alle visite oltre Roma. Quelle di Renzi almeno suscitavano e suscitano le contestazione dei centri sociali e vittime della crisi, il che la dice lunga sullo stato di salute della democrazia italiana. Con lo schivo Mattarella non si prospettano cambi di registro. Certo, sciogliendo le Camere potrebbe azzerare tutto. Ma potrebbe fare anche un grande favore al leader di un partito che è riuscito nel tentativo di rottamare la propria classe dirigente, riesumando però la peggiore Democrazia cristiana e il sogno di un centro dal girovita sempre più largo. Lo stesso mondo da cui provengono, non a caso, lui e il presidente Mattarella.

Fernando Massimo Adonia

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