Politica. Sinistra sotto choc per il Renzusconi. Ma a difendere il patto ci pensa Travaglio

renzusconiL’accordo sulla legge elettorale tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi potrebbe risultare il primo vero atto politico della Terza repubblica. Stagione che – per lo meno dal punto di vista simbolico – non poteva non iniziare se non con il passaggio del testimone tra l’anziano imprenditore a cui si deve nel bene o nel male la Seconda e il giovane rottamatore a cui in tanti auspicano si debba assegnare l’arrivo della Terza. Un’iniezione di pragmatismo, sbloccare la tiritera che dura da anni sulla legge elettorale, è il risultato di questa staffetta tra il vecchio e il giovane che ha generato reazioni che svelano alcuni dei problemi di natura antropologica che affliggono la società politica italiana.

Quelli della “superiorità morale”. Di vero e proprio choc si può parlare per i settori conservatori e moralisti della sinistra. Gli esponenti dell’ex correntone sinistra Pd hanno reagito con il riflesso condizionato della superiorità morale ripescata dal cassetto dei ricordi: lo hanno fatto Gianni Cuperlo e Stefano Fassina denunciando il feeling tra il rottamatore e il Cavaliere e, più in generale, l’inopportunità di  ridare dignità politica a Berlusconi “il pregiudicato”. Critiche che, fuori dalla cornice emotiva, politicamente non reggono se la contropartita sarebbe dovuta essere lo stallo (o, peggio ancora, l’iporesi di poter ritornare al voto con un proporzionale puro stile Prima Repubblica). E non reggono neppure dal punto di vista della fatwa se è vero – come ha ricordato un politologo molto stimato a sinistra come Gianfranco Pasquino – «che già le larghe intese avevano dato un colpo formidabile a questo apartheid nei confronti del Cavaliere».

“Repubblica” sotto choc. Se c’è un quotidiano, poi, che è andato letteralmente in cortocircuito in queste ore è Repubblica. Silenzio (imbarazzato?) da parte del direttore Mauro che ha spostato la linea editoriale su Renzi e che non ha commentato ancora l’intesa tra il pupillo di Firenze e il Caimano. Direttore (e vice Giannini) a parte, il quotidiano di domenica è stato all’insegna dell’invettiva. Apocalittica la prosa di Curzio Maltese che, a proposito dell’arrivo di Berlusconi nel “sacrario” del Nazareno ossia la sede del Pd, parlava di «un esercito di carabinieri schierato a proteggere un pregiudicato da cittadini incensurati, invece del contrario». Ma il pezzo forte, ovviamente, non poteva che essere l’editoriale del fondatore Eugenio Scalfari che ha riallacciato addirittura un parallelo tra Berlusconi, il modello elettorale ispanico e l’ispanico protagonista de Il Gladiatore: «Berlusconi somiglia all’Ispanico del film sia come capo di legioni sia nella fase della schiavitù (condannato dalla Cassazione e deposto dal Senato) sia nel ritorno ai Campi Elisi. C’è tornato infatti ieri sera nell’incontro con Renzi nell’ufficio che era stato di Bersani, e ci resterà ormai per sempre, quali che siano i risultati dell’incontro». Il colpevole di questa ri-costruzione del Cavaliere, per Scalfari, è ovviamente Renzi.

Ma Travaglio bacchetta Grillo e Pd. Insomma, la sinistra politica e culturale italiana ha reagito non tanto sul merito – legge elettorale sì o no – ma sul metodo dimenticando come con Berlusconi il centrosinistra sia stato più di due anni al governo insieme e come l’estensore del “lodo” che avrebbe dovuto garantirgli la sospensione dai processi sia attualmente vicepremier. Eppure, tra i commenti, emergono anche posizioni diverse sull’incontro che ha fondato il “Renzusconi”. Di sicuro impatto il commento di Marco Travaglio – l’arcinemico del Cavaliere – che criticando la scelta aventiniana di Beppe Grillo (rifugiatosi sdegnosamente nella rete) si dissocia da chi critica l’invito di Renzi a Berlsconi: «L’incontro tra i due leader ha una sua logica. È giusto che l’iniziativa di proporre una o più leggi elettorali agli altri partiti spetti a quello che ha raccolto più voti (il Pd) e che i destinatari della proposta siano nell’ordine, le altre forze più votate 5Stelle, Forza Italia, Scelta Civica, Lega e Sel. Dialogare con B. è il colmo dell’immoralità. Ma purtroppo nessuno del Pd può credibilmente fare lo schizzinoso dinnanzi all’incontro Renzi-B». E anche Travaglio sposa la linea del pragmatismo: «La vera questione ora è che Renzi non si faccia fregare da Berlusconi. Ciò che conta è che se accordo ci sarà produca una buona legge elettorale».

Caldarola: Renzi ci sta provando. Anche Peppino Caldarola, ex direttore dell’Unità, si dissocia dalla letteratura bacchettona e sposta l’analisi su un piano squisitamente politico: «Come doveva procedere Renzi? Grillo sta sulla montagna, spero a ricordare le ragioni per cui non è eleggibile in parlamento. Berlusconi non è frequentabile. Alfano fa il capriccioso. In questo stallo il nuovo leader del Pd avrebbe dovuto gridare alla luna come gran parte dei suoi predecessori. Invece ha rischiato, anche la faccia, e finora gli sta andando bene.  Spero solo che si ricordi di costringere Berlusconi a firmare una carta scritta, un contratto per intenderci, visto che l’uomo fa così ed è fatto così. Se l’accordo funziona, l’iniezione di fiducia che penetrerà nel paese sarà enorme».

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Antonio Rapisarda

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