L’intervista. Vitaldo Conte l’arte oltre il nichilismo fra dada futurismo e tradizione

Esce in questi giorni, per l’editore ferrarese La Carmelina, un ebook interessante per gli appassionati di arte d’avanguardia e di poetica eterodossa: Fuoripagina TransArt, di Vitaldo Conte.

L’autore, docente di Storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Roma, vanta una trentennale esperienza nell’ambito della sperimentazione artistica – fra scrittura, poesia visuale, ready made e performance –, un’intensa katabasis negli abissi dell’Ignoto sempre destinata alla ri-comprensione del piano dell’Origine. Ecco che l’approccio magmatico su cui è fondato il volume, costituito da articoli e interviste rilasciati dagli anni ’70 a oggi, è prettamente funzionale a una emersione essenziale della struttura stessa della Weltanschauung di Conte che, fra dadaismo e futurismo, fra Tradizione e arte estrema, fra bianco puro e rosso sangue, danza nella tensione irriducibile di presenza e assenza. La dimensione artistica permane allora in una allusiva significazione all’Oltre nella cornice di una sinestesia illimitata.

 Conte, siamo di fronte a un ebook programmatico di matrice futurdada?

Fuoripagina TransArt raccoglie miei interventi (scritti, interviste) e video che attraversano eventi e iniziative che ho curato o espresso nel Salento, a Catania e a Roma. In tutto ciò l’eredità futurista e dada “vive” nelle sue commistioni teoriche, artistiche e verbo-sonore, anche come ipotesi di continuità nell’oggi, talvolta riscoprendo molteplici risvolti, iniziati da queste radicali avanguardie, nel pensiero-corpo dell’Extreme Art.

Negli ultimi anni infinite puntate critiche sui media in relazione alle ultime avanguardie o tendenze, ma pochi lavori “organici”: quali le ragioni di tale scelta?

Io, in un certo senso, ho riposto, parafrasando Stirner, la mia causa nel nulla. Ciò mi porta a cercare la dispersione espressiva e desiderante come lingua di pensiero-azione e arte-scrittura. Per cui rifuggo i lavori organici a priori, anche se la dispersione può divenire l’organismo di un’opera complessiva dai confini però apparentemente non-organici. La ritualità di queste istanze possono cercare una conclusione e un inizio, come scrive Evola a Tzara, in una “vita ultima, il 2° piano Dada”, che non appartiene più all’espressione. Essendo fuori “abbiamo esaurite … tutte le esperienze, spremute … tutte le passioni (…) Non è pessimismo: si tratta di aver veduto (…) io, sono al di fuori”.

Ogni confine, tra arte e letteratura contemporanea, appare d’ora in poi come mero segno, diciamo comunicativo, quale net art: internet, in senso anche psicosociale, ha davvero realizzato il sogno dei grandi rivoluzionari del Novecento?

 Sì, la con-fusione diviene il sogno e l’oltre dell’arte stessa, rifiutando con-fini prestabiliti per estendersi “fuoripagina” fino ai rumori, al silenzio, alle tracce dell’in-visibile bianco e alla digital life, per sperimentare la lucida follia attraverso l’incontro con il nostro sé “travestito” da altro…

 Vitaldo Conte, sperimentazione o meno, quella che tu chiami TransArt o Transfuturismo, è un volo live nel contemporaneo puro, che paradossalmente genera una nuova bellezza?

Sì, la bellezza del nulla diviene il volo e il corpo di una creazione sin-estetica che attraversa linguaggi e dimensioni, arricchendosi del non-confine e dell’indicibile per generare il suo interiore di-segno, che può essere realizzato solo con il dominio della nostra consapevolezza sugli abissi di ogni perdizione.

Le seduzioni dello sconfinamento possono condurre ai rumori dell’opera bianca

come quelli che stai ricercando negli eventi nel Salento con le T Rose?

 Il pericolo-fascino dell’opera bianca è nella malia delle sue maschere femminili e delle musiche che ascoltano il richiamo del mare, della natura… il bianco rumore è una sua don/azione, soprattutto nell’estate. Così è stato per me in “Bande a Sud 2014”, davanti al mare sulla marina di Casalabate, in una notte d’agosto con le T Rose. E così sarà per celebrare l’ultima notte dell’estate, al confine con l’autunno, nella ottocentesca dimora estiva Serrezzula a Magliano: con una festa bianca come saluto, auspicando l’eterno ritorno… In questa occasione anticiperò l’uscita del mio Fuoripagina con la parola poetica e il suono del bianco come Estrema TransArt…

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Luca Siniscalco e Roby Guerra

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