Politica. Alfano presenta il suo NCD: “Non manifesteremo solidarietà sotto casa del Cav”

Si apre una settimana delicatissima per Silvio Berlusconi. Dopodomani, infatti, potrebbe essere il giorno più drammatico della carriera politica del Cavaliere dato che si voterà in Senato per la sua decadenza da senatore. Ed è il comportamento da tenere “dopo” la decisione (praticamente scontata) sull’estromissione del leader del centrodestra che risulta importante a questo punto più del voto in sé: lo dimostra la stessa scissione all’interno del Pdl capeggiata da Angelino Alfano, nata proprio in ragione di questo.

È stato un fine settimana denso di appuntamenti che hanno visto Berlusconi e Alfano duellare proprio sul “dopo”. Da una parte il fondatore di Forza Italia che alla convention dei giovani azzurri ha rilanciato i temi del suo ultimatum al governo e si prepara a diventare il capo dell’opposizione (la decadenza “è un golpe”). Dall’altra l’ex delfino che ha presentato il suo “Nuovo centrodestra” rivendicando di appoggiare Berlusconi ma di voler separare – fino alle estreme conseguenze – la sua avventura politica dalle sorti giudiziarie.

Un principio eretico per il capo di Forza Italia che a tal proposito, al Tg5 ha dichiarato: «Voglio guardare in faccia chi la voterà… Con un atto di forza, si è deciso che lo scrutinio sulla mia decadenza sia palese, e allora devo dire che avrei chiesto io che il voto fosse palese perché vorrò guardare in faccia tutti coloro che daranno un voto positivo alla mia decadenza perché credo che si dovranno vergognare fino a che campano di aver fatto questo atto assolutamente immondo».

Ragionamento, questo di Berlusconi, che non va letto però solo riguardo l’atteggiamento sul voto palese. Perché – è chiaro – quel “voglio guardare in faccia” sarà il trattamento destinato a essere riservato a chi non solidarizzerà con un’esclusione che viene vissuta dal Cavaliere come l’inizio di una persecuzione che dovrà affrontare stavolta senza la cotta dell’immunità parlamentare. Un assaggio di questo nuove fronte di scontro sono stati i botta e risposta registrati ieri dopo che Alfano ha escluso che lui e i suoi saranno alla manifestazione di solidarietà convocata mercoledì stessa sotto la residenza romana di Berlusconi.  Ci ha pensato, con perfida ironia, Renato Brunetta: «Forza amico Alfano, vieni mercoledì, ti coinvolgo come presidente dei deputati di Forza Italia. Il tuo affetto a Berlusconi al di là delle dichiarazioni senz’altro sincere ma retoriche diventerà atto politico partecipando alla manifestazione di solidarietà e di protesta contro la ferita alla democrazia e al diritto che si compirà con la decadenza».

A creare ulteriore polemica, poi, la nota del capo dello Stato Napolitano che – rispondendo a sua volta alle parole di Berlusconi che aveva spiegato come la grazia da parte del Quirinale dovrebbe essergli concessa – ha spiegato non solo il suo “no” all’eventualità della grazia («si sono ora manifestati giudizi e propositi di estrema gravità, privi di ogni misura nei contenuti e nei toni»), ma ha anche manifestato preoccupazione sul profilo legale della manifestazione convocata in difesa di Berlusconi. Un’uscita contestata duramente dai parlamentari di Forza Italia. Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, ha replicato così: «Cioè Napolitano ci avverte che non possiamo nemmeno esprimere pacificamente il nostro dissenso per l’aggressione a Berlusconi? In un’Italia in cui su altre vicende il Quirinale fa note di plauso per una tutela preventiva ad altre personalità dello Stato? Non partecipo ai cori anti Quirinale ma sono davvero sbigottito». Saranno 72 ore di alta tensione.

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