Cultura. Giovanni Gentile: perché la memoria del filosofo non può ancora dividere

giovanni gentileIl 15 aprile di 70 anni fa moriva a Firenze, ucciso da partigiani, Giovanni Gentile. La ricorrenza assume particolare rilievo in Toscana perché il filosofo vi trascorse l’ultimo tempo della sua vita, perché fiorentina era la sua casa editrice, la Sansoni, perché era stato allievo e direttore della Normale di Pisa. Ma anche perché sul suo conto la memoria della Toscana resta divisa.

Se l’Italia conobbe una simbolica riconciliazione con Gentile nel 1994, quando lo beatificò laicamente dedicandogli un francobollo, Firenze ha intitolato un largo a colui che l’uccise. Di lui rimane la sobria lapide in un’ala appartata della basilica di Santa Croce, meta di studiosi di tutto il mondo, attratti dallo spessore del suo pensiero.

Perché è questo il grande paradosso di un anniversario: se mezzo secolo fa l’attualismo era una filosofia da presidi di liceo, mentre nelle università la sua influenza era sopravanzata dall’egemonia crociana e poi gramsciana, da tempo Gentile è riscoperto da autori come Severino e Cacciari. Croce, nonostante la prosa più rotonda e accattivante, ha retto meno all’usura del tempo.

Di Gentile e della sua morte è stato detto molto. Che pagò a caro prezzo il ruolo di filosofo del fascismo e l’adesione alla Rsi, dettata da un sentimento, molto siciliano, di fedeltà a Mussolini, ma anche dal desiderio di proteggere il figlio Federico, prigioniero dei tedeschi. Si è aggiunto che il fascismo oltranzista fiorentino non l’amava e nulla fece per difenderlo, anzi.

C’è del vero, ma solo in parte. Gentile non era uomo da subire ricatti e la sua dedizione a Mussolini fu soprattutto lealtà a se stesso e alla sua fede delusa nel fascismo come compimento del Risorgimento. Il filosofo aveva denunciato i metodi di Carità e della sua banda, ma nessuno gli negò una scorta per il semplice fatto che nella Rsi non esistevano scorte e lo stesso Pavolini si recò ai suoi funerali guidando di persona l’auto perché la sua guardia del corpo era impegnata altrove.

Il fatto è che Gentile, a 70 anni dalla morte, non può rimanere un bersaglio polemico per la sinistra né un martire per la destra, da scambiare contro altri come una sorta di figurina Panini del dolore. È l’uomo che diede alla scuola una riforma liberale, che accolse gli antifascisti epurati all’Enciclopedia italiana, che protesse gli studiosi ebrei profughi. È anche l’uomo dopo la cui uccisione la famiglia volle che non fossero effettuate rappresaglie, per evitare altre lacerazioni. Un motivo in più perché, 70 anni dopo, la sua memoria non sia più lacerata, neppure in Toscana. (dal Corriere della Toscana)

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Enrico Nistri

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