Controinformazione. La storia (infame) della Skorpion che uccise due patrioti ad Acca Larentia

C'era una volta una pistola acquistata in un'armeria di Sanremo. Anno 1971. Un giocattolo infernale che può diventare una mitragliatrice grazie a una banale modifica. Ha la forma simile a quella di uno scorpione

La Skorpio assassina ad Acca Lrentia

Visto che le segretarie di partito e i media che contano si guardano bene dal farlo, proviamo noi a scrivere un romanzo dell’orrore. C’era una volta una pistola acquistata in un’armeria di Sanremo. Anno 1971. Un giocattolo infernale che può diventare una mitragliatrice grazie a una banale modifica. Ha la forma simile a quella di uno scorpione. A un certo punto lo stato si rende conto della sua pericolosità e blocca l’importazione dalla Cecoslovacchia. Resta solo il mercato dell’usato non garantito. Nel 1977 però lo scorpione sanremese sparisce nel nulla. Un noto cantante e un commissario di polizia se lo contendono al contrario. Uno accusa l’altro di averla. La pubblica autorità ne è al corrente ma nessuno dei due duellanti viene mandato a processo. Mica avevano fatto il saluto romano, in fondo! Ovviamente non viene fatta arrivare la notizia alla stampa.

L’arma però non se ne sta al calduccio di una collezione domestica. Nel 1978 viene usata nell’attentato terroristico di via Acca Larenzia in cui vengono assassinati due ragazzini. I periti distratti non si accorgono che nell’eccidio è stata utilizzata proprio un’arma simile. Ma nel 1985 la pistola-mitragliatrice ricompare. Viene usata per uccidere in modo vigliacco un economista di sinistra. Questa volta i consulenti sono più diligenti e si accorgono che in entrambe le azioni armate ha sparato uno scorpione. Quest’ultimo nel frattempo varca la soglia del raccordo anulare. L’anno successivo ricompare a Firenze. A lasciarci la pelle questa volta è l’ex sindaco repubblicano della città. Nel 1988 l’arma sbarca in Romagna. A farne le spese è un senatore democristiano. Poche settimane dopo lo scorpione finisce la sua corsa sanguinaria. Viene sequestrato a Milano in un covo di terroristi. I periti scoprono che si tratta proprio dell’arma acquistata a Sanremo nel 1971. Il noto cantante e il commissario di polizia continuano ad accusarsi a vicenda. Il primo confermando la versione dei fatti sostenuta sin dall’inizio. Il secondo ammettendo in parte circostanze negate in principio. Uno dei due necessariamente mente. E il bugiardo dovrebbe spiegare come è finita l’arma nelle mani degli assassini. La legge è uguale per tutti, ci ricordano i censori politici e mediatici di queste ore. Vero. Ma per troppi anni ha sofferto di amnesie. Ormai il tempo è scaduto.

Nel 1989 i reati relativi alla violazione della normativa sulla detenzione e la cessione delle armi sono prescritti. Fine della storia. Rimasta per decenni sepolta negli archivi di un tribunale. Una sconcezza tutta italiana che dovrebbe porre interrogativi seri. E che invece consente l’impunità a chi si sente al di sopra della legge. Cosa avrà fatto di male, in fondo? Mica è andato a una cerimonia a ricordare dei ragazzini assassinati! E che diamine! Va bene tutto, maestrine e maestrini di democrazia a intermittenza. Ma non vi sembra strano che a tirare fuori questa vergogna sia stato un povero fesso, rimasto a sorbirsi l’umidità per settimane negli archivi storici del tribunale di Roma, e non qualche brillante segretaria di partito? Non vi sembra strano che tutti i meravigliosi opinionisti che hanno ragliato in queste ore dai pulpiti che contano vi abbiano rigorosamente taciuto questa storia? Una storia che riguarda tutti, considerato che l’arma dai percorsi ballerini ha ucciso a destra e a sinistra. Sarebbe questo il senso della legalità invocato oggi dai forcaioli a corrente alternata? Sarebbe questa l’Italia che vi piace e che non deve essere vilipesa nelle commemorazioni? Accendete il cervello, a prescindere dalle vostre opinioni politiche.

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Valerio Cutonilli

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