L’intervista. Frusone (M5S): “Chiederemo che Bankitalia torni pubblica”

bankitaliaLa riforma di Bankitalia vista da Luca Frusone, classe 1985, deputato eletto nella circoscrizione XVI Lazio 2 per il MoVimento 5 Stelle, tra i protagonisti della protesta alla Camera contro il provvedimento del governo Letta: alcuni parlamentari grillini si sono sdraiati a terra mentre altri esibivano striscioni con scritto “Giù le mani dalla Banca degli Italiani!”.

Quale la posizione sostiene il M5S nei confronti della svendita di Bankitalia, con le norme sulla rivalutazione del capitale inserite nel decreto IMU?

Siamo contrari al modus operandi di questo governo: vengono accostate cose buone (abolizione dell’Imu) a cose pessime (riforma dell’assetto proprietario di Bankitalia). Noi chiediamo che Bankitalia sia pubblica: le sue quote devono essere riacquistate dallo Stato e dagli enti pubblici. A guadagnare dall’attività di Bankitalia, deve essere solo e soltanto lo Stato.

Il ministro Franceschini ha di fatto reso impossibile la discussione sul decreto chiedendo la fiducia, poi accordata con 335 sì. A votare contro M5S, Lega, FdI e FI. Ancora una volta l’asse Letta-Alfano si mostra unito e compatto, e con l’appoggio di Scelta Civica. Dove va il Paese con questo governo?

Il problema non sono i governi tecnici. Il Governo è un organo esecutivo ma da molti anni ormai fa le veci del Parlamento. Gli italiani hanno subìto con il tempo un lavaggio di cervello, e credono che il Governo sia l’organo reggente del potere politico in Italia, ma è il Parlamento che deve legiferare. Basti pensare alle elezioni: c’è chi è convinto che si elegga il presidente del Consiglio, ma è il Parlamento l’unico organo eletto direttamente dal Popolo. Restituiamo il suo ruolo al Parlamento e tutti i discorsi sulla governabilità e sui governi tecnici saranno un brutto ricordo.

C’è il rischio che Bankitalia finisca in mano agli stranieri? Affideremo all’Unione Europea altre fette di controllo dell’ economia nazionale?

Questo è un particolare preoccupante: nulla vieta infatti che un intermediario finanziario possegga il 3% fatidico della Banca d’Italia ed abbia sì sede legale in Italia, ma poi sia controllato da una società estera. Si veda il caso di BNL in mano francese. E se una cordata di banche estere comprasse molti pacchetti da 3% di quote? E se facessero patti di sindacato per orientare l’operatività di Bankitalia? Un altro problema, su cui tutti tacciono, è che le quote in eccesso al 3%, saranno ricomprate quasi certamente dalla stessa Bankitalia che quindi spenderà 4mld di euro per riacquistare una cosa sua!

In base alla legge 265 del 2005 Bankitalia doveva tornare pubblica già da 9 anni. Un tentativo di salvataggio?
Sì. Con adeguato regolamento si può tranquillamente prevedere l’indipendenza dalla politica. Ma la cosa assurda è che il ministro Saccomanni in audizione disse che quella legge è rimasta inapplicata perché era troppo difficile da attuare. Ci rendiamo conto?

M5S in Aula alla Camera ha protestato, tanto che Di Maio, in quanto figura istituzionale, ha dovuto interrompere la seduta allontanando alcuni di voi dall’Aula. Come si è svolta la protesta del M5S? Perché i parlamentari del M5S hanno deciso di protestare? Quali le vostre istanze?

Di fronte al silenzio assordante dei maggiori giornali di fronte a questo scempio possiamo attirare l’attenzione solamente con gesti eclatanti. Io ero uno di quelli seduti nell’emiciclo. Ero lì perché per l’ennesima volta il Governo ha posto la fiducia su un decreto omnibus, e quindi in contrasto con la Costituzione e i monti di Napolitano di dicembre. Con la fiducia ha di nuovo tranciato il processo democratico già svilito dall’uso assurdo della decretazione d’urgenza, che poi di urgenza non è. Già senza entrare nel merito del decreto, si possono notare notevoli questioni di incostituzionalità: le leggi le deve fare il parlamento e non il Governo. Se poi entriamo nel merito del decreto, ci accorgiamo che si tratta di un nuovo regalo alle banche, un furto sia economico sia di sovranità ai danni dei cittadini.

Quali le prossime mosse del M5S in merito a Bankitalia?

Siamo agli sgoccioli ed occorre che la gente si svegli e si renda conto che gli stanno svendendo il futuro. Noi continueremo ad urlarlo nelle piazze e lo urleremo forte durante la campagna per le europee.

Contro l’asse Letta-Alfano, e ancora prima contro Monti, la stampa nazionale si è quasi sempre mostrata critica, pronta a fare le pulci ad ogni mossa del governo. Eppure, la svendita di Bankitalia è passata nel (quasi) totale silenzio. Come mai?

In realtà i maggiori organi di stampa hanno taciuto molto anche sui precedenti governi. La stampa ha una responsabilità enorme se parliamo dell’attuale situazione, e il caso Bankitalia ne è la prova. Siamo settantesimi per libertà di stampa. Il M5S sta giocando un ruolo importantissimo nell’informazione attraverso i nuovi media, dove c’è ancora una pluralità di informazione. Stiamo utilizzando questi mezzi per dare il via ai primi processi di democrazia diretta. Bisognerebbe fare una seria campagna di vera informazione e ridare la possibilità di scelta ai cittadini per far tornare questo Paese ad un livello di normalità in tutti i suoi aspetti.

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Martina Bernardini

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