L’intervista. Arnaldo Caruso: “Il vaccino contro l’Hiv arriva alla fase due”

New State-Of-The Art Laboratory Gets To Work On AIDS VaccineArnaldo Caruso, direttore della sezione di Microbiologia dell’Università di Brescia, per fortuna non è un cervello in fuga. In Italia è a capo di uno gruppo di ricercatori che ha portato a termine la fase uno di sperimentazione di un vaccino terapeutico per l’hiv. Caruso sviluppa il suo programma scientifico in stretta collaborazione con Robert Gallo, scopritore negli anni Ottanta del famigerato virus che causa l’AIDS. Il suo vaccino terapeutico prende di mira un “pezzo” del virus, la proteina p17 con l’obiettivo si smontare l’intera “macchina da guerra” che l’HIV mobilita contro il sistema immunitario dell’uomo. Abbiamo incontrato il professor Caruso e gli abbiamo chiesto di spiegarci nei dettagli la sua ipotesi di lavoro.

Professore, che cosa è questa p17?

La p17 è una delle proteine che costituisce il virus e che a mio avviso è protagonista di una vasta azione di disturbo del sistema immunitario. Possiamo immaginare il sistema immunitario come una grande orchestra e la risposta immunitaria come una melodia: nel deficit immunitario avviene come se alcuni dei componenti dell’orchestra andassero all’impazzata, in maniera caotica, producendo note completamente dissonanti. Ed ecco che il disturbo di un’armonia fa sì che l’immunità non agisca più come un tutt’uno, ma in maniera disordinata e inefficace nei confronti degli agenti patogeni.

Fino a che punto si estende il sabotaggio portato avanti dalla p17?

Mediante la p17 il virus diffonde nell’organismo un veleno che accelera la manifestazione delle patologie che sono correlate all’HIV, come malattie del sistema cardiovascolare, malattie neurologiche e probabilmente anche alcuni tumori.

Lei collabora nelle sue ricerche con Robert Gallo, scopritore con Luc Montagnier del virus.

Certo, Gallo inizialmente era scettico riguardo al programma di ricerca sulla p17 poi ha voluto ripetere nei suoi laboratori i miei esperimenti e con notevole spirito di onestà scientifica si è ricreduto: ha scritto pagine molto interessanti in cui riconosce l’importanza determinante della p17. Ora agiamo in stretta collaborazione.

Ma allo stato dell’opera che cosa di preciso avete dimostrato?

Attraverso la fase I della sperimentazione del vaccino abbiamo constatato con grande soddisfazione che le persone sieropositive a cui è stato somministrato il vaccino acquisiscono la capacità di produrre anticorpi neutralizzanti la p17. In tal modo riteniamo di aver fornito ai sieropositivi un’arma in più e forse determinante per tenere sotto controllo il virus e soprattutto le terribili malattie ad esso correlate sulla lunga durata.

La sua scommessa è dunque dimostrare che questa proteina è l’aculeo dello scorpione, tolto il quale si può anche rendere innocuo il virus?

Lei ha centrato la questione, tenga però presente che l’attacco condotto dal virus contro il sistema immunitario è multifattoriale, per cui non si può troppo semplificare il discorso. Sta di fatto che neutralizzando la p17, l’hiv sarebbe come un nemico mutilato. Consideri anche che studi americani di alcuni anni fa avevano già messo in evidenza che chi ha in circolo tanti anticorpi rivolti contro la p17 ha un decorso della malattia molto più favorevole di coloro i quali non li hanno o li hanno persi nel tempo. In pratica, oggi alla luce delle nostre esperienze possiamo affermare che la presenza di anticorpi verso la zona funzionale della p17 (AT20) dovrebbe condurre i pazienti a quello stato di convivenza con il virus HIV che li fa definire “long term non progressor ”: pazienti che sopravvivono a lungo, anche in assenza di farmaci, con una quantità di virus nel sangue che non aumenta in maniera esponenziale. E forse la chiave è tutta qui…

Prossimi passi?

Siamo in contatto con diversi Stati africani, dove l’HIV è epidemico, per avviare la fase II/III coinvolgendo centinaia di volontari nella somministrazione del vaccino. Per la fine del 2015 contiamo, con un po’ di fortuna, di completare anche queste fasi.

@barbadilloit

Alfonso Piscitelli

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