Il punto. Sempre più “divisi” Pdl e Forza Italia. E Fini incoraggia Alfano

finialfanoFine settimana decisamente movimentato per il centrodestra targato Pdl-Forza Italia. Se nei retroscena continua a emergere la “suggestione” Marina Berlusconi, come successore designato al posto di Alfano (ma la figlia del Cavaliere è tornata a smentire la sua discesa in campo), sui giornali e sulle agenzie di stampa è continuato anche il fuoco di sbarramento tra i due schieramenti che ormai si contendono pubblicamente la legittimità politica a suon di reciproche scomuniche: tanto che si parla quasi di due partiti, il Pdl “di governo” e Forza Italia “di lotta”. Dopo l’Ufficio di presidenza che ha visto i ministri, guidati da Angelino Alfano, assenti “giustificati” dal Cavaliere stesso, continua la polemica che li vede contrapposti  ai lealisti che aspettano il Consiglio nazionale del partito per la resa dei conti finale. Ma prima dell’8 dicembre, la data fissata per la votazione, nel cammino si innestano altri appuntamenti delicati, uno su tutti il probabile voto sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi: è qui che ci sarà più di un assaggio dei futuri assetti del centrodestra.

Su questo punto non si nasconde nel linguaggio politichese Gaetano Quagliariello, uno dei “ministeriali”: «Sul sostegno al governo credo che Berlusconi ancora non abbia preso una decisione. Il vero punto è questo, ed è un problema trasversale». Il ministro per le Riforme ha avvertito: «Se ci presentassimo ai nostri elettori avendo fatto cadere il governo e senza riforme, oltre a fare il male del nostro Paese avremmo posto le premesse per perdere». Quanto a ciò che sta succedendo nel partito: «Si è aperta la transizione dal Pdl a Forza Italia che approderà al consiglio nazionale dell’8 dicembre. Questo è l’aspetto burocratico. Ma questo spazio di tempo è una metafora che descrive una situazione di incertezza su cosa sarà e chi farà parte della nuova Forza Italia». Quagliariello, poi, ha risposto esplicitamente alla posizione espressa dallo stesso ex premier in caso di voto del Senato per la sua esclusione: «Berlusconi in questi vent’anni ha subito un’autentica persecuzione giudiziaria. Ma la sua difesa deve coniugarsi con l’interesse del Paese».

Parole, queste, che suonano come una vera e propria “sconfessione” del leader per il fronte guidato da Raffaele Fitto. Maurizio Gasparri, ad esempio, ha liquidato la possibilità stessa di una scissione («è impensabile ipotizzare Forza Italia e il Pdl assieme» ) ipotizzata come exit strategy dagli alfaniani. Più esplicito Renato Brunetta: “Un attimo dopo la decadenza di Berlusconi il governo chiude”. Daniela Santanchè poi, in versione quasi diplomatica osserva come «dividersi è sbagliato. Chi ha diviso il centrodestra italiano ha fatto perdere al centrodestra il governo. E mi riferisco a Casini, a Monti. Farei qualsiasi sforzo per stare tutti insieme in Forza Italia con il nostro leader». Un “avvertimento”, questo, ai potenziali scissionisti che guardano al Ppe italiano.

Proprio a questi, ed ad Angelino Alfano soprattutto, si è rivolto Gianfranco Fini che, in diretta a In mezz’ora da Lucia Annunziata, ha di fatto incoraggiato l’azione dei governisti. Lo ha fatto con un po’ di malizia riferendosi proprio ad Alfano: «È stato bravo a definirsi diversamente berlusconiano: ma fino a quando?». Secondo l’ex presidente della Camera – che da qualche tempo si dimostra molto attento all’azione del delfino di Berlusconi – «la verità è che o stai con lui (Berlusconi, ndr), o stai contro di lui. Sarebbe positivo che accadesse su un orizzonte come quello che si sta delineando», ossia la nascita di un movimento che si rifà al Ppe «ma questo può nascere a condizione che Berlusconi radicalizzi le sue posizioni e che ci sia un fronte che gli si oppone».

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