Certo, come ha spiegato Piero Ignazi su Repubblica, stavolta Berlusconi davanti a sé non ha “un comunista alla D’Alema” ma un giovane populista che assomiglia al profilo della prima stagione politica targata Forza Italia: avversario difficile Renzi dato che non incarna alcuno dei demoni così sensibili alla retorica berlusconiana contro la sinistra. E difficile sarà mobilitare le truppe tradizionali per Forza Italia alle Europee: troppo determinante il peso di Angela Merkel nel Ppe, troppo ingombranti le firme in calce ai trattati europei firmate dall’allora premier e dai suoi ministri e troppo rischioso intestarsi una battaglia eurocritica con le aziende di famiglia quotate in borsa.
Di contromosse, almeno per il momento, se ne vedono poche. Sì, ci sarà il suo “nome” – Berlusconi – sul simbolo alle Europee. Ma il fatto che restino solo lui e l’ex delfino Angelino Alfano ad utilizzare questo richiamo significa una cosa: sono uniti dalla (diversa) “debolezza” di dover comparire, di tirare il più possibile nel tentativo di “sostituirsi” ai nomi in lista che avranno poco richiamo il primo, a cercare di raggiungere il 4% con la massima esposizione mediatica il secondo.
Se Berlusconi non pensa ad altro che al 10 aprile, il partito è da tempo nel caos. L’effetto mediatico di Giovanni Toti – mal tollerato dalla vecchia guardia del partito – non c’è stato: si vedrà adesso il riscontro elettorale. Per il resto il Cavaliere si rifiuta di rinforzare le liste con i nomi pesanti: Scajola in primis. Solo Raffaele Fitto, il leader dei malpancisti, è stato accontentato ma al prezzo di una lacerazione che continua a infettare la ferita tra i due. Vorrebbe nomi nuovi, volti spendibili il Cavaliere: dai Club Forza Silvio, al di là dei numeri ventilati, e dall’Esercito di Silvio, di novità da contrapporre al nuovo corso di Renzi e di Beppe Grillo non ne sono arrivate.
Non resta che il capitolo successione. Marina? Piersilvio? O Barbara? Quest’ultima vorrebbe e potrebbe essere la carta dell’ultima mano; Piersilvio ha declinato mentre Marina – la figlia “pronta” – viene difesa dal cerchio magico di chi ha a cuore la sorte delle imprese del padre (Fedele Confalonieri su tutti).
L’estremo tentativo di Berlusconi è stato allora il colloquio con Giorgio Napolitano, dove – come era intuibile – ufficialmente non è filtrata alcuna buona notizia per lui. «Agibilità politica» ha richiesto sommessamente l’ex premier al capo dello Stato, ossia la possibilità – sotto pressione del Quirinale – di poter svolgere la campagna per le Europee: richiesta impossibile da accogliere per il Colle. Altra istanza è stata quella giocata sulla “responsabilità” di continuare nel percorso riformatore assieme a Renzi. Tasto sensibile per Napolitano, ma tra il dire e il fare ci stanno le Europee di mezzo: e un risultato negativo per Forza Italia senza Berlusconi potrebbe significare il liberi tutti nel partito. E anche la reazione di Berlusconi stesso: far saltare l’accordo con Renzi e puntare al voto. Con il Consultellum, proporzionale puro.
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