Di fatto siamo di fronte al sorgere di una divisione dovuta con tutta probabilità alle diverse provenienze dell’elettorato grillino. Da un lato gli elettori delusi dalla sinistra e dall’altro quelli delusi dalla destra. I primi quindi difficilmente accetteranno posizioni che non hanno mai votato neanche in precedenza, mentre i secondi, fra cui molti elettori di provenienza leghista, non accetteranno un Movimento 5 Stelle a trazione buonista. È notizia di questi giorni, ad esempio, che molti elettori di centrodestra starebbero tornando all’ovile e tra gli analisti c’è chi azzarda l’ipotesi che la mossa sul reato di clandestinità sia un tentativo di recuperarli.
Nel frattempo è risorto anche il dualismo fra Beppe Grillo e i gruppi parlamentari, uno dei leit motiv di questa legislatura. Il Senatore Cioffi, uno dei firmatari dell’emendamento, nell’articolo “Beppe non è il capo” comparso sull’Unità, ha dichiarato che nel Movimento 5 Stelle non ci sono capi, che non è una struttura piramidale e quindi lui si sente libero di esprimersi e che sulla questione del reato di clandestinità a questo punto è meglio che si esprima il popolo della rete. Una presa di posizione che potrebbe costargli sanzioni.
@cescofilip