Sylos Labini ha fatto alcune proposte e riferimenti al modus agendi del Dipartimento che riguardano quasi esclusivamente il patrimonio artistico italiano, diciamo i “beni culturali” abbandonati a se stessi e lasciati in quasi completa decadenza. Valorizzarli e far sì che il nostro Paese emerga per queste sue caratteristiche. Si è poi riferito al cinema e al teatro. Benissimo. Ma non basta. E’ sufficiente guardarsi in giro per capire come in vent’anni,dal 1994, non si sia riusciti nemmeno a scalfire una cultura di sinistra, che come ha ben scritto Macioce, è ormai in crisi da decenni sul piano del pensiero e della elaborazione concettuale, rimanendo soltanto un sistema di potere che occupa praticamente ancora tutto: scuole, università, case editrici, premi letterari, manifestazioni e festival, giornali, , riviste,cinema, teatro, televisione. Ovviamente ci sono le eccezioni che però servono a confermare la regola. (Tra parentesi: fra i responsabili dei vari settori del Dipartimento non mi pare ce ne sia uno dedicato alla editorie e alla stampa.)
Occorre un riequilibrio che in vent’anni non si è riusciti a fare, non una nuova “egemonia” ma un riequilibrio, anche di mentalità, per far sì che tutte le componenti della cultura italiana, non solo quella de sinistra, possano esprimersi e nessuna sia rinchiusa in un ghetto o, come si diceva negli anni Settanta, ritorni nelle fogne.
Il che è difficilissimo e complicato perché occorre incidere su meccanismi burocratici e di potere, gangli in cui da oltre mezzo secolo si è incistata la cultura di sinistra con i suoi migliaia di esponenti in buona o mala fede. Anche se il PCI non esiste più è rimasto il suo modo di pensare e di considerare gli altri quelli-non-di- sinistra, l’atteggiamento di superiorità morale nei loro confronti, la tendenza a discriminarli Quanto avviene ogni giorno lo conferma. Basti pensare allo stop nei concorsi universitari ai candidati identificati come “di destra” esclusi per risibili motivi “scientifici” ma in realtà ideologici, di cui è occupato anche Il Giornale. Rappresentanti di culture liberali o di destra esistono, ma vengono bloccati. Qui all’università, ma anche nei quotidiani, nelle televisioni, nelle case editrici eccetera.
Nella conferenza stampa di cui sopra Silvio Berlusconi si è definito il maggior imprenditore culturale italiano. Ma in che senso? Pensa alla Mondadori? Ha però mai dato un’occhiata ai programmi delle “sue” televisioni e ai programmi “culturali” che offrono? Non si fa “cultura” solo con i telegiornali, i. talk-show o le trasmissione sugli animali…
Credo che Edoardo Sylos Labini avrà moltissimo lavoro da fare, con la speranza di essere ancora in tempo per farlo…
@barbadilloit