Politica. Salviamo lo scoutismo dall’abbraccio gelatinoso di Renzi (e del renzismo)

renzi-scoutSarà anche vero – come dichiara il capo di turno – che lo scout “non è solo uomo dei monti, ma colui che si impegna ad aiutare la comunità, non chiudendosi all’esterno”, lascia però interdetti vedere gli eredi di Baden Powell, il roccioso generale britannico padre dello scoutismo, in balia dei melensi amarcord della presidente della Camera Laura Boldrini, delle lacrime della ministro della Difesa, quella degli F35 badate bene, Roberta Pinotti, commossa per avere ricevuto il “fazzolettone” e del solito maestro di selfie, il piacione Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, accorsi festanti alla terza Route nazionale dell’Agesci, l’associazione degli esploratori cattolici, che si è svolta nel Parco di San Rossore.
Questo scoutismo di governo, a metà strada tra le dame di carità ed il buonismo post ideologico del Pd, rischia di fare apparire diversa da quella che realmente è una delle più originali esperienze dell’associazionismo giovanile, cattolico, ma non solo, in grado di accompagnare la crescita del bambino fino all’età adulta, attraverso vari livelli educativi, come indicato da Baden Powell, segnati da un’organica differenziazione metodologica ed organizzativa.
Pensare – come ha fatto qualche osservatore, in occasione dell’incontro di San Rossore – che certe presenze e più, in generale, gli orientamenti dei vertici associativi, significhino uno “spostamento a sinistra” dell’ associazione vuole dire snaturare l’essenza dello scoutismo, che, anche in tempi di forte politicizzazione, ha sempre “funzionato” per il suo trasversalismo, rifuggendo ogni etichetta semplificatoria.
Per questo l’Agesci è riuscita a superare indenne gli anni del “monopolio democristiano” e quelli della Chiesa post conciliare, mediando la proposta educativa con l’impegno religioso, evitando di confondersi nel vasto panorama dell’associazionismo cattolico e puntando su un’esperienza che, specie per i più giovani, ha significato e significa ancora fascino dell’avventura (magari evocata dal kipliniano, per niente “progressista”, “Libro della giungla”), gioia comunitaria, richiamo a valori quali l’ onore e la fedeltà, un certo ritualismo, le uniformi, perfino un Santo protettore guerriero, come San Giorgio, ancora festeggiato malgrado il suo “declassamento”.
Cosa c’entri tutto questo con Renzi, che certamente ha un suo trascorso scout, ma soprattutto con la sua pattuglia politica non è chiaro. A cominciare dai valori dello scoutismo. Quanta lealtà, onore e purezza di “pensieri, parole ed azioni”, tanto per fare riferimento al decalogo scout, ha espresso, negli ultimi tempi, il Presidente del Consiglio ? Dopo avergli promesso lunga vita Renzi ha scaricato, in poche settimane, il governo di Enrico Letta. Andando alla Route di San Rossore sempre Renzi ha dichiarato “lasciamo gli scout fuori dalla discussione politica”, ma poi, dal palco, non si è privato dell’immancabile spot. Per non dire della coerenza “cattolica”, sua e del suo partito, il Pd, su certi temi sensibili e “non negoziabili” (la Vita, la famiglia, la bioetica).
Alla prova dei fatti un abbraccio troppo caloroso con l’attuale establishment renziano non conviene allo scoutismo, che ha tutto l’interesse a mantenere la sua autonomia da qualsiasi ingerenza politica, riaffermando l’originalità della sua proposta educativa più che l’illusione, manifestata alla fine dell’incontro di San Rossore da qualche dirigente dell’associazione, che da domani l’Agesci non sarà più la stessa cosa.
Il rischio per lo scoutismo d’impronta cattolica è infatti una perdita di iscritti nella fascia più giovane, magari a tutto vantaggio di altre realtà associative più attente a preservare lo spirito delle origini , quale – ad esempio – la FSE (gli Scout d’Europa) a cui Papa Francesco, in occasione del loro quarto raduno internazionale (Eurojamboree), che, dal 1° al 10 agosto, si è tenuto a Saint-Evroult-Notre-Dame-du-Bois in Normandia, non ha fatto mancare il suo messaggio augurale, sottolineando, tra l’altro, in premessa “…quante generazioni devono al metodo scout la loro crescita sulla via della santità, la pratica delle virtù e, in particolare, la loro grandezza d’animo”.
Di santità, di pratica della virtù e di grandezza d’animo nel renzismo se ne vede francamente poco. Meditate scout, meditate …

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Mario Bozzi Sentieri

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