Milei in Israele rinfocola le teorie dei complottisti

In Cile e Argentina ritorna il mito del Plan Andinia: «Gli ebrei vogliono occupare la Patagonia»

Il neo presidente Milei

Il primo viaggio all’estero del nuovo presidente argentino Javier Milei è stato in Israele, ma la visita al suo Paese prediletto non gli ha portato troppa fortuna. Mentre lui si trovava davanti al Muro del Pianto di Gerusalemme, il suo governo si è visto infatti costretto a ritirare la cosiddetta “Ley Omnibus”, il pacchetto di provvedimenti varato pochi giorni dopo il suo insediamento che avrebbe dovuto cambiare il volto dell’Argentina in materia economica, fiscale e di spesa pubblica. Dopo aver inutilmente cercato consenso in parlamento (dove Milei non ha la maggioranza) e fra i governatori provinciali, i ministri di La Libertad Avanza hanno dovuto innestare una clamorosa retromarcia.

In compenso il viaggio in Israele e l’appoggio incondizionato alla politica estera dello Stato ebraico saranno facile esca per rinfocolare le accuse di “sionismo” che già in passato sono piovute sul capo leonino di Milei (qui con Netanyahu) e alimenteranno le teorie complottiste che hanno ripreso a circolare nel Paese sudamericano. E non solo lì. Da tempo hanno ripreso vigore le voci sull’esistenza del cosiddetto “Plan Andinia”, una vecchia ipotesi cospirativa secondo la quale gli ebrei vorrebbero colonizzare l’Argentina, in particolare la Patagonia, area immensa e poco popolata oltreché ricca di materie prime.

Il pamphlet degli anni Settanta

Il mito delle mire espansionistiche ebraiche sull’Argentina risale alla fine dell’Ottocento, quando il movimento sionista di Theodor Herzl teorizzava la ricerca di nuove terre da colonizzare al di fuori dell’Europa per sfuggire alle ondate di antisemitismo. Oltre all’occupazione della Palestina, prima scelta nelle preferenze dei dirigenti sionisti, per creare lo Stato di Israele era stato ipotizzato anche il trasferimento degli ebrei in Uganda e in Argentina. Il movimento fondato da Herzl scartò poi le ultime due ipotesi, anche se nel 1891 la Jewish Colonization Association fondata dal banchiere tedesco Moritz von Hirsch riuscì a portare alcune centinaia di ebrei aschenaziti dalla Prussia e dalla Russia nelle colonie agricole acquisite nelle province di Entre Rios e Santa Fe. Ma l’esodo si fermò lì.

La teoria del Plan Andinia, cioè il presunto disegno ebraico per colonizzare la Patagonia, prende invece forma negli anni Sessanta negli ambienti militari e della destra nazionalista e si consolida nel 1971 con un pamphlet dall’omonimo titolo pubblicato da Walter Beveraggi Allende, un professore di economia dell’università di Buenos Aires. Il docente prende spunto dalle voci che circolano ormai da anni e dalle notizie dell’acquisto di vasti terreni nel sud del Paese da parte di società straniere, a suo avviso riconducibili a magnati di religione ebraica. Beveraggi Allende di certo conosceva i Protocolli dei Savi di Sion, il libello che secondo molti studiosi sarebbe stato creato a inizio secolo dalla polizia segreta zarista, e in Plan Andinia costruisce un’analoga teoria cospirativa. Secondo questo piano segreto, dopo aver acquisito la maggioranza dei territori patagonici e aver trasferito lì immigrati di religione ebraica, i “cospiratori” avrebbero dichiarato la secessione della regione per poi proclamare un nuovo Stato israeliano.

L’esistenza del Plan Andinia è stata presa sul serio in molti circoli della destra radicale argentina e cilena e in particolar modo negli ambienti militari. Ne dà conferma il giornalista argentino di religione ebraica Jacobo Timerman, che negli anni della giunta militare tra il 1976 e il 1983 venne arrestato, torturato e interrogato dai gruppi speciali della dittatura: una delle domande che gli venivano spesso rivolte era appunto se fosse a conoscenza del Plan Andinia. E secondo Timerman lo stesso quesito venne rivolto anche ad altri prigionieri ebrei. Ancora nel 2003, in piena democrazia ritrovata, alcune dichiarazioni del comandante dell’esercito Roberto Bendini provocarono un’ondata di proteste perché il generale aveva fatto cenno al piano di occupazione della Patagonia.

Cospirazione sul piccolo schermo


Due anni fa la presunta esistenza del Plan Andinia è diventata nota anche al grande pubblico grazie a una serie realizzata da Amazon Prime, che ha portato in televisione il libro Iosi, el espía arrepentido di Miriam Lewin e Horacio Lutzky. Nel volume i due autori ripercorrono le gesta di un agente della Policìa Federal che per quasi vent’anni, dalla fine del secolo scorso fino al 2014, sarebbe stato infiltrato nella comunità ebraica di Buenos Aires per spiare i loro movimenti e trovare prove sul progetto segreto di colonizzazione della Patagonia. Alla fine, tanto nel libro come nella serie tivù (nella foto), l’agente segreto finisce con l’identificarsi negli ebrei che deve spiare, si innamora di una di loro e decide di rivelare la propria infiltrazione alla magistratura. È una storia vera, assicurano gli autori del libro e i registi Daniel Burman e Sebastián Borensztein, tutti di origine ebraica.

La “fortuna” del mito cospirativo riassunto nel volume Plan Andinia di Beveraggi Allende, tuttavia, non riguarda solo l’Argentina. Anche in Cile esistono diversi gruppi politici che ne denunciano l’esistenza e lo mettono in relazione con l’enorme acquisto di terre nel sud del Paese da parte del multimiliardario americano Douglas Tompkins (il fondatore della North Face): il presunto impegno ecologista del magnate statunitense sarebbe in realtà un copertura per portare a termine parte del Plan Andinia in territorio cileno. Agevolato in questo da una “quinta colonna”, vale a dire l’ex candidato presidenziale Tomás Hirsch Goldschmith, presidente del Partito Umanista.


La televisione islamica

Ma non è tutto. Di recente il centro studi Simon Wiesenthal di Vienna ha denunciato l’eterno ritorno del mito del Plan Andinia anche in ambienti del fondamentalismo islamico. In particolare, il canale televisivo Islam Channel, con sede nel Regno Unito, trasmette da tempo documentari e programmi di approfondimento su questa teoria cospirativa, con chiare finalità antisemite. Per questo motivo Islam Channel ha ricevuto una multa di 40 mila sterline da parte dell’organismo pubblico che disciplina le telecomunicazioni in Gran Bretagna.

Il recente viaggio di Javier Milei in Israele, c’è da starne certi, non farà altro che alimentare una nuova ondata di teorie cospirative, anche perché lo stesso presidente – da sempre molto vicino agli ambienti ebraici – ha detto che intende convertirsi all’ebraismo e ha annunciato di voler spostare l’ambasciata argentina da Tel Aviv a Gerusalemme. Una decisione che ha mandato su tutte le furie non solo Hamas, ma anche gli altri movimenti politici palestinesi. Musica per le orecchie dei complottisti di tutto il mondo.

@barbadlloit

Giorgio Ballario

Giorgio Ballario su Barbadillo.it

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