L’intervista. Osipov: “Italia-Russia: il forte dialogo tra turismo spiritualità e musica pop”

italia russiaOttocentomila turisti russi ogni anno visitano l’Italia. Cercano spiagge, città d’arte e le vetrine dello shopping. Molti di loro si sono innamorati ascoltando le canzoni di Celentano e Al Bano. Italia e Russia si scoprono irresistibilmente vicine ed attratte, ora che inizia l’anno dello scambio turistico tra le due nazioni. Ne parliamo col direttore del Centro Russo di Scienza e Cultura in Italia, Oleg Osipov.

Oleg Osipov, moscovita, è nato a Baghdad dove viveva allora sua padre, corrispondente della TASS.  Dopo aver studiato alla facoltà di giornalismo ha conosciuto vari paesi dell’Africa ed oggi è direttore del Centro Russo di Scienza e Cultura in Italia. Con lui abbiamo parlato di storia, religioni, cultura e di quel sottile filo rosso che lega l’Italia e la Russia passando attraverso il turismo e un insospettabile amore per le canzoni italiane…

Dottor Osipov, incomincia in questo mese l’anno dello scambio turistico tra Italia e Russia.

Sì, incomincia ora e si prolunga fino a settembre 2014. L’anno del turismo italo-russo è il degno proseguimento dell’anno dello scambio culturale che fu celebrato nel 2011.

Quante persone coinvolge il turismo culturale o ricreativo tra i nostri due paesi?

Secondo il ministero della cultura russo l’anno scorso 212 mila italiani hanno visitato la Russia. Allo stesso tempo il numero dei russi che si sono recati in Italia ha superato gli 800 mila.

Sono cifre imponenti….

Certamente. Noi russi, abbiamo superato i giapponesi come presenza turistica nella penisola e nelle isole italiane.

Cosa si può fare per incrementare questo interscambio?

Per attirare più turisti in Russia il nostro paese creerà 12 nuovi cluster turistici in diverse regioni. Poi vogliamo ridefinire la classificazione degli alberghi già esistenti e di quelli in costruzione per renderla omogenea alla classificazione degli alberghi italiani. Così se un turista italiano giunge nella città storica di Volokolamsk (120 km verso ovest di Mosca) e si ferma in un albergo a 4 stelle è sicuro di ricevere la stessa qualità dei servizi che troverà in un albergo a 4 stelle a 100 km da Roma.

Viceversa cosa può offrire di speciale l’Italia ai Russi?

Come mi ha detto il presidente di una grande rete turistica russa che opera in Italia, Francia, Ucraina e Kazakhstan, i Russi all’estero cercano sopra tutto tre cose: il mare con grandi spiagge di sabbia (e non di ciottoli!), lo shopping e la vicinanza con i grandi centri urbani. D’inverno la spiaggia cede il posto alle stazioni sciistiche. Pochi russi opterebbero invece per l’agriturismo all’estero, dal momento che la Russia offre di per sé grandi possibilità di praticare l’agriturismo. Soddisfatte queste tre esigenze si apre il capitolo del turismo culturale e nessun altro paese più dell’Italia può offrire tante ricchezze storiche, architettoniche, artistiche.

Si può pensare tra Italia e Russia a qualcosa di simile al “Progetto Erasmus” che fa circolare gli studenti all’interno dei paesi dell’Unione Europea?

Si dovrebbe arrivare a qualcosa di simile. Noi, come Centro Russo di Scienza e Cultura in Italia, cerchiamo di promuovere gli scambi tra le università russe ed italiane perché gli studenti possano conoscere ed apprezzare i nostri rispettivi paesi. Ogni anno offriamo borse di studio ai giovani in diverse università russe.

Proprio tra i giovani ultimamente ha riscosso grande successo il libro, “Educazione Siberiana”, da cui il noto regista Gabriele Salvatores ha tratto anche un film. Nello stesso tempo, ci sono scrittori italiani che stanno suscitando interesse in Russia?

In Russia sono molto letti, anche in lingua originale, autori recenti come Baricco, Tabucchi oppure “classici” come Curzio Malaparte, Mario Tobino.

Alcuni cantanti italiani “nazional-popolari” come Al Bano, Toto Cutugno, Pupo, Celentano ottengono grandi successi nelle loro tournee. Secondo Lei, quali sono i motivi del successo del “pop italiano” in Russia?

Il motivo è che le canzoni italiane hanno ritmo e melodia, vengono recepite facilmente dall’ orecchio russo e facilmente si memorizzano, inoltre esse si associano all’ Italia e sono un assaggio musicale della vostra vita. Se non ci fossero state le canzoni ed il Festival di San Remo io non le potrei dare questa intervista perché, personalmente, ho imparato l’italiano ascoltando “Ci sarà” e “Felicità” di Al Bano e Romina, “Mamma Maria” dei “Ricchi e Poveri” e leggendo le parole di quei brani scritte sul retro dell’album del disco di vinile. Quando avevo 18 anni sognavo di dire le mie parole d’amore ad una bella ragazza russa soltanto nella lingua dell’amore, cioè in italiano. E l’ho fatto! Adesso lei vive in Italia (non con me…).

Non immaginavo che le rime in “cuore-e-amore” della musica leggera italiana facessero tutto questo effetto oltre la rigida cortina di ferro…!

Ma in Unione Sovietica, negli anni ‘70 e ‘80, è cresciuta una intera generazione che oggi sa cantare a memoria in italiano “Ventiquattromila baci” di Celentano o “l’Italiano” di Cutugno. Al suo elenco dei cantanti famosi nel mio paese aggiungerei Gigliola Cinquetti, “I Pooh”, Riccardo Fogli, Gianni Morandi, Eros Ramazzotti. Purtroppo meno conosciuti in Russia sono Claudio Baglioni, Fabrizio De André, Edoardo De Crescenzo.

Cioè lei mi sta dicendo che i “terribili bolscevichi” descritti dalla propaganda atlantica si scioglievano al suono di “Felicità” e “L’Italiano”?  Ma allora la storia è da riscrivere …

Per noi, all’epoca, il festival di San Remo era una finestra sul mondo della musica contemporanea occidentale. Tra le varie manifestazioni di musica internazionale, la TV sovietica trasmetteva solo il festival di San Remo.  E San Remo per noi era un assaggio quasi proibito dell’Ovest. Oggi invece i giovani russi, nell’epoca della globalizzazione, non conoscono i grandi cantautori italiani moderni.

E questo è un peccato! Ma passiamo da San Remo a San Pietro… lei non ritiene che il modo di presentarsi di Papa Francesco come “il Vescovo di Roma che presiede nella carità tutte le chiese” definizione che possa essere accolta positivamente dalle guide spirituali della Chiesa Ortodossa Russa e possa favorire il dialogo tra i cristiani d’Oriente e d’Occidente?

La concezione del primato del Papa di Roma è un motivo tradizionale di dissenso da parte di molti patriarchi ortodossi, ma nello stesso tempo le chiese ortodosse e cattoliche sono per davvero “sorelle in Cristo”. Secondo me, ogni chiesa corrisponde allo spirito di un popolo e alla sua storia. L’ortodossia esprime bene l’anima del mondo slavo, dei romeni, dei greci, dei copti. Il cattolicesimo romano esprime l’anima dei popoli latini…

Ed infatti la linea di separazione storica tra cattolici e protestanti corrisponde al “Limes” dell’impero romano.

Sì, il protestantismo esprime gli orientamenti dei popoli germanici e anglosassoni. Su queste naturali tendenze storiche deve inserirsi, in maniera naturale, senza forzature, il pensiero teologico e il dialogo ecumenico.

Quale è oggi il ruolo della chiesa ortodossa nella vita pubblica russa?

È un argomento vasto, ma due sono i concetti da sottolineare: nella Russia di oggi da un lato Stato e Chiesa sono ufficialmente separati, dall’altro c’è la più assoluta libertà per tutte le religioni. Molti miei parenti vanno in chiesa e per i credenti la chiesa rimane un luogo di rifugio spirituale. Nello stesso tempo si costruiscono moschee e si diffondono il buddhismo e il cattolicesimo.

La Russia si propone dunque come luogo di incontro tra tradizioni spirituali diverse, punto intermedio tra Oriente e Occidente. Ma fino a qualche anno fa essa era dominata da una monolitica ideologia totalitaria: il marxismo. Che cosa è oggi per i Russi il comunismo e come giudicano il regime comunista durato settanta anni?

Per i quarantenni il ricordo del comunismo si mescola con il ricordo dell’infanzia e della giovinezza: essi avevano appena finito le scuole quando l’URSS cadde e incominciò uno dei periodi più turbolenti nella storia russa.  Quando i bambini nati negli anni 70 avevano raggiunto l’età più bella della vita –  i 20 anni – il loro paese cominciava a crollare lasciandoli senza guadagni, senza una possibilità decente di studio e un futuro sicuro.

Capisco che la caduta del regime significò l’avvento di un caos e di una incertezza economica che negli anni precedenti, nonostante tutto, erano sconosciuti.

Per le persone più anziane il regime comunista coincideva con la carenza dei beni materiali quotidiani, con l’assenza della libertà politica ed economica, con la necessità di lavorare duro e avere poco, con il divieto di criticare il potere. Ma poteva anche significare il sentimento di vivere in una vera superpotenza, che aveva vinto il nazismo, che garantiva la migliore educazione nel mondo, l’assistenza medica gratuita, la sicurezza pubblica, niente pornografia e droga.

Una storia con luci ed ombre.

Anche per i giovani di oggi, che si scambiamo opinioni in molti forum su internet dedicati all’epoca dell’URSS, il comunismo è alternativamente una “horror story” o una favola bella. Ci sono quelli che percepiscono il nostro passato recente come un periodo molto buio. Ci sono tanti che sognano di tornare indietro.

E quale è il parere del Direttore del Centro Russo di Scienza e Cultura in Italia…?

Secondo me, se l’URSS è crollata ciò vuol dire che la sua perpetuazione non era praticabile. E tuttavia insieme agli svantaggi possedeva anche cose buone che oggi sono state ingiustamente seppellite.

Indubbiamente settanta anni di storia di un grande popolo civile non possono essere messe tra parentesi come espressione di una specie di “male assoluto”. D’altra parte la Russia ha mille anni di storia. Ad un giovane italiano che volesse conoscere la grandezza culturale della Russia quale autore – tra i tanti – e quale libro lei consiglierebbe?

Io consiglierei: imparate il russo e leggete in originale Alexandr Puskin! Nessuna traduzione della sua poesia potrà trasmettere la cristallina purezza e lo splendore della nostra lingua. Cechov è insostituibile per capire i caratteri russi, Leo Tolstoj è troppo grande anche per la nostra coscienza, ma mostra la vocazione profonda dell’anima russa. Mikhail Bulgakov descrive la tragedia della settima parte del Globo dopo il crollo del Impero zarista.

@barbadilloit

Alfonso Piscitelli

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