Casa Vannacci. Il buon senso del generale (quello che veramente ha detto)

Il successo editoriale senza precedenti del libro “Il mondo al contrario” è dovuto alla stroncatura che ne ha fatto “Repubblica”, cui si sono accodati un sacco di critici

Il mondo al contrario, il libro del generale Vannacci

Scriviamo “Casa Vannacci” come categoria di articoli volutamente. Non c’è un errore. La querelle estiva ha qualcosa alla Sandra e Raimondo. E ne vogliamo continuare a scrivere anche in maniera scapigliata. Senza irregimentarci in tifoserie. (B.)


Nell’ipertrofica biblioteca di famiglia c’era una collana di libri, pubblicata dall’Astrolabio – Ubaldini, intitolata “Che cosa ha veramente detto” ed il titolo veniva completato dal nome di un filosofo. Ricordo che Marx era curato da Armando Plebe e fu pubblicato prima di un altro libretto dello stesso autore, edito da Rusconi, intitolato “Quel che non ha capito Carlo Marx”. In fondo questo era un modesto pamphlet il cui successo fu dovuto solo al felice titolo. Ecco, spesso un titolo indovinato riesce a dare successo alle vendite di un libro, indipendentemente dal suo effettivo valore. Il successo editoriale senza precedenti del libro del generale Roberto Vannacci, “Il mondo al contrario”, invece, è dovuto alla stroncatura che ne ha fatto il quotidiano “Repubblica”, cui si sono accodati un sacco di critici che, probabilmente senza averlo neppure letto (il coraggioso editore indipendente Vanni Scheiwiller affermava che in Italia tutti scrivono e nessuno legge…), lo hanno accusato di omofobia, razzismo, antisemitismo e che più ne ha, più ne metta… A tal proposito, annuncio che per la seconda metà del 2025 ho in programma di pubblicare un saggio di argomento dantesco cui ho iniziato a lavorare; la prima copia la invierò a quel quotidiano, sperando in una stroncatura che mi faccia eguagliare il successo di vendita del libro del generale Vannacci! Qualche suggerimento ad hoc lo fornisco subito io: Dante era islamofobo (Canto XXVIII dell’Inferno), antisemita (canto V del Paradiso), omofobo (Canto XV dell’Inferno), razzista, sovranista e nazionalista (i canti di Cacciaguida, XV e XVI del Paradiso…), altro che il generale Vannacci!

Scherzi a parte, io sono una delle decine di migliaia di persone che hanno acquistato il libro del generale (si trova solo su Internet, non ancora in libreria, pare che ci arriverà entro la fine del mese per la Casa editrice Il Cerchio) per la curiosità di leggerlo e, ora che l’ho letto, non ho trovato nulla, proprio nulla, in grado di giustificare gli attacchi, molti solo calunniosi, che ha ricevuto. Antonio Gramsci ha scritto che la verità è sempre rivoluzionaria, ora siamo caduti tanto in basso che è diventata rivoluzionaria addirittura l’ovvietà. Devo dire che moltissime delle idee espresse dal generale (non tutte), le condivido anch’io, come sono costretto a condividere le idee di chi afferma che l’acqua bagna, che il fuoco scotta e che se piove si esce con l’ombrello, anche se chi afferma questo dovesse essere un mio ferocissimo avversario politico.

Prima di tutto dobbiamo sgomberare il campo da un grosso equivoco: Roberto Vannacci non è l’ottuso furiere che non ha mai visto null’altro che il cortile della caserma: da bambino si è trasferito in Francia, lì ha frequentato le scuole sino alla maturità, parla numerose lingue, ha una moglie straniera e, in qualità di ufficiale dell’esercito, ha servito in mezzo mondo, assistendo a situazioni davvero critiche e assumendo incarichi delicati, uno degli ultimi quello di Addetto Militare a Mosca, da cui è stato rimosso perché considerato “persona non grata” dal Ministero degli Esteri russo (qualcheduno ha avuto il coraggio di affermare che il libro gli sarebbe stato scritto dai servizi segreti russi e lui lo avrebbe solamente firmato, ma mi faccia il piacere, come avrebbe detto il principe Antonio De Curtis, in arte Totò, insuperato maestro di vita e di pensiero…!).

Detto questo, sottolineo subito dove col libro del generale Vannacci non mi trovo assolutamente d’accordo (pochissime le critiche che ha ricevuto su questi temi, ulteriore segno che i cosiddetti critici il libro non l’hanno letto e, probabilmente, neppure sfogliato…): in due capitoli del libro attacca, ad alzo zero come se fosse un ufficiale d’artiglieria e non dei paracadutisti, ambientalismo ed animalismo. Ecco qui il generale va davvero fuori bersaglio, ha tutto il diritto di esprimere le proprie opinioni, ci mancherebbe, ma si capisce che la materia la mastica solo fino ad un certo punto. Sono il primo a prendere le distanze dagli eccessi e dai fanatismi gretin-gretiani o nazivegani, nondimeno il problema dell’inquinamento esiste, eccome. Non si può continuare a sporcare indiscriminatamente l’aria, l’acqua e la terra, quando saranno tutte rovinate cosa mangeremo? I soldi, ma forse per allora non esisteranno più neppure quelli e allora mangeremo carte di credito e sapremo, finalmente, che sapore hanno… Ai veleni ci si può adattare solo in parte (vedi Mitridate re del Ponto…), se l’ufficiale dei parà avesse chiesto informazioni al riguardo ad un suo collega medico o farmacista (il sottoscritto, per esempio, ma la mia carriera militare è terminata tanti anni fa col grado di maggiore e ora sono in congedo assoluto) avrebbe evitato di prendere qualche cantonata. Ambientalismo ed animalismo  nacquero, in tutta l’Europa dell’Ottocento, proprio in seno ai movimenti nazionalisti rivoluzionari, sostanzialmente quelli responsabili dei rispettivi Risorgimenti nazionali, ricorderò solo che l’Ente Nazionale Protezione Animali nacque per opera dell’ufficiale medico garibaldino Timoteo Riboli ed il primo presidente onorario fu proprio il Generale Garibaldi…

A parte queste considerazioni, dirò ora dove sono d’accordo col generale: no ad una società multiculturale: a me che un italiano abbia la faccia più scura della mia, poco interessa, a me interessa che si riconosca nei valori che hanno fatto grande l’Italia, che si senta italiano dentro. E non è razzismo dire che Paola Egonu (che io personalmente trovo una bella donna) non possa rappresentare la tipica bellezza italiana. E’ un fatto, non è razzismo: se penso alla tipica bellezza italiana, non posso pensare a Paola Egonu, ma penso alle tante bellezze ritratte da Raffaello, Leonardo, Tiziano, ecc. Di antisemitismo poi, non ho trovato neppure l’ombra, forse le frasi antisemite sono state scritte con l’inchiostro simpatico, vai a sapere…

E’ la società multiculturale che va combattuta, non si può tollerare che qualcuno sia indulgente con un extracomunitario violentatore perché nel suo paese non è un reato violentare e qui nessuno lo ha informato, non si può tollerare di togliere la carne di maiale dalle mense scolastiche per non offendere i bambini non cristiani, i crocifissi dai luoghi pubblici per lo stesso motivo, non ci si può più augurare buon Natale, ecc. Per quest’ultimo fatto ricordo un gustoso episodio accaduto nella provincia veneta profonda, dove una preside abolì le cerimonie natalizie. Si ebbe una reprimenda da parte del presidente della comunità islamica di quella cittadina, evidentemente molto più saggio di certi sedicenti “cristiani”, il quale disse che le canzoncine natalizie, esaltando le figure di Gesù (dai mussulmani considerato un profeta) e di Sua Madre (nel Glorioso Corano la figura della Madonna è molto venerata), al contrario di ciò che la preside poteva pensare, risultavano molto gradite a lui ed ai suoi correligionari.

Per quanto riguarda il capitolo dedicato alla cosiddetta comunità Lgbt+ (non so se nel frattempo si sono aggiunte altre lettere dell’alfabeto o qualche segno diacritico, forse non sono aggiornato), il generale condanna, senza mezzi termini, qualsiasi discriminazione od offesa nei confronti delle persone omosessuali. In sostanza, però, dice che una minoranza (egli afferma che sono il 2,5% della popolazione, quando ho studiato statistica medica io, mi hanno insegnato che erano tra il 4 ed il 5% della popolazione) non può offendere la maggioranza ed il buonsenso, anche con stupide o cervellotiche affermazioni tutte da provare e non devono sentirsi in torto quelle femmine cui piacciono solo i maschi e quei maschi cui piacciono solo le femmine. Tutto qui, non sono riuscito a vedere, nel libro del Vannacci, alcuna forma di omofobia che, lo dico chiaramente, non avrei condiviso e, anzi, avrei criticato.

Il libro del generale è come un termometro che indica la febbre, anche se elimini il termometro, la febbre rimane, va curata la malattia, non va spaccato il termometro, non serve a nulla. Forse è l’inizio della fine del politicamente corretto, questa odiosa forma moderna di ipocrisia, io almeno me lo auguro. E a far paura ai padroni del vapore “politicamente corretto” non è il generale, ma l’esercito di persone di buon senso che, nella sostanza, condividono ciò che lui ha scritto. E, parafrasando quel Vanni Scheiwiller prima citato, giungo ad affermare che se Tartufo tornasse al mondo sarebbe senz’altro contro il generale Vannacci. Et de hoc satis…

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Achille Ragazzoni

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