Il commento (di G. de Turris). Alcune tracce per la sfida culturale di Sylos Labini in Forza Italia

Forza Italia ha deciso di fornirsi di un Dipartimento Cultura affidato al regista e attore Edoardo Sylos Labini. Sono trascorsi vent’anni dalla sua nascita, ma meglio ora che mai. Il pericolo è che la decisione sia giunta troppo tardi e la situazione culturale italiana si sia ormai troppo deteriorata, come si è scritto varie volte su queste pagine. Come punti di riferimento per una “cultura liberale” Sylos Labini ha citato Benedetto Croce, Gabriele D’Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti e Leo Longanesi, ognuno per alcune sue caratteristiche. Però soltanto il filosofo è possibile definirlo “liberale”, gli altri decisamente no, e questo ci può indurre a ritenere l’aggettivo usato come un contenitore in cui si possano inserire altre Destre e non solo quella “liberale”, altrimenti si escluderebbero una o più culture autorevoli e che in Italia hanno molti esponenti capaci e battaglieri. Escluderli sarebbe un suicidio. Così come ritenere, almeno a mio parere, l’asse portante di questa cultura esclusivamente la “libertà (personale)” escludendo tutto il resto, come mi sembra intenda l’amico Vittorio Macioce nel suo commento su Il Giornale. Certo, l’Io e l’individualismo, ma non c’è soltanto questo: la Destra ha molte anime, molti riferimenti, monti “padri nobili”, e non si possono buttare al macero. Non esiste solo Ayn Rand, tanto per dire.

Sylos Labini ha fatto alcune proposte e riferimenti al modus agendi del Dipartimento che riguardano quasi esclusivamente il patrimonio artistico italiano, diciamo i “beni culturali” abbandonati a se stessi e lasciati in quasi completa decadenza. Valorizzarli e far sì che il nostro Paese emerga per queste sue caratteristiche. Si è poi riferito al cinema e al teatro. Benissimo. Ma non basta. E’ sufficiente guardarsi in giro per capire come in vent’anni,dal 1994, non si sia riusciti nemmeno a scalfire una cultura di sinistra, che come ha ben scritto Macioce, è ormai in crisi da decenni sul piano del pensiero e della elaborazione concettuale, rimanendo soltanto un sistema di potere che occupa praticamente ancora tutto: scuole, università, case editrici, premi letterari, manifestazioni e festival, giornali, , riviste,cinema, teatro, televisione. Ovviamente ci sono le eccezioni che però servono a confermare la regola. (Tra parentesi: fra i responsabili dei vari settori del Dipartimento non mi pare ce ne sia uno dedicato alla editorie e alla stampa.)

Occorre un riequilibrio che in vent’anni non si è riusciti a fare, non una nuova “egemonia” ma un riequilibrio, anche di mentalità, per far sì che tutte le componenti della cultura italiana, non solo quella de sinistra, possano esprimersi e nessuna sia rinchiusa in un ghetto o, come si diceva negli anni Settanta, ritorni nelle fogne.

Il che è difficilissimo e complicato perché occorre incidere su meccanismi burocratici e di potere, gangli in cui da oltre mezzo secolo si è incistata la cultura di sinistra con i suoi migliaia di esponenti in buona o mala fede. Anche se il PCI non esiste più è rimasto il suo modo di pensare e di considerare gli altri quelli-non-di- sinistra, l’atteggiamento di superiorità morale nei loro confronti, la tendenza a discriminarli Quanto avviene ogni giorno lo conferma. Basti pensare allo stop nei concorsi universitari ai candidati identificati come “di destra” esclusi per risibili motivi “scientifici” ma in realtà ideologici, di cui è occupato anche Il Giornale. Rappresentanti di culture liberali o di destra esistono, ma vengono bloccati. Qui all’università, ma anche nei quotidiani, nelle televisioni, nelle case editrici eccetera.

Nella conferenza stampa di cui sopra Silvio Berlusconi si è definito il maggior imprenditore culturale italiano. Ma in che senso? Pensa alla Mondadori? Ha però mai dato un’occhiata ai programmi delle “sue” televisioni e ai programmi “culturali” che offrono? Non si fa “cultura” solo con i telegiornali, i. talk-show o le trasmissione sugli animali…

Credo che Edoardo Sylos Labini avrà moltissimo lavoro da fare, con la speranza di essere ancora in tempo per farlo…

@barbadilloit

Gianfranco de Turris

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