Perché leggere “Il diario di Gaby”: l’epopea di Gabriella Angelini

Nel luglio 1931 Gaby conseguì il brevetto di pilota. Al suo gaudio non poté prendere parte quel Fausto Cecconi cui aveva confidato la sua passione per il volo. Il ventiseienne capitano pilota della Regia Aeronautica era morto il 19 marzo precedente nei pressi di Tirrenia causa l’esplosione in volo del S.64 Bis

Idrovolante Edizioni pubblica “Il diario di Gaby”, volume del 1933 che contiene i ricordi Gabriella Angelini, Gaby appunto, giovane ed intrepida aviatrice italiana. Nelle narrazioni contemporanee, quando si pensa alle donne in uniforme e, nel nostro caso, alle donne in Aeronautica Militare, il pensiero ricorre al lontano agosto del 2000 quando, per la prima volta, le donne fecero il loro ingresso nell’Arma Azzurra; una conquista rivoluzionaria…si disse all’epoca. Beh…mica tanto visto l’enorme ritardo con il quale venne raggiunto il detto traguardo.

Eppure ci sono state varie epoche, di gran lunga precedenti la su indicata, in cui la donna si è cimentata in vari campi compreso il più pesante dell’area. Pur non vestendo l’uniforme dell’Arma Azzurra, la donna fu talmente partecipe e testimone da fornire un notevole contributo alla Storia dell’Aviazione.

Pensiamo a Fiorenza De Bernardi, classe 1928 – figlia del famoso Asso dell’Aeronautica Militare Italiana, Mario De Bernardi – che, acquisito il brevetto di pilota nel 1951, nel 1967 divenne la prima donna italiana di linea, la quarta nel mondo.

Andando ancora più a ritroso le sorprese aumentano. Rosina Ferrari, milanese, classe 1888, fu la prima donna italiana ad ottenere nel 1913 il brevetto di pilota.

L’epoca fascista, periodo in cui si affermò e consolidò l’Aviazione, fu caratterizzata, come noto, dalla nascita nel marzo 1923 della Regia Aeronautica quale Arma autonoma.

Volendo motivare gli italiani, specie i più giovani, agli ideali azzurri, il Ministero dell’Aeronautica e la Reale Unione Nazionale Aeronautica (RUNA) incentivarono molteplici attività: dai voli di propaganda ai corsi di aeromodellismo fino alla Premilitare Aeronautica. Quest’ultima attività, coordinata dal Ministero dell’Aeronautica in accordo con il Comando Generale della Gioventù Italiana del Littorio (GIL) vedeva la partecipazione di migliaia di giovani studenti che, in base a particolari requisiti avrebbero potuto svolgere il servizio di leva nella Regia Aeronautica. Inoltre, le sedi della RUNA, oltre ad istruire quei giovani che, acquisito il brevetto di pilota, potevano accedere successivamente alle Scuole militari di pilotaggio della Regia Aeronautica per il conseguire il brevetto di pilota militare, provvedevano alla formazione delle donne appassionate al volo.

Carina Massone, classe 1911 da Bogliasco, conseguì nel 1933 il brevetto da pilota rilasciatole dalla RUNA. Nelda Bragadin, nata a Venezia nel 1919, frequentò la Scuola di Pilotaggio della RUNA veneziana conseguendo a soli 26 anni il brevetto da pilota.

Gabriella Angelini detta Gaby, nata nella piemontese Susa il 24 settembre 1911, ottenne il brevetto di pilota nel 1931 dal Reale Aero Club d’Italia – in seguito divenuto RUNA – di Milano. 

Che Gaby, italiana pregna di ideali e di passioni, fosse destinata ad osare l’inosabile lo si intuì da subito in quanto, già all’età di 8 anni, ebbe il coraggio di cavalcare un’asinella. Fu un crescendo di scoperte: dal tennis al canottaggio, dallo sci alle escursioni in alta montagna. La vista ravvicinata del cielo ammirato dalla montagna provocò nella giovanissima Gaby sensazioni, emozioni, meditazioni su come poter raggiungere la volta celeste. 

La bionda Gaby guidò l’automobile ed il motoscafo e, per un momento, spalleggiata da alcuni amici che ne apprezzavano le qualità, pensò di votarsi alla motonautica. Neanche la motonautica fece per lei. Incominciava invece ad ammirare i piloti della Giovine Ala Italiana che, con passione e coraggio, solcavano i cieli dell’universo. Non pensava di diventare aviatrice fin quando un giorno incontrò l’ingegnere pilota Geremia Meleri, non l’uomo della sua vita, ma l’uomo che avrebbe acceso in Gaby la passione della sua vita: il volo.

Accadde che la curiosona Gaby, varcando la soglia della Scuola di Pilotaggio Breda di Sesto San Giovanni, sottopose ad un fuoco di fila di quesiti il direttore dell’istituto. Il Meleri, intuito chi aveva di fronte, invitò nei giorni successivi la giovanissima a librarsi nel cielo con lui. Gaby accettò e, quando provò il più pesante dell’aria, fu amore a prima vista.

Poco dopo, in quel di Taliedo, Gaby, implorando l’Asso Mario De Bernardi provò il brivido del volo acrobatico riscuotendo i complimenti del celebre aviatore: “Brava, signorina, lei ha la stoffa dell’aviatrice”.

Divenuta amica di Fausto Cecconi, ufficiale pilota partecipante alla Crociera aerea transatlantica Italia-Brasile del 1930, Gaby manifestò il desiderio di diventare aviatrice. Sogno confidato anche al Meleri. I due la invogliarono ad essere perseverante nella realizzazione del suo sogno. Piegata la resistenza paterna, Gaby cominciò a frequentare il corso di pilotaggio presso la Scuola Breda.

In volo con il suo istruttore, Francesco Monti, fra impegno e mezze figuracce alternate a delle invocazioni alla Madonna di Loreto Patrona degli Aviatori, Gaby fece del suo meglio. Proprio Monti, improvvisamente, nel giugno 1931, le annunciò che avrebbe volato per la prima volta da sola.

Mentre si involava da sola verso l’azzurro cielo, istruttori, meccanici e maestranze tralasciando le rispettive attività, incantati seguirono il primo volo di Gaby, subissata di complimenti poco dopo l’atterraggio.

Nel luglio 1931 Gaby conseguì il brevetto di pilota. Al suo gaudio non poté prendere parte quel Fausto Cecconi cui aveva confidato la sua passione per il volo. Il ventiseienne capitano pilota della Regia Aeronautica era morto il 19 marzo precedente nei pressi di Tirrenia causa l’esplosione in volo del S.64 Bis.

Gaby intanto era attesa da macchine più complesse per cimentarsi in voli più complicati. 

Pilotò il Breda 15 a doppio comando, lo SVA, il Breda 9, il Breda 15 S; frequentò anche un corso di acrobazia aerea. I cieli della Lombardia venivano solcati dall’appassionata Gaby che cominciava a coltivare le sue azzurre ambizioni.

Decise di partecipare al Giro di Lombardia, competizione aperta a donne e uomini, classificandosi al settimo posto. Delusa dalla prestazione, andò con il morale sotto i tacchi. L’istruttore Francesco Monti le fece capire che anche dalle sconfitte si potevano costruire le vittorie, anche perché “gli aviatori non piangono mai quando sono vinti”.

Gaby mise a frutto i consigli del Monti e, nel contempo, essendo appunto un’aviatrice facente parte della grande famiglia Azzurra, fece sua la dura e ferrea disciplina che il Generale Italo Balbo pretendeva dai suoi sottoposti: regole rigide e severe reggono la vita dell’aviatore.

Giunse il nuovo anno ed un’altra tragica notizia raggiunse Gaby: la notte del 7 gennaio 1932, in Portogallo, precipitava un apparecchio pilotato dall’ingegner Geremia Meleri affiancato dal motorista Ferrari. Ferrari moriva sul colpo, il Meleri, cui veniva amputata una gamba, due giorni dopo.

Nell’estate del 1932 pilotando un Breda 15 denominato Italy, Gaby partecipò ad un raid europeo sorvolando Austria, Cecoslovacchia, Germania, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Regno Unito e Francia. Per quell’impresa divenne popolare a livello internazionale. Quando il 19 settembre, portando in volo sua madre nella fase di rientro in Italia, atterrò sul campo di Taliedo venne accolta trionfalmente.

Subissata di encomi ed elogi, attestati e riconoscimenti, la Regia Aeronautica, Ministro Balbo in testa, riconobbe il Valore della giovanissima Gaby.

Un mese dopo, in visita a Milano, il Duce volle incontrare la bionda Gaby per esternargli la sua personale ammirazione e conoscerne i programmi futuri.

Proprio al Capo del Governo italiano annunciò la prossima meta:

“In Oriente, Eccellenza”.

Sostenuta dal regime fascista e supportata dal Reale Aero Club di Milano, Gaby era pronta per raggiungere da Milano, la lontanissima Delhi, con un volo a tappe via Roma, Marsala, Tunisi, Tripoli, Bengasi, Tobruk, Il Cairo, Gerusalemme, Bagdad, Bassora, Karachi.

Poco prima della partenza Gaby fu ricevuta a Roma dal Ministro Balbo che le raccomandò di tenersi caro, per l’impresa, il fido apparecchio Italy. Infatti decollò a bordo di un ben rodato Italy e tutto filò liscio fino al 3 dicembre 1932 quando si alzò in volo per l’ultima volta da Bengasi direzione Tobruk. Causa una tempesta di nubi ed un’avaria al motore, Gaby tentò senza fortuna un atterraggio forzato. Il suo corpo, unitamente all’apparecchio distrutto, fu rinvenuto nella zona di Cirene.

Alquanto toccante fu l’epitaffio coniato per Gaby:

“Ora non batte più che l’ala del mio sogno”, lo stesso vergato sul monumento che i commilitoni elevarono nel 1931, nel cimitero di Bengasi, in memoria degli Aviatori caduti in Cirenaica.

Il 10 dicembre, prima di raggiungere l’Italia, Bengasi tributò un commosso saluto a Gaby.

Da Roma, il 14 dicembre, la salma avvolta da un grande Tricolore e contornata dalle corone del Capo del Governo, del Ministro Balbo, del Ministero dell’Aeronautica raggiunse in treno la stazione di Milano centrale. Circondata da una grande folla, la mamma affranta riabbracciò il corpo senza vita della sua Gaby.

Nel 1933, per le edizioni Arnoldo Mondadori, la mamma di Gabriella Angelini pubblico «Il diario di Gaby», oggi riproposto dalla Idrovolante Edizioni.

Michele Salomone

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