Esteri. L’indipendenza del Saharawi passa da nuove sponde diplomatiche in Europa

saharaoccidentaleDopo i rivolgimenti del nord Africa che hanno toccato principalmente Tunisia ed Egitto, anche in  Marocco il Re inizi a non dormire sonni tranquilli. La situazione politica debole sta permettendo di rialzare la testa alla popolazione del Sahara Occidentale, i Saharawi che, come riporta Limes in un lungo articolo, conducono ormai contatti diplomatici autonomi e stanno trovando in alcuni esponenti politici europei degli interlocutori credibili. Il parlamento svedese ha chiesto al governo di riconoscere il Rasd, la Repubblica Araba Saharawi Democratica, mentre il parlamento Europeo ha redatto dei rapporti, dimostrando attenzione alla causa.

Il problema dell’indipendenza Saharawi dura ormai da più di 40 anni ed è un caso di colonizzazione, non da parte di un paese europeo, ma da parte di uno del continente africano, per l’appunto il Marocco, che occupò il territorio nel 1975, dopo che gli spagnoli lasciarono il territorio su indicazione di alcune risoluzioni Onu risalenti agli anni ’60. Da quel momento, nonostante risoluzioni, trattati e tentativi di mediazione anche negli anni 2000, il Marocco ha sempre rivendicato il territorio e l’autorità sulle popolazioni che vi abitano. A nulla è servita la guerriglia fra esercito marocchino e Fronte Polisario, organizzazione politico-militare dei Saharawi, durata fino al 1991. La rivendicazione indipendentista prosegue fra difficoltà di ogni genere e violazioni dei diritti umani sin dal primo periodo di occupazione, in cui venne usato il napalm contro gli insediamenti per piegarne le resistenza.

A tutt’oggi trecentomila persone vivono in campi profughi allestiti in una porzione di deserto fra Marocco e Algeria, ma le uniche fonti di sostentamento sono gli aiuti internazionali. In Italia il problema è poco conosciuto, nonostante il Modavi periodicamente raccolga aiuti umanitari e abbia organizzato dei reportage assieme al giornalista Fausto Biloslavo.

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Francesco Filipazzi

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