L’idea degli animatori del circolo è stata quella di ripescare un opuscolo, intitolato “Perché a destra”, pubblicato nel 1987, di ristamparlo tale e quale, invitando però i vecchi estensori e qualche giovane all’epoca non ancora nato a riprendere l’argomento, aggiornandolo alla luce degli accadimenti “epocali” intercorsi: dal crollo del comunismo al tramonto della Prima Repubblica, dalla fine delle ideologie all’emergere della globalizzazione. Al centro dei vari interventi c’è la consapevolezza di fondo che stare a destra, “essere di destra”, vuole dire, voleva dire soprattutto nel passato, compiere una scelta esistenziale, ancor prima che politica. E’infatti il riconoscersi in una “visione della vita e del mondo” ad informare l’agire, secondo l’indicazione poundiana delle idee che diventano azioni.
Tratti essenziali, rintracciabili in tutte le testimonianze, di ieri e di oggi, pubblicate dagli amici di “Idee in Movimento”: il rifiuto del materialismo, nel nome di valori eterni e sovrannaturali; l’individuazione nelle oligarchie finanziarie del nuovo “nemico principale”; il rifiuto di una destra patriottico-risorgimentale, “d’ordine” e conservatrice, a fronte di una un’autentica proposta alternativa; il richiamo ad una cultura radicata nella migliore tradizione europea, da cui partire per ipotizzare nuove sintesi ideali; l’appello ad una visione eroica, a fronte del dominio dell’economia, in tutte le sue varianti; la necessità di contrapporre all’atomismo liberale, all’individualismo, visioni organicistiche e spirito comunitario; un salutare senso di “estraneità” rispetto ad un mondo che non si condivide, ma nel quale jungerianamente si “deve” vivere; essere d’esempio, nella quotidiana guerra interiore contro le seduzioni del conformismo; il richiamo ad una nuova socialità, in grado di realizzare l’alternativa partecipativa alla deriva iperliberista; l’appello ai valori di Onore, Dovere, Sacrificio, imprescindibili per la rinascita dell’Italia e dell’Europa.
Già da questa rapida carrellata, appare la radicalità e la complessità di una scelta “a destra” che è pre politica, ma proprio per questo ben radicata, non soggetta ai facili cambiamenti di campo a cui il tramonto delle ideologie ci ha abituati quotidianamente. Da lì, anche da lì, bisogna partire – è l’invito degli estensori dell’ opuscolo “Perché a destra” – nell’opera di ricostruzione: avendo il coraggio di guardarsi allo specchio per ritrovare le ragioni di fondo di una scelta. Magari per riconfermarla, aggiornandola, a trent’anni di distanza. Libero ciascuno di “sentire” questa appartenenza con riferimenti e sensibilità diverse, ma con l’animo finalmente sgombro dal “disincanto”, portato dagli anni, e dalle ombre della cattiva politica, frutto della mera ambizione individuale, che tanti danni ha provocato, a destra e non solo.