Abe ora punta su elezioni anticipate, a soli due anni dall’ultima vittoria: le urne apriranno il 14 dicembre. L’ex premier e gli osservatori sono sicuri che la campagna-lampo (soli 25 giorni) limiterà i danni, lasciando il partito Liberaldemocratico, al comando del paese, con la perdita tutt’al più di qualche punto percentuale.
E’ da scommettere che in queste tre settimane e mezza, oltre all’economia, una parte da leone sarà giocata dalla politica estera. Il governo Abe si è caratterizzato per una decisa ripresa dei temi dell’identità nazionale, e per una politica di riarmo che, aggirando la Costituzione pacifista, rifaccia del Giappone una potenza militare. In questo contesto si è acuito l’attrito con la Cina per le Diaoyu-Senkaku, un gruppo di isole la cui sovranità è contesa fra i due paesi, ma dall’altro questo ha portato anche al raffreddamento dei rapporti con tradizionali alleati filo-occidentali dell’area. All’ultimo vertice Apec, la distanza fra il premier giapponese e quello sudcoreano era palpabile. Anche su questo in Giappone si discute animatamente.