Ironia a parte, è stato il giorno della verifica per Futuro e libertà. Fini, come recita il comunicato ufficiale, si è assunto tutta la responsabilità del risultato disastroso di Fli alle Politiche. Uno 0,4% che ha infranto ogni velleità di rappresentare in Parlamento quella destra “repubblicana, legalitaria ed europea” che avrebbe dovuto incarnare l’alternativa al berlusconismo. E invece nulla. Anzi, ironia della sorte, l’unico parlamentare in quota Fini nella prossima legislatura sarà Benedetto Della Vedova, un ex radicale. Mentre uno degli ultimi transfughi dal partito, Aldo Di Biagio, è stato eletto all’estero sotto il vessillo di Mario Monti.
La traversata nel deserto, tanto invocata dall’ex leader di An, si è trasformata in naufragio. Tant’è che sotto accusa è finita l’intera classe dirigente che sarà «azzerata», non senza il mea culpa che lo stesso Fini ha ammesso per un fallimento politico personale che non ha pari nella storia della destra italiana. Nel frattempo, in attesa di capire che cosa ne sarà di loro, per diversi finiani è giunto il momento di capire cosa fuori dall’Aula. Non si sente parlare da giorni e giorni di Italo Bocchino, ad esempio. Mentre “entusiasta” della nuova mutazione sembra essere il solo pasdaran rimasto: Fabio Granata. E gli altri? C’è chi, in previsione delle elezioni comunali di Roma, ha deciso di impegnarsi appoggiando la candidatura civica di Umberto Croppi. Altri ancora hanno preso una vacanza dall’Italia al riparo dallo “tsunami” di Grillo. Si parla, poi, anche di un libro – scritto da Enzo Raisi – che dovrebbe raccontare l’avventura di Futuro e libertà: con un finale che, a quanto pare, non è più una sorpresa.