La destra di Giorgia Meloni radiografata dalla rivista Trasgressioni di Marco Tarchi

Storia (fino al 2019), cultura politica e modello organizzativo di Fratelli d’Italia costituiscono l’oggetto di un approfondito studio condotto da Alice Santaniello

Le destre italiane

Giorgia Meloni

Storia, cultura politica e modello organizzativo di Fratelli d’Italia costituiscono l’oggetto di un approfondito studio condotto da Alice Santaniello (che si conclude subito dopo le elezioni europee del 2019), recentemente pubblicato dalla rivista Trasgressioni, diretta da Marco Tarchi.

E’ il politologo fiorentino a introdurre, sulla scorta dei criteri di avalutatività ripresi dall’insegnamento di Max Weber, le linee di sviluppo di un’analisi pionieristica delle vicende della destra – più precisamente delle destre, alludendo in chiave problematica alla genericità di un termine che non coincide con una precisa famiglia politica e alla complessità d’inquadramento di realtà plurali ed eterogenee – smarcandole dalle distorsioni e dalle semplificazioni dei pregiudizi ideologici.

A valle del superamento delle logiche di “ghettizzazione” riservate a un mondo a lungo identificato esclusivamente con il fascismo (dunque catalogato in automatico in senso negativo) e dell’utilizzo  di categorie – estrema destra, destra radicale – diffuse largamente nel gergo mediatico, in parte negli ambienti accademici ma di controversa applicabilità nel campo della scienza politica, emergono i tratti di un partito nazional-conservatore.

Il contesto tripolare

Il battesimo elettorale del 2013 avviene nel contesto della nuova configurazione tripolare del sistema partitico, a seguito della roboante affermazione del Movimento Cinque Stelle. La pesante emorragia di voti che certifica le difficoltà dei due poli colpisce in modo più accentuato e non casuale il centrodestra, che paga alcune contraddizioni incancrenitesi nel tempo: la “fusione a freddo” tra due modelli strutturalmente diversi (uno carismatico e l’altro di massa, rispettivamente Forza Italia e Alleanza Nazionale) e le conseguenti difficoltà di coordinamento territoriale; l’indisponibilità di Berlusconi a concepire l’ipotesi della propria successione; l’incertezza – correlata ai problemi giudiziari – sul suo destino politico e il rapido deterioramento dell’alleanza con Fini.

La scelta del Cavaliere di annunciare e poi disdire le primarie offre a Giorgia Meloni l’occasione di smarcarsi – e di differenziarsi – dalla coalizione, contestando le politiche economiche del governo tecnico di Mario Monti. Il fallimento dell’esperienza di Futuro e Libertà contribuisce a determinare uno scenario inedito: unico rappresentante parlamentare della “post-diaspora”, Fratelli d’Italia ambisce a dar voce a chi si sente escluso, puntando sulle capacità di attrazione della leadership, sulla coesione interna e sull’impronta genetica del patrimonio ideologico ereditato dal Movimento Sociale e da Alleanza Nazionale.

La propensione a dosare in maniera equilibrata tradizione e innovazione si manifesta da un lato con l’ottenimento dell’autorizzazione all’utilizzo del simbolo della Fiamma tricolore nel logo della nuova formazione, che suscita reazioni affettive risvegliando partecipazioni e militanze; dall’altro con la promozione di un laboratorio per una piattaforma culturale e programmatica (Officina per l’Italia) che mira all’aggregazione di anime – cattolica, identitaria, liberale, riformista – diverse. L’obiettivo principale del Congresso di Fiuggi, indetto per eleggere il Presidente Nazionale e le altre cariche interne con il metodo delle primarie, si concentra sulla rifondazione di una comunità politica e umana i cui valori si erano progressivamente dispersi dopo la nascita del Popolo delle Libertà.

Le cessioni di sovranità non ci appartengono: lo slogan del manifesto di Fdi

Nazione, sovranità, popolo

Il bagaglio ideologico di Fratelli d’Italia è in gran parte frutto di una combinazione di alcuni concetti-cardine. Quello di nazione viene declinato come senso di appartenenza – in cui gli elementi spirituale e comunitario, oltre a fungere da barriera contro l’individualismo, prevalgono su quello biologico – ed è strettamente correlato alla difesa di valori identitari e interessi diffusi (ordine, legalità, ma anche difesa delle piccole e medie imprese del “made in Italy”), oltre che ricondotto alla sedimentazione di usi, costumi, principi religiosi e civici che hanno permeato la storia vissuta attraverso i secoli e al Risorgimento come snodo decisivo dell’epoca pre-unitaria.

L’ampia digressione sulla sovra-esposizione nel dibattito pubblico italiano di un neologismo (il sovranismo inteso come categoria politica “pigliatutto”), arricchita dal riferimento a un rapporto del Censis del 2018 incentrato sugli aspetti psicologici di un sentimento dalle profonde radici socio-economiche che si manifesta nella generale insoddisfazione di chi percepisce condizioni di vita peggiori rispetto a quelle dei propri genitori e in modo più pronunciato rispetto ad altri paesi europei, introduce il focus sul concetto di sovranità, che comprende il rifiuto di un eccessivo trasferimento di poteri a entità sovranazionali e la salvaguardia delle prerogative del popolo.

Il secondo Congresso (che si svolge a Trieste nel 2017) coincide infatti con l’iniziativa del “Movimento dei patrioti”, rivolta a tutti gli italiani – a prescindere dalla loro storia e provenienza – intenzionati ad impegnarsi per la coesione sociale e generazionale della patria.

Fratelli d’Italia entra per la prima volta al Parlamento di Strasburgo nel 2019, alleandosi con i Conservatori e Riformisti Europei e propugnando una Confederazione di Stati nazionali (Europa della patria e dei popoli) capaci di cooperare su grandi temi: la polemica contro bersagli quali l’euro-burocrazia di Bruxelles e gli oppressivi controlli tecnocratico e finanziario si saldano con la ferma aspirazione al recupero del primato della politica.

 

Manifesto Fdi sull’immigrazione

Immigrazione e riformismo: le ragioni di un’ascesa

Da un puntuale esame di vari documenti programmatici emerge l’avversione al multiculturalismo, alla teoria gender, alla retorica dell’alterità e al pensiero unico; la conseguente affermazione del diritto alla differenza s’intreccia con la priorità di tematiche – come quelle demografica e della difesa della famiglia naturale – che introducono l’esplicita rivendicazione delle radici classiche e cristiane dell’Europa.

Di fronte alla cronica incapacità degli esecutivi di fronteggiare flussi migratori massicci e continui, la convinzione che l’attribuzione del diritto di cittadinanza non costituisca una questione etnica, ma sia il risultato di un percorso formativo e civico diretto dalle istituzioni scolastiche e dalla famiglia implica il sostegno alla teoria dello ius sanguinis e all’applicazione del criterio della preferenza nazionale: l’indisponibilità di risorse sufficienti a soddisfare un numero elevato di richieste rende percorribile l’accesso al lavoro, ai sussidi sociali, agli alloggi popolari e agli asili-nido in via residuale agli allogeni disposti ad omologarsi per cultura, religione e tradizioni ai modi e agli stili di vita dei nativi.

Sotto il profilo delle riforme istituzionali Fratelli d’Italia – schierata a favore del no al referendum del 2016 riguardante la modifica delle prerogative del Senato – persegue la battaglia per un progetto di revisione costituzionale basato sul presidenzialismo. La preferenza per una “democrazia decidente” e un esecutivo forte viene associata, tra l’altro, all’idea di un apparato statale leggero ed efficiente, orientato al principio di sussidiarietà e pronto a valorizzare le identità locali, le autonomie e i poteri dei sindaci.

Nell’epoca in cui la personalizzazione della politica e l’utilizzo spasmodico delle nuove tecnologie comunicative hanno ormai raggiunto l’apice, il grande spazio riservato alle consultazioni e all’analisi dei flussi elettorali – un po’ dispersivo, a modesto parere di chi scrive – restituisce osservazioni interessanti quando l’autrice si sofferma sui limiti del bipolarismo imperniato sull’asse destra/sinistra, sull’estrema mobilità del voto e sulla sempre più consolidata mutazione delle sue basi sociali (operai maggiormente orientati a destra, impiegati pubblici e pensionati a sinistra), sull’apocalisse del consenso moderato e di quello filo-europeo sancita dal voto del 2018, che ha peraltro fotografato il cambiamento dei rapporti di forza nella coalizione di centro-destra a vantaggio della Lega.

Le rilevanti trasformazioni politiche e socio-economiche, la crisi di legittimità dei sistemi democratici e della vecchia classe dirigente suggeriscono di ricercare le ragioni della crescita di Fratelli d’Italia nella capacità d’interpretare le domande di società contemporanee insicure e diversificate e di intercettare il consenso di ceti sociali negativamente colpiti dalla globalizzazione e sempre più ai margini dei meccanismi di assistenza e protezione.

La stessa visione dell’economia nazionale di mercato, espressione di un bilanciamento tra connotati protezionistici – basti pensare all’enfasi posta sul cosiddetto “sovranismo alimentare” – e tra forme di sostegno della libera concorrenza e della centralità delle imprese (in particolar modo di quelle medio-piccole a conduzione familiare o quasi) sembra confermare questa direzione, in una cornice all’interno della quale vengono esaltate le competenze e il merito.

Il modello organizzativo

Lo studio dell’organizzazione come punto di partenza per indagare le caratteristiche e i cambiamenti dei partiti soffermandosi sui loro fattori di continuità consente di affermare che Fratelli d’Italia si è sviluppato secondo le modalità della penetrazione territoriale, cioè in virtù del distacco dal Popolo delle Libertà di un gruppo dirigente centrale e coeso, che riconosce la propria risorsa principale nel Presidente Nazionale Giorgia Meloni.

Lo Statuto del 2018 rispecchia un forte grado d’istituzionalizzazione, una struttura centrale con un apparato burocratico dalle dimensioni ridotte – Santaniello accredita l’ipotesi che la scelta sia coerente con la volontà dei padri fondatori di dar vita a un movimento – e ramificata capillarmente sul territorio, oltre che supportata dalle attività di circoli (compresi quelli d’ambiente, aperti a specifici settori professionali o tematici), Fondazioni, associazioni e organizzazioni parallele. Pur non instaurando un legame ufficiale con il partito, queste ultime diffondono la sua voce in alcuni settori (sport, cultura, mondo sindacale) non facilmente accessibili per via diretta.

La ricerca e la conquista di consensi presso le associazioni di categoria – in particolare Confapi e Confartigianato – viene indicata come elemento di discontinuità rispetto alle prassi seguite nelle epoche precedenti dal MSI e da AN, al pari di procedure di reclutamento più aperte e fluide. La leadership persegue infatti l’allargamento della base degli iscritti, promuove le opportunità di coinvolgimento nella vita associativa (i cosiddetti incentivi collettivi), garantisce un livello di autonomia pressoché assoluto al movimento giovanile inserendo i suoi dirigenti locali e nazionali negli organi periferici e centrali, individua nella qualità della democrazia interna una risposta decisiva alla crisi generale dei partiti.

La prevalenza degli organi monocratici su quelli collegiali, del ruolo dei dirigenti interni su quello dei membri dei gruppi parlametari, nonché di percorsi di carriera di tipo convenzionale – vale a dire l’aderenza al modello “partitico di apparato” coniato da Angelo Panebianco – viene bilanciata dal riconoscimento dell’autonomia e del diritto degli eletti di partecipare alla definizione delle linee di indirizzo e di azione politica. In controtendenza rispetto al passato, la composizione parlamentare dopo le elezioni del 2018 si concentra nella fascia d’età compresa tra i quaranta e i cinquant’anni, cioè nella generazione – proveniente da Azione Giovani e Giovane Italia – che funge da “serbatoio” dell’attuale classe dirigente.

Anche alla luce degli avvenimenti e delle dinamiche successivi all’elaborazione di questo lavoro – e a maggior ragione dopo l’ulteriore rafforzamento e l’assunzione da parte di Fratelli d’Italia di responsabilità di governo – appare in conclusione condivisibile l’opinione dell’autrice che indica come, una volta dismessi strumenti di analisi ormai anacronistici, un approccio scevro da condizionamenti debba necessariamente partire dalla considerazione che quel partito ha acquisito caratteri spuri rispetto al modello originario, collocandosi ormai stabilmente tra i protagonisti indiscussi della competizione politica.

 

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Andrea Scarano

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