L’intervista. Andrea Purgatori: “Su Ustica la Cassazione inizia a demolire il muro di gomma”

“C’era la guerra quella notte del 27 giugno 1980: c’erano 69 adulti e 12 bambini che tornavano a casa, che andavano in vacanza, che leggevano il giornale, o giocavano con una bambola…”. Questo testo dettava Rocco, il protagonista de Il muro di gomma, al suo giornale: con tutta la rabbia figlia di una verità occultata. Oggi, a più di trent’anni da quel giorno, la Cassazione sulla strage di Ustica ha sancito un tassello determinante: la tesi del missile è motivata. Quel giornalista, in realtà, si chiama Andrea Purgatori. Lo abbiamo sentito.

Andrea, che cosa ha provato appena ha letto la notizia?

Grande soddisfazione. Anche se sono dovuti passare ben trentatré anni, mi pare che ci sia una sentenza che fa giustizia non solo della necessità di risarcire i familiari delle vittime, ma anche di quella di rileggere storicamente le carte che il giudice Priore aveva scritto nel 1999.

Cosa potrebbe comportare tutto questo?

Un fatto positivo: mettere la bandierina su quel maledetto missile.

Di che colore dovrebbe essere la bandierina?

Credo che debba avere i colori della Francia. Lo ha detto lo stesso Francesco Cossiga, presidente emerito della Repubblica nonché premier nei giorni della strage. Lo dicono le carte della Nato, nell’incrocio con quello che è rimasto delle tracce dei nostri radar.

E adesso una sentenza…

Ci invita a fare una cosa. Adesso è arrivato il momento di chiedere formalmente ai nostri cugini la verità. Tutti devono smettere di dire bugie. Lo chiedo al prossimo governo italiano prima di tutto.

In tutta onestà. Crede che il nostro Paese riuscirà a fare la voce grossa con i partner su un tema “dimenticato” dalla politica come la sovranità nazionale?

Questo lo devo sperare. Altrimenti dovrei pensare davvero che la nostra sovranità nazionale non esiste. E se gli altri non dovessero dare spiegazioni mi aspetto una reazione uguale e contraria. E poi, dopo tutti questi anni, scomparsi dai giochi quasi tutti i protagonisti politici dell’epoca, mi sembra davvero giunta l’ora per chiudere questa storia.

Nel film, dove viene racconta la sua inchiesta, sembra esserci tutta questa storia.

Vero. “Il muro di gomma” continua a mantenere un suo senso perché raccontava dopo dieci anni dalla strage quello che stiamo commentando oggi. Il che vuol dire che poteva essere chiuso tutto prima: se non lo si è fatto forse il motivo si nasconde in una presunta ragione di Stato.

Secondo lei?

Ci sono delle responsabilità dirette e indirette. Se è vero, come è stato dimostrato, che quella notte c’erano uno o più caccia libici che avevano invaso il nostro spazio aereo c’è anche la nostra responsabilità. E se è vero, come è stato dimostrato, che ai francesi e agli americani questa cosa non piaceva e che per questo i francesi attaccarono e nel mezzo c’era il Dc-9… Occorre chiarire, insomma, perché noi abbiamo consentito a degli aerei di Gheddafi di sorvolare il nostro Paese. E occorre chiarire a che titolo gli altri hanno agito sul nostro territorio.

Si abbatterà mai questo “muro”?

Ha resistito per molti decenni. Potrebbe non cedere mai. A meno che arrivi da noi un politico che riesca finalmente a prendere la situazione di petto.

Antonio Rapisarda

Antonio Rapisarda su Barbadillo.it

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