Si scrive “Napoleon” si legge Unione Europea

L'inglese d'America Ridley Scott racconta l'ascesa e il tramonto della Francia imperiale

Napoleon

Dopo Vaincre ou Mourir di Vincent Mottez e Paul Mignot (2023), a privare di ogni fascino la Rivoluzione francese è il film Napoleon di Ridley Scott, regista inglese divenuto famoso a Hollywood (Blade Runner, Alien, Il gladiatore). Indicativo che il titolo sia Napoleon, non Napoléon, come scrivono i francesi.

Prima scena: vituperata dalle donne parigine, che vorrebbero strapparla alla ghigliottina solo per linciarla, Maria Antonietta va al patibolo con dignità: è il 16 ottobre 1793. Robespierre ha poco da vivere, ma molto da uccidere.
Ultima scena: si tirano, letteralmente, le somme. I morti provocati dalle guerre del seguace di Robespierre, Napoleone, ammontano a circa 4 milioni (quando i Paesi coinvolti avevano, tutti insieme, 150 milioni di abitanti). Aperta la carriera con il film (anti)napoleonico I duellanti (Premio un Certain regard al Festival di Cannes 1977), Scott la chiude probabilmente – compirà 86 anni giovedì prossimo – conNapoleon, osservando che, se il potere uccide, il potere rivoluzionario stermina.
Constatare aggiustamenti della presunta realtà storica; discettare sull’infertilità di Napoleone o della prima moglie; tacere della seconda, Maria Luisa, che subentrò a Maria Antonietta come ostaggio della tregua tra Francia e Austria, è materia per accademici, non per cinematografari.
Interpretato da Joaquin Phoenix – già premio Oscar per The Joker, apologia di un criminale immaginario -, l’effimero conquistatore d’Europa è un camaleonte,  capace di imporsi agli eredi di Robespierre (la cui testa è intanto caduta nel cesto della Storia) e di scalare il potere a Parigi fino al colpo di Stato. La Francia della Rivoluzione trova in Napoleone un capo per i suoi eserciti a coscrizione obbligatoria, la cui scia di vittorie è sfrondata da Scott: Tolone, Austerlitz, Borodino, Waterloo.
In questa versione breve del film per le sale (quella con un’ora in più si vedrà solo su Apple Tv) non c’è  il ponte di Arcole, non c’è il trattato di Campoformio… L’Italia è ancora “espressione geografica”. Nella Certosa di Parma, Stendhal scrive diversamente, ma un romanziere – peggio: un nostalgico di Napoleone – non ha peso qui. Quali che siano le origini dei fondi (200 milioni di dollari, si dice) che, uniti ai risparmi di Scott, gli hanno permesso di girare il film, l’intento è ammonire l’UE, una Francia assurta a Framania, che il Regno Unito della Brexit può fare da solo. E – ma non da solo – sconfiggerla.
*Napoleon di Ridley Scott, con Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby, Tahar Rahim, 158′ 

Eric Cantona

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