Politica. Storace in Forza Italia-Ppe e il rischio di smarrire l’identità de La Destra

“C’est lui pour moi, moi pour lui dans la vie
Il me l’a dit, l’a juré pour la vie” (da “La Vie en Rose”)

“Berlusconi ha grandi meriti. Ha cambiato l’Italia, dando la possibilità di credere a un’alternativa. Ma poi ci vogliono robuste iniezioni di pensiero, senza il quale la politica è solo azione, conquista del potere, e facilmente degenera in guerra tra bande. Dove il fine è uno solo: ‘levo te per mettermi io’. C’è una frase che ho letto su ‘Libero’ qualche tempo fa, di un sacerdote che non conosco, don Gino Pezzoli, e che mi piace da morire. Dice: ‘Quando l’uomo si misura in contanti, l’onestà rischia di essere strappata…’ Va a braccetto con una frase che pronuncio spesso nei comizi: ‘Con l’economia si campa, ma coi valori si vive’” – parole  (dal suo libro-intervista “Destra per sempre – Le ragioni di un ribelle”)  di un Francesco Storace d’annata, quello datato 2007, l’anno dello strappo da Alleanza Nazionale, accusata di derive centriste  e di tradimento verso la destra delle origini, pronta a svendersi per un posticino (nel salotto buono del PPE), piuttosto che rivendicare orgogliosamente la propria, fondante “concezione spirituale”.

Di fronte alle ultime dichiarazioni di Storace, che ora annuncia  l’abbraccio con il Cavaliere in vista di un inserimento, dato per certo, nelle liste di Forza Italia per le prossime elezioni europee,  abbiamo voluto partire da una dichiarazione fortemente identitaria perché riconosciamo al Segretario della Destra  di avere fatto, nel passato, scelte forti e spesso laceranti, mettendoci la faccia, impegnandosi in prima persona, andando veramente controcorrente. Credendoci insomma, senza misurare tutto “in contanti”, in ragione del tornaconto immediato. Ponendo paletti e discriminanti ideali e a ciò richiamando i suoi elettori.

Questo fino ieri, fino a quando, vuoi per un quorum elettorale troppo alto, vuoi soprattutto per le frustrazioni provocate dalla rinascita, a Fiuggi, di una sorta di A.N. 02, a guida Giorgia Meloni, Storace ha dovuto ripiegare le proprie insegne, inventarsi, alla maniera del vecchio Partito Radicale, il “doppio tesseramento” ed accettare di imbarcarsi sul vascello del Cavaliere, in compagnia della sua corte non proprio smagliante e divisa per bande, tra nostalgici della Thatcher, cagnolini abbandonati, pitonesse in cerca d’autore e tanta nostalgia, sulle languide note de “La Vie en Rose”: “C’est lui pour moi, moi pour lui dans la vie/ Il me l’a dit, l’a juré pour la vie” (“Se ora c’è lui per me, io ci sarò per lui nella vita. Me l’ha detto, l’ha giurato, per la vita”).

Che cosa ne ricaverà, Storace ? Di farsi eleggere al Parlamento Europeo ? Non è detto visto il peso elettorale  di Forza Italia in rapporto a quello della Destra. Quale  valore aggiunto, con il suo scarso 0,64% (elezioni Politiche 2013), porterà  alla “casa dei moderati” ? E soprattutto con quali  garanzie programmatiche ?  L’aborrito, un tempo,  PPE vedrà l’adesione di Storace ?

Parlando dell’accordo tra Forza Italia e la Destra c’è chi ha usato l’immagine  “usato sicuro”.

Con un rischio però fin troppo palese: che la “macchina” storaciana fonda il motore  strada facendo, perdendo pezzi e la sua stessa ragione d’essere, sotto il peso di un’operazione,  la quale appare di difficile comprensione da parte di  un elettorato che – parole di Storace – era stato mobilitato contro il “meticciato di culture” e la “confusione dei profitti” nel segno di un’autentica politica della solidarietà.

Il rischio, in definitiva, parafrasando   la frase, citata, in apertura, dallo Storace “d’annata”,  è che con i  piccoli accordi elettorali si può anche tirare a campare, ma di Politica si vive. E qui francamente di Politica se ne vede ben poca.

@barbadilloit

Mario Bozzi Sentieri

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