Il commento. Il nuovismo di Renzi? Sottosegretari da Prima Repubblica

renziquiriNon c’è dubbio: il burattino Matteo è davvero il nuovo che avanza. Così nuovo da scoprire, giusto ieri, che la disoccupazione in Italia è a livelli “terrificanti”. Tutti gli altri italiani se n’erano accorti da un pezzo ma lui, il burattino, aspettava che i dati glieli confermasse il burattinaio Serra.

Ora è ufficiale: i dati sono terrificanti anche per Matteo. Sono spariti quasi 500mila posti di lavoro, grazie anche alle demenziali riforme della Fornero. Sì, quella del governo tecnico guidato da un certo Mario Monti, di Scelta Civica adesso. Dunque che fa il nuovo che avanza? Per punire i responsabili del disastro li imbarca nel governo. Sono tecnici, non hanno capito nulla, dunque che continuino a governare ed a far danni. Tanto mica li pagano loro, i disastri. Ma il nuovo che avanza si vede soprattutto nei comportamenti personali, nella correttezza, nelle scelte oculate.

Si può scegliere come sottosegretario alle Infrastrutture un senatore accusato di aver bloccato l’uscita di un giornale che riferiva di un’inchiesta sul figlio del politico? Certo che no, lo avrebbero fatto solo i tristi protagonisti del teatrino della prima repubblica. Renzi, il nuovo che avanza, queste cose non le fa. O forse sì? Sì, le fa. Ma nel teatrino della prima repubblica avrebbero nominato come sottosegretario alla Cultura persino un’indagata per peculato. Una esclusa per questo dalle liste per le regionali in Sardegna, esclusa dalla giunta perché il neo presidente sardo – che è una persona per bene – non vuole indagati nella sua squadra.

Un tempo, nella prima repubblica, si sarebbe salvata l’indagata con qualche poltrona al governo. Tempi squallidi, per fortuna cancellati. O no? No, il nuovo che avanza ha deciso che l’europarlamentare sarda va recuperata. Cacciata dalla Sardegna – gente seria, i sardi – approda a Roma. Per la sua grande competenza, ovviamente. Beh, non proprio. Lei assicurava di essere competente in materia di sanità. Dunque Matteo, che premia le professionalità, l’ha destinata alla cultura. Che si siano aggiunte alcune lettere nella scelta? Lui aveva parlato di cura e i suoi scherani hanno aggiunto “ult”. Da cura a cultura. Non si spiegherebbe in altri modo questa scelta che contraddice tutte i buoni propositi del leale boy scout. Parola di scout, si diceva un tempo. Prima che nascesse #Enricostaisereno, probabilmente. Ora la parola di scout pare valga molto ma molto meno.

@barbadilloit

Augusto Grandi

Augusto Grandi su Barbadillo.it

Exit mobile version