Il Pd siciliano dice ancora “no” a Rosario Crocetta. Il nuovo picche arriva a ridosso della convocazione del vertice di maggioranza fissato per mercoledì pomeriggio. «Per noi non esiste più una maggioranza da mesi», taglia corto Giuseppe Lupo, segretario dei democrat isolani. «Se si tratta di un vertice di maggioranza – spiega – non ci saremo. Se, invece, si vuole un confronto su provvedimenti utili per la Sicilia, come l’abolizione delle province, le zone franche urbane e l’acqua pubblica, ci saremo. Ma noi non cambiamo parere ogni 24 ore. La direzione si è espressa mesi fa quando abbiamo detto che non siamo più in maggioranza».
Un alt che mette nuovamente in affanno il progetto di Rosario Crocetta di procedere all’azione di governo senza mettere in cantiere un rimpasto di giunta. A cui fa seguito la risposta piccata dello stesso governatore: «Lupo non fa più parte della maggioranza?Il Pd in questi mesi ha partecipato ai vertici. Che Dio assista Lupo». Intanto anche dall’Udc, partner principale, assieme ai democratici, della coalizione, arrivano segnali poco rassicuranti: «Non saremo noi – fa sapere Giovanni Pistorio, segretario regionale – a garantirgli la maggioranza. Crocetta è un uomo solo mentre a un presidente si chiede di essere il leader di una squadra».
Resta impermeabile ad ogni tipo di dialogo l’opposizione di centrodestra guidata da Nello Musumeci, esponente de La Destra. «Ognuno dovrebbe fare il suo mestiere. Ecco, Crocetta – riferendosi alla presenza del presidente di domenica scorsa a “L’Arena” di Massimo Gilletti – dovrebbe stare in vetrina: davanti alle televisioni. Il governo di una regione così difficile e complessa è altra cosa. E‘ un problema di inadeguatezza: non ci sembra affatto il governatore adatto a condurre la Sicilia fuori dal tunnel nel quale si trova».
Intanto il conto alla rovescia per il 15 febbraio, data oltre la quale, in assenza di un testo definitivo sui liberi consorzi tra comuni, si tornerà al voto nelle province, corre inesorabile. «Crocetta – sottolinea Musumeci – dice che vuole abolirle ma, di fatto, vuole cambiarne solo il nome. Noi diciamo che sono insostituibili e lo abbiamo dimostrato proprio a Catania dove siamo diventati la prima stazione appaltante del Sud Italia».