Esteri. Ucraina-Russia-Crimea: il torto e la ragione non si possono tagliare con il rasoio

crisi-ucraina-russia-crimea“Che male c’è se la Russia invade la Russia?” vien fatto di pensare leggendo i commenti scandalizzati per l’intervento di Putin in Georgia. Ma poi ci si ricorda che un’analoga espressione la usavano su “Je suis partout” Brasillach, Rebatet e gli altri ammiratori francesi del “fascismo immenso e rosso” all’epoca della crisi dei Sudeti. Formalmente avevano ragione, ma Hitler non si accontentò dei Sudeti e le cose andarono come andarono.

D’altra parte, fra le motivazioni dell’intervento russo in Georgia c’è l’accusa di fascismo o addirittura nazismo indirizzata ai ribelli ucraini. E anche in questo un po’ di vero c’è, perché l’Ucraina fornì all’epoca dell’Operazione Barbarossa molti collaborazionisti a Hitler, ma anche in questo caso qualche spiegazione c’era, visto il genocidio, se non altro sotto forma di carestia indotta, commesso dall’Urss a spese di quello che un tempo era considerato il granaio d’Europa.

Mai come in occasioni come queste, dunque, il torto e la ragione non si possono tagliare col rasoio né un fenomeno senza precedenti può essere archiviato sotto categorie ideologiche o polemiche datate, tipo “la destra ama i dittatori”.

Putin non è certo un santo, come dimostra la sua passata militanza nel Kgb, e c’è senza dubbio molto di strumentale nella sua difesa dei valori tradizionali contro il relativismo occidentale. Ma la Russia di Eltsin, in cui i pensionati erano costretti a grufolare nell’immondizia e le figlie degli ufficiali a prostituirsi, non era un paradiso e la lotta di Putin agli oligarchi (o almeno ad alcuni oligarchi) è stata sacrosanta. In una nazione in cui fino agli anni Novanta non esisteva la proprietà privata dei mezzi di produzione chi ha accumulato enormi ricchezze in pochi anni non l’ha certo fatto col sudore della fronte, ma appropriandosi spregiudicatamente di beni e risorse pubbliche. Se una persona il cui anticomunismo non può essere messo in discussione come Solgenitsin ha manifestato apprezzamento nei suoi confronti, qualche motivo deve pur esserci. Al tempo stesso, la preoccupazione di nazioni come la Polonia uscite da pochi decenni dal giogo sovietico per la pressione russa sull’Ucraina non può essere certo sottovalutata. E non si può rimproverare agli Ucraini di guardare con più simpatia all’Occidente che agli eredi dei loro affamatori di novant’anni fa.

In definitiva, ha sbagliato Putin ad annettere la Crimea invece di favorirne l’indipendenza dopo un referendum verificato dalla comunità internazionale (sarebbe stato ugualmente un plebiscito, anche se con percentuali meno “bulgare”); ma ha sbagliato ugualmente l’Occidente a provocare la Russia, umiliandola in Kosovo quindici anni, provocandola nel corso delle ultime olimpiadi invernali e ora destabilizzando quell’Ucraina che avrebbe potuto rappresentare un necessario Stato cuscinetto fra Est e Ovest. Per tacere delle opinabili sanzioni contro il Cremlino che, per una nazione come l’Italia debitrice del gas post-sovietico e dei rubli degli oligarchici, rischiano di trasformarsi in un rovinoso boomerang.

Enrico Nistri

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