“Mi limitavo ad amare te”: orfani e guerra a Sarajevo vista dalla Postorino

La scrittrice narra le vicende di quattro bambini che da un orfanotrofio bosniaco raggiungono l’Italia privi dell'autorizzazione dei propri genitori. Nessuno di loro sa più dell’esistenza in terra dell’altro

Mi limitavo ad amare te di Rossella Postorino

Orfani da Sarajevo. Un laccio emostatico avvolge e riceve l’odore del sangue, nero, violaceo, denso come il dolore: è così che si materializza il racconto nelle pagine della Postorino. È storia dei nostri tempi. Nel 1992 seguivo i primi passi del conflitto, cominciavo a leggere e scrivere, inconscia del fatto che miei coetanei fuggivano e sperando di non essere travolti da una guerra. Questo libro evoca orfani, vittime inconsapevoli di una vita strappata alle radici, smembrata dal cielo sotto assedio.

Raccontare la guerra in Bosnia- Erzegovina appare consuetudine eppure nel mentre si travagliano pena e compassione i nostri occhi sussurrano fervida realtà. Partendo dall’avamposto di uno scenario più vasto, è un po’ quello che, oggi, sta accadendo in Ucraina.

Occorre precisare le origini che partono dalla crisi dell’Unione Sovietica del 1991, crolla il muro di Berlino nel novembre del 1989, crolla la federazione socialista jugoslava che si reggeva tanto su un sistema alternativo all’Occidente quanto sulla equidistanza dalla gran dama Russia. Esplodono tutte le differenze etniche che già preesistevano nei paesi della vecchia ex Jugoslavia. Notum factum come durante il conflitto mondiale, vi erano già comunità scese in campo alleate dei nazisti, la Serbia era occupata e i partigiani in opposizione e resistenza, il Kosovo dal 1941annesso al Regno d’Albania, a sua volta era aggregato, dal 1939, al Regno d’Italia. Una situazione interna già complessa e lacerante che riesplode quando l’Occidente inizia a spartirsi il cadavere della federazione slava socialista. Gli interessi non erano solo economici bensì militari, della Nato e da qui viene la similitudine con il conflitto nell’Est Europa. L’espansione politica è verso l’Est.

La guerra ha condotto un cruento impossessamento economico, commerciale e politico ai danni di quelle popolazioni, in un contesto di forzature storiche carenti di risposte da parte dell’Unione Europea e del Vaticano con la Croazia cattolica. Il perimetro è questo: la povertà, la disperazione, la violenza.

Rosella Postorino con questo romanzo, finalista al Premio Strega 2023, narra le vicende di quattro bambini che da un orfanotrofio bosniaco raggiungono l’Italia privi dell’autorizzazione dei propri genitori. Nessuno di loro sa più dell’esistenza in terra dell’altro. “Assistenza umanitaria” la chiamano, affidi prioritari, rinascita ma è davvero così? In quella situazione di emergenza, a tre mesi dall’inizio dell’assedio nel luglio 1992, si decise di mettere in salvo un gruppo di bambini trasferendoli in Italia con l’aiuto dell’Onu. La maggior parte di essi proveniva dall’orfanotrofio di Bjelave, non orfani ma in affido temporaneo per sfuggire al pericolo.

Tra le righe plana un senso di irrequietezza perpetua anche dopo anni, anche alla fine del racconto. Perché mai e come una così lacerante e profonda sofferenza dovrebbe sradicarsi? Come può l’uomo dimenticare il nido, il ventre dal quale è venuto al mondo seppur cosparso di mine? Soggiunge il tema della maternità e, ancora di più, dell’essere figli, sentirsi giusti al posto sbagliato, nel tempo infermo. O non sentirsi figli, né madri. Il corpo come proiettile di speranza e negazione. Quarantasei di quei bambini prelevati dall’orfanotrofio di Bjelave, non sono mai rientrati in Bosnia: sono stati dati in adozione, nonostante i genitori biologici in vita. La maggior parte di loro non li hanno più rivisti. Una tragica storia, riemersa nel buio dell’oblio. Mangiamo ‘il corpo di Cristo’ per ricordarci che dall’errore ci si può salvare e con l’errore pregare la redenzione. Ci sono uomini come quei bambini che per la fame, in una notte costellata da bombe e dinamite, divorano ostie e l’unica salvezza è stata loro il ricordo della sopravvivenza. Una sopravvivenza dedita alla dimenticanza.

*Mi limitavo ad amare te, di Rossella Postorino (Feltrinelli)

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Miriam Maggi

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