Il punto (di G. de Turris). Tra antipolitica e flop il centrodestra ha smarrito cultura e popolo

destra-sinistraNelle elezioni politiche anticipate di quindici mesi fa il Movimento 5 Stelle ottenne una percentuale di voti assai superiore a quella che i sondaggi gli accreditavano: o gli interpellati avevano mentito, oppure gli elettori avevano cambiato idea al momento del voto. Voto di protesta, comprese le schede bianche e alle astensioni. Nelle successive amministrative il M5S calò intorno al 12-15 per cento, avvicinandosi al suo livello fisiologico del 10 per cento, secondo i politologi. Adesso alla vigilia delle elezioni europee ha superato la percentuale delle politiche: anche questa volta i sondaggi sbagliano? ma in più o in meno?

Sia come sia i dati rivelano soltanto una cosa verità lapalissiana: il voto antipolitico non accenna a rientrare nei ranghi semplicemente perché partiti, tutti i partiti rappresentati nell’attuale Parlamento non hanno preso alcuna decisione che sia una per venire incontro alle esigenze degli elettori stufi e spuntare le unghie ai grillini. Nonostante le gaffe, i bluff, gli errori, la ignoranza, le cafonaggini, la mancanza di democrazia interna, i ridicoli referendum via internet e soprattutto le contraddizioni fra il loro dire e il loro fare a cominciare dal Gran capo, i seguaci del comico genovese sono sempre sulla cresta dell’onda. La gente a certe cose non ci fa caso incazzata com’è. Infatti, chi protesta ha sempre ragione di farlo dato che nessuno ha messo in pratica le semplici misure adatte a smorzare la tendenza antipolitica imperversante, gonfiata falla scoperta quotidiana della corruzione dilagante. Quindi chi è causa del suo mal pianga se stesso.

Sicuramente tra i votanti dei Cinquestelle c’è gente di destra e moderata (ne conosco molti) che si sono decisi a farlo soltanto per disperazione: votare l’esagitato Grillo è votare contro il Sistema, contro la Casta, contro il Palazzo che pensa solo a se stesso nonostante gli imbonimenti di Renzi. Serve a buttare giù tutto, fregandosene del dopo. Votare M5S o non votare: se ne è avuta una prova alle elezioni del sindaco di Roma, dove il clamoroso flop di Alemanno ha origine nel disgusto viscerale che l’elettore di destra ha provato per la sua amministrazione, restandosene a casa (l’ avrà capito il soccombente? Mah?).

Sembra incredibile che in vent’anni il centrodestra non sia riuscito a consolidare il suo elettorato. Morti dopo tangentopoli i grandi partiti di riferimento che fidelizzavano i loro elettori, il voto italiano è diventato fluido che più fluido non si può: gli sbagli e le delusioni si pagano subito e amaramente come si è visto nel succedersi delle elezioni politiche. Il centrodestra ha avuto il demerito e l’incoscienza di non pensare a creare un retroterra ideale e culturale per consolidare un voto che anche per lui era di protesta e di paura contro la Sinistra. Colpa del signor Fini e di chi lo ha avallato nel MSI-AN di aver demonizzato la sua cultura ideale di riferimento senza proporne un’altra, e colpa del Cav o ex Cav che a questa cultura non ha dato peso. Il risultato è stato quel ridicolo libro del prof. Turi, La cultura della destra, che ha immaginato una “egemonia berlusconiana” della cultura ritenendo che essa sia soltanto quella dell’intrattenimento televisivo (et pour cause non ha espressamente trattato quella della cosiddetta “destra radicale” che è vera cultura).

Ora il Cav o ex Cav se n’è reso conto ed ha promosso un Dipartimento Cultura di Forza Italia affidandolo a Edoardo Sylos Labini, giovane e coraggioso che ha citato come punti di riferimento Croce, D’Annunzio, Longanesi e Marinetti. Bene, direi, anche perché un signor Fini questo coraggio non l’ha mai avuto. Una cultura quindi “di destra” o “di centrodestra” e non solo “liberale” che riunisce in quei nomi varie anime non-di-sinistra che si spera Sylos Labini tenga presenti. Auguri dunque, ma non sarà troppo tardi? I buoi non saranno già fuggiti e lontani?

La Sinistra priva di idee e tenuta insieme strumentalmente soltanto dall’ antifascismo militante che incolla i il ferrarese ministro della Cultura, i centri sociali, l’Anpi e la Rete Antifascista di internet, è ormai solo un sistema di potere culturale che in venti anni non è stato intaccato e che ha in mano ancora tutto e le poche eccezioni confermano la regola. Come scalzarlo e riequilibrare la situazione? Una fatica da Sisifo per Sylos Labini, perché per farlo occorrono mezzi, mezzi e mezzi. Non per creare un’altra egemonia culturale, ma per ristabilire la democrazia culturale in un Paese che non la conosce da settant’anni ritenendo che quella non-di-sinistra, comunque la si voglia definire, non ha diritto di cittadinanza, la si deve boicottare o quantomeno ignorare come se non esistesse (quanti giornali hanno dato la notizia del Dipartimento Cultura di FI ?). Il che contraddice la definizione di democratici con cui si autodefiniscono. C’è così il rischio di scivolare nel clima degli anni Settanta quando lì’intellighenzia di allora bandì una violentissima crociata contro la Rusconi e la cultura di destra con i risultati che tutti si dovrebbero ricordare (e vergognare).

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Gianfranco de Turris

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