Rottura sì ma non a livello personale. «Sento fortissimo il bisogno di ribadire che in questi 20 anni non abbiamo sbagliato speranze, ideali e persona. Siamo amici del presidente Berlusconi a cui ribadiamo amicizia e sostegno. Lo sosterremo all’interno del governo a iniziare da una giustizia più giusta e dall’abbassamento delle tasse». Nel frattempo Renato Schifani ha rassegnato le proprie dimissioni da capogruppo del Pdl al Senato.
Nessun commento ufficiale da parte di Berlusconi (è filtrato solo un rumor del Cavaliere che avrebbe lamentato a un parlamentare: «Adesso Angelino mi fa i diktat…»), mentre ha parlato il leader dei lealisti Raffaele Fitto: «Da Alfano è venuto un atto gravissimo contro la sua stessa storia e contro Silvio Berlusconi, i nostri programmi e i nostri elettori. Il vero popolo di centrodestra giudicherà». Notizia nella notizia, poi, è che domani non si terrà nessun ufficio di presidenza del Pdl e quindi nessuna modifica al documento approvato nella precedente riunione.
Dicevamo di una giornata drammatica. Ci aveva provato, oggi, il Cavaliere a mettere l’ultima parola con la lettera scritto di pugno per chiedere unità davanti agli elettori. È stato tutto vano, perché la richiesta dei governativi – ossia un nuovo Ufficio di presidenza prima del Consiglio – è stata prima accordata ma poi, per intervento dei falchi, annullata. Davanti a questo è stata convocata da Alfano la riunione con i suoi. E da qui l’annuncio di non presentarsi al Consiglio nazionale perché nessuno di loro aderirà a Forza Italia: è scissione. Il Pdl non c’è più. E Forza Italia, il giorno prima di rinascere, si ripresenta con un divorzio.