Musica. Ritornano i Velvet: con “Storie” raccontano la loro vita differente

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(Foto tratta dal profilo facebook ufficiale)

Sono passati tredici anni dalla pubblicazione di Versomarte, l’esordio discografico dei Velvet prodotto dalla  EMI. La canzone Boyband, tormentone estivo di quell’estate, fu di quell’album il singolo che li rese famosi. Un accattivante ritornello, accompagnato da un ritmo quasi dance, e un divertente videoclip, dissacrante parodia del fenomeno delle band maschili tanto in voga in quel periodo, portarono la band romana ai primi posti delle nostre classifiche. Il successo fu tale da confondere pubblico e parte della stampa specializzata, che etichettarono, in maniera del tutto superficiale, i Velvet come una vera e propria boy band, nonostante le fonti di ispirazione della band fossero tutt’altre.

Il sound degli inizi è infatti fortemente influenzato dalla scena brit-pop inglese degli anni ’90, fenomeno anch’esso dilagante in quel periodo, Blur e Oasis in primis, nonché dai classici del rock degli anni ’60. I testi di Pierluigi Ferrantini, voce e leader del gruppo, sono pervasi da una vena di sano ottimismo e raccontano storie adolescenziali.  Il secondo disco, Cosecomuni (2002), vede la partecipazione di Edoardo Bennato nella rivisitazione del suo brano Una settimana, un giorno. Da questo album in poi la band romana avvia un personale percorso di sperimentazione sonoro volto in parte a scrollarsi l’etichetta di gruppo frivolo erroneamente assegnatale. Percorso coraggioso e controcorrente che li porta nel 2009 all’inevitabile rottura con le Major, grazie alla quale potranno realizzare in totale indipendenza i propri dischi.

Oggi i tempi delle boy band, cosi come quelli del brit-pop, sono un vano ricordo. Tuttavia i Velvet, ormai quarantenni,  rimangono una delle band nostrane più longeve e apprezzate, grazie a sei dischi da studio e centinaia di live all’attivo. Vantano nel curriculum anche due partecipazioni a Sanremo (2005 e 2007) e numerose collaborazioni anche con artisti internazionali. Lontani anni luce dai successi mainstream di singoli come Tokio eye o la stessa Boy band, sono stati capaci di rinnovarsi e mantenere un nutrito seguito, soprattutto nei live. Hanno preferito fare musica per se stessi, come afferma lo stesso Ferrantini, sentendosi in tal modo liberi di potere meglio sperimentare senza la necessità di sottostare ad alcuna logica commerciale.  L’ultimo disco Storie, pubblicato qualche giorno fa e presentato dal vivo l’8 marzo al Circolo degli artisti di Roma, rappresenta in tal senso un ulteriore esempio della coerenza della band, e li consacra come una delle migliori nel panorama indipendente italiano.

Le undici tracce del disco, interamente autoprodotto, racchiudono un perfetto equilibrio tra sonorità rock e campionamenti digitali, facendone un prodotto radiofonico di ampio respiro internazionale. Anche i testi, impreziositi dalla collaborazione del cantautore torinese Alberto Bianco, sono adesso più maturi, egualmente divisi tra introspezione e critica sociale. Una vita diversa, primo singolo dell’album, apre il disco: pezzo decisamente rock con le chitarre protagoniste, vede la partecipazione di Federico Dragogna, voce dei Ministri, anche nella stesura del pezzo. La ballad scrivimi quello che fai ricorda le atmosfere sognanti dei primi album, e gode di un altro intervento d’eccezione, quello del trombettista jazz Fabrizio Bosso.  Tra i pezzi con maggiore presenza di elettronica c’è La razionalità, già presente nell’omonimo EP pubblicato l’anno scorso, il cui videoclip si è aggiudicato il premio di miglior video al Mei 2013. Le lente Eravamo io e te, uno dei migliori pezzi, e Cento corpi, rievocano negli arrangiamenti i Radiohead di Ok Computer. La title track Storie è il pezzo più decisamente rock, con un ritmo incalzante e le chitarre distorte che la fanno ancora una volta da padrona. Assolutamente azzeccata la scelta di chiudere  l’album con una struggente versione piano e voce di Goldfinger degli irlandesi Ash, canzone manifesto del movimento pop-punk di metà anni ’90.

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Carmelo Marino

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