Esteri. Un liberalconservatore (a sorpresa) per la Romania: eletto presidente Iohannis

Festa Iohannis
La festa dei sostenitori della destra romena

Una vittoria a sorpresa. In Romania la vittoria al ballottaggio per le presidenziali del candidato conservatore Klaus Iohannis, inattesa rispetto alle previsioni della vigilia, è destinata a riproporre una difficile coabitazione tra il premier e il capo dello Stato.

Per le strade di Bucarest era già cominciata la festa dei sostenitori di Iohannis quando il premier Victor Ponta (magistrato dalle lontane origini siciliane), candidato del centrosinistra (anche Matteo Renzi è andato a Bucarest a sostenerlo), ha ammesso la sconfitta senza attendere l’annuncio dei risultati ufficiali. Ha però sottolineato che non lascerà l’incarico di presidente del Consiglio.

La destra romena è dunque riuscita a presentare un candidato unitario, individuato nel sindaco di Sibiu e appartenente alla comunità sassone. E per la prima volta un appartenente alle minoranze è diventato presidente del paese carpatico.

Il neopresidente Iohannis

Il leader del Partito nazionalliberale, Klaus Iohannis, 55 anni, sindaco di Sibiu, era stato designato dall’ Alleanza crsitianoliberale (Acl) – che raggruppa le principali formazioni di centrodestra del panorama politico romeno – ad affrontare il premier socialdemocratico Victor Ponta (Psd).

Iohannis era riuscito negli scorsi mesi a superare l’alternativa interna allo schieramento rappresentata da Cătălin Predoiu del Partito democraticoliberale, ex ministro della Giustizia, designato a diventare primo ministro dopo aver superato lo scoglio delle non dimissioni di Ponta. A Vasile Blaga (Pdl) il compito di guidare la campagna elettorale di Iohannis.

Klaus Iohannis ha lavorato alla propria nomina negli scorsi mesi, togliendo dalla propria strada il principale avversario, Crin Antonescu, riuscendo a togliere a quest’ultimo la guida del Pnl.

Ha beneficiato in tutto il paese di un’immagine di uomo politico serio, competente e non corrotto -anche se recentemente è stato coinvolto in una questione riguardante supposti conflitti di interessi -, ma ha dovuto superare un grande ostacolo per poter vincere: le sue origini non ne facevano un candidato “pienamente” romeno e i suoi avversari non hanno mancato di calcare la mano su temi nazionalisti per sconfiggerlo.

Mai prima di lui, nella storia politica recente della Romania, il candidato appartenente ad una minoranza si era trovato nella sola posizione di vincere.

“Ma non bisogna dimenticare che la Romania si è aperta al mondo grazie ad un sovrano tedesco, Carol I di cui il pronipote Re Michele rimane ancora la personalità più amata dai romeni”, ha sempre dichiarato Iohannis.

Nato nel 1959 a Sibiu, ne è il sindaco dal 2000 ed è presidente del Pnl dalla scorsa primavera. Ex professore di storia naturale e ispettore presso gli istituti primari appartiene alla minoranza sassone della Transilvania ed è impegnato dagli anni Novanta tra i ranghi del Forum democratico dei tedeschi di Romania (Fgdr).

“È stato proprio questa formazione politica che nel 2000 mi sono candidato come sindaco di Sibiu. Benché la minoranza tedesca rappresentasse solo l’1,6% del totale della popolazione della città mi sono imposto con il 69,18% dei voti, divenendo così il primo sindaco della minoranza tedesca di una città romena dopo Alfred Dorr che fu sindaco di Sibiu dal 1940 al 1945. Sono poi stato rieletto nel 2004 con l’88,7% dei voti, nel 2008 con l’87,4% e infine per un terzo mandato nel 2012 con il 78,4% dei voti”, tiene a precisare.

“Durante i miei mandati ho innanzitutto promosso il restauro del centro storico della città. Ne ho fatto una delle destinazioni turistiche più popolari in Romania e Sibiu è stata designata capitale europea della cultura nel 2007, assieme alla città con cui è gemellata: Lussemburgo”, ricorda con orgoglio.

Nel 2005, Klaus Iohannis è stato designato “personalità dell’anno per una Romania europea”. Nell’ottobre del 2009, all’indomani della caduta del governo liberaldemocratico di Emil Boc, era stato proposto come candidato al posto del primo ministro uscente da parte del Partito socialdemocratico (Psd), del Partito nazionaliberale (Pnl) e dell’Unione democratica magiara di Romania (Udmr). La sua candidatura era stata però rigettata da parte del presidente Traian Băsescu.

Da allora il suo nome è riemerso regolarmente come possibile soluzione in momenti di crisi. Klaus Iohannis è divenuto membro del Pnl nel febbraio e si è visto nominare vice-presidente del partito sotto la direzione di Crin Antonescu. Quest’ultimo si è poi dimesso il 31 maggio del 2014 e il 28 giugno scorso Iohannis è stato eletto al suo posto.

“Bisogna garantire maggiore stabilità alla Romania, segnata dall’urgente bisogno di riforme dell’apparato statale e della pubblica amministrazione”, ha promesso Iohannis, di fede protestante, in una nazione al 90% ortodossa, che fa sperare il popolo in una lotta più incisiva alla corruzione finora dilagante, anche nella alte sfere del potere politico.

“La crisi esiste anche in Romania, a preoccupare sono soprattutto i prezzi immobiliari, che ostacolano il nascere di nuovi nuclei familiari – ancora Iohannis -. La Romania è da sempre in Europa, non dimentichiamo che agli inizi del Novecento Bucarest era addirittura conosciuta come la piccola Parigi”.

Dal sistema assistenzialista proprio dei regimi socialcomunisti, i romeni si sono trovati a confrontarsi con l’imprenditorialità libera, che ha generato le nuovi classi di super ricchi e reso più povera la popolazione normale. “L’essere entrati in Europa ha ulteriormente inasprito la crisi, perché un prodotto di marca in un supermercato in Romania costa esattamente come in Italia, ma i salari sono ben diversi. Non è corretto pensare che i nostri uomini siano solo rapinatori e le nostre donne prostitute – si infervora Iohannis -. Il nostro popolo è fatto soprattutto di cultura profonda, senza della quale si rischia di perdere l’identità. Oggi l’identità è messa in crisi dalla globalizzazione. Certo, quello dei nomadi per noi è un problema grave, anche se in Romania costituiscono una minoranza”.

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Mario Bocchio

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