L’intervento. Il disastro del centrodestra? La casa crollata. E’ tempo di ricostruirla

renzi_berlusconiDi là, un tizio un po’ arrogantello di 39 anni spazza via la centenaria storia del PCI, sbertucciandone gli epigoni costretti a seguire le parole d’ordine che furono a lungo la bandiera di un centrodestra dimostratosi alla prova dei fatti inconcludente; di qua un vecchio condottiero 78enne che non si arrende all’ineluttabilità del tempo che scorre e, pur di non far nascere nulla di nuovo, “blinda” tutta l’area affidandone la strategia alla giovane fiamma (absit iniuria verbis) strappata ai caroselli del calippo, rivestita come fosse Jacqueline Kennedy e spedita tra le braccia di Luxuria a pavoneggiarsi tra le drag queens.

Questa, in poche parole, la fotografia dell’Italia di oggi. Così cruda da rendere realistica la previsione di una lunghissima cavalcata solitaria del Putto Fiorentino. Si dirà, ma la storia insegna che a fronte di una leadership forte si è presto o tardi trovato un avversario che ne ha limitato lo strapotere e rappresentato l’alternativa.

Vero, ma in tutti i casi conosciuti, esisteva il contenitore nel quale – naturaliter – si sarebbe formato il competitor. Clinton, Bush, Schmidt, Kohl, Aznar, Zapatero, Mitterand, Sarkozy, Thatcher, Blair; tutti loro sapevano che esisteva “un’altra parte” che, pur in difficoltà, si sarebbe organizzata per presentare un nuovo “campione della casa” con il quale sferrare l’attacco. Democratici e Repubblicani, Socialdemocratici e Democristiani, Popolari e Socialisti spagnoli, Socialisti e Neo-Gollisti francesi, Conservatori e Laburisti; anche quando governa il tuo avversario, sai che è lì dentro che devi costruire l’alternativa.

Il disastro di 20 anni di pseudo-centrodestra, è che qui da noi tutto finisce senza una casa, senza una famiglia; anzi, a giudicare dalle esternazioni della nuova reginetta di Arcore è proprio dal concetto di famiglia che comincia lo stato confusionale di questa parte.

Qui, in assenza del prodotto, prima di pensare a competere con Renzi dobbiamo immaginare a come costruire il contenitore; con quali operai politici, quali materiali culturali, quali confini di programma, quale determinazione nell’essere ed apparire indipendenti da ogni condizionamento affaristico-giudiziario.

E, prima ancora, va fatta la selezione tra le macerie della diaspora, per capire se ci sono delle pietre su cui ricostruire. Lasciamo agli storici l’analisi di colpe e responsabilità, e proviamo a guardare a domani.

Lo tsunami prodotto da Renzi a sinistra, impone anche di qua un forte cambiamento di volti e linguaggi. Per questo, chi sa di non aver nulla da dire in uno scenario rinnovato, tenta di conservare lo stato delle cose, abbarbicandosi dietro le sottane delle cortigiane di Silvio.

Serve qualcosa di autenticamente nuovo, che incarni quello spirito modernizzatore che diede vita al centrodestra della seconda repubblica, ma che a differenza di questo sappia mantenersi al di sopra di interessi ed intrallazzi, conservando forza innovatrice ed etica individuale.

Chi viene da destra deve assumere in questo ambito il ruolo naturale di custode dei limiti e costruttore di messaggi e modelli culturali, ciò che si è colpevolmente rinunciato a fare quando ne abbiamo avuto l’occasione per l’incapacità di Fini di credere in alcunché e la pavidità dei colonnelli che lo avrebbero dovuto disarcionare almeno un lustro prima di quando lui stesso non abbia deciso di suicidarsi politicamente.

A dispetto di tanti amici che, privi della dote di realismo così importante in politica, continuano a predicare un auto-isolazionismo della destra, voglio ricordare che proprio le ultime esperienze dimostrano – tristemente – come in questo mondo i trascorsi umani, con il loro carico di sospetti, livori e rancori, hanno di fatto impedito per oggi e per sempre la seria ricostituzione di un soggetto politico autonomo in grado di rappresentare tutta l’area della ex Alleanza Nazionale.

Allora, per chi ne ha voglia e capacità, è il momento di investire se stessi nel cantiere per la costruzione di ciò che il PDL avrebbe dovuto essere ma non è mai stato capace di divenire: un contenitore politico, in grado di ospitare anche realtà eterogenee, che sappia consolidarsi nella società garantendo rappresentatività e competenza agli occhi di chi non si riconosce con la sinistra, nemmeno quella camuffata di Renzi. Quel contenitore che altrove è – appunto -il Partito Repubblicano, la CDU, i popolari di Aznar, i gollisti, i Conservatori. Dove alberga senza imbarazzi una destra autorevole, non velleitaria, con capacità di governo e di indirizzo culturale.

Se si riesce a dar vita ad un’area che abbia queste caratteristiche, allora poi si tratterà di individuare anche la leadership, meglio se con il sistema delle primarie. Ma se prima non si definisce cosa si vuol fare e qual è il perimetro comune nell’ambito del quale si intende costruire la propria offerta politica, ogni confronto nominalistico sarebbe uno sterile esercizio muscolare ed autoreferenziale.

I nomi verranno poi, e certo qualcuno di livello già può svolgere un ruolo di raccolta delle intelligenze e delle idee da raccogliere. Penso a Fitto, Meloni, Carfagna, ma anche a tanti che hanno dato ottima prova nei governi locali, come Flavio Tosi, Viviana Beccalossi , Alessandro Cattaneo, Guido Castelli e molti altri che sanno di dover affrontare una stagione difficile priva di scorciatoie, con un lungo percorso di VERA opposizione prima di ambire al governo della Nazione.

L’importante però, è capire che è suonata la campana dell’ultimo giro. O si ha il coraggio di muoversi ora, rischiando di perdere ogni tutela per chi ce l’ha, oppure lo spazio alternativo alla sinistra sarà irrimediabilmente occupato da chi non potrà mai rappresentare un’opzione che sia al tempo stesso di popolo e di governo, da Grillo a Salvini, da Passera a Della Valle.

Pensare che Berlusconi si faccia da parte per consentire di percorrere quella strada che egli stesso – in altri tempi – ha tracciato, è da ingenui; aspettare che lui esca naturalmente di scena, mentre chi gli sta intorno lo trasforma in una caricatura di se, finendo di distruggere ciò che resta di una storia ventennale, è da pavidi.

Nell’uno e nell’altro caso, chi non si muove ora non sarà mai più credibile.

* deputato Fdi

@barbadilloit

Massimo Corsaro *

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