Elzeviro. I figli del ’68 dai fiori alla rivoluzione armata

La musica rock è il collante di questa popolazione giovanile in ebollizione.  Il mega concerto di Woodstock ne è la riprova

La foto simbolo degli anni di piombo

Ecco il favoloso ed anche famigerato ’68! C’è un’ampia pozza d’acqua limpida, i giovani si immergono. È un liquido magico perché ne escono tutti fratelli, scrigni d’amore, non sanno più cos’è l’odio. E, inghirlandati di fiori, rifiutano i maestri e ogni autorità. Liberi! Insomma, questo nei proclami delle fanzine, sui tazebao e nei propositi. Ah ci sono i soliti pessimisti che prevedono un’orda allo sbando. A causa della promiscuità l’acqua inevitabilmente diventerà melmosa. La libertà totale non è libertà, ammoniscono. Chissà! Un movimento quasi globale e i più motivati e giustificati sono gli studenti della Berkeley rincorsi dalle draft cards per il Vietnam.

La musica rock è il collante di questa popolazione in ebollizione.  Il mega concerto di Woodstock ne è la riprova. Si esibisce il Living theatre di Judith Malina che attira i guardoni per le nudità degli attori. Gli Inti Illimani imperversano con i loro pifferi, con la scusa di essere perseguitati mietono ingaggi. La Pivano intervista i beat dell’alternativa: Ginsberg, Ferlinghetti, Kerouac. Il reading in via Salaria per il Disarmo Nucleare. I porci volano, hanno le ali. Chi sono i sessantottini? Secondo Enzensberger gli assassini del padre hegeliano-contadino che portavano in sé, per Guiducci i bambini-lupo afasici, ma anche gli sfaticati capelloni. I capelloni di Nuova Barbonia, la tendopoli sorta sulle rive del Naviglio. Ma presto o tardi le illusioni del ’68 svaniscono, il cielo si oscura.

Forse il suo seme è nella battaglia di Valle Giulia per sgomberare Architettura. Qui la famosa presa di posizione di Pasolini a favore dei poliziotti mentre Pietrangeli incide: “Mio caro padrone domani ti sparo.” Sui giornaletti le istruzioni su come fare le molotov sostituiscono i messaggi d’amore. Invece delle poesie la sottoscrizione per l’atto di accusa contro il commissario Calabresi. La firmano 767 esponenti della cultura e due proiettili assassini di una Smith & Wesson, in testa e al torace del funzionario.  Le nuove letture: Il diritto all’odio, mai più senza un fucile. Ed ecco i terroristi, i gregari di quei parolai coglioni che seminano fottuti eroi. Giovani pervasi da ubriacature ideologiche e dall’ansia di concludere. Con l’urgenza maniacale del fare. La rivoluzione russa, Lenin e Mao, il Che Guevara… un miscuglio dannoso. Uno di loro crede di emulare le gesta del nonno partigiano in una rivoluzione impossibile.  Leggi di un altro che andava al canile a salvare i cani dalla vivisezione ed è lo stesso che ha ucciso dei carabinieri, magari al bar. A questo punto rinuncio a capire. Sublimavano un proletariato mitizzato che non esisteva, che non è con loro.  Che mugugna ma è contento dei consumi, gli sta bene così. Distratto dal calcio, da Mike Buongiorno in tv. Nel maggio 1970 si è stipulato lo Statuto dei lavoratori. I sindacati curano il gregge e stanno alla cassa. Va beh l’autunno è un po’ caldo, fa parte del gioco delle parti. La classe operaia non si è neppure collegata con il movimento ‘68 come Chomsky giustamente lamenta.  Il partito comunista ha avuto degli ammiccamenti poi alle uccisioni ha negato la parentela dimenticando evidentemente la Volante Rossa. Li definiscono: i compagni che hanno sbagliato.

Avviene il golpe dei colonnelli in Grecia ed è subito strumentalizzato. Si farnetica che avverrà anche da noi e ci sono quelli che fingono di crederci per un tornaconto.  La D.C. per incensarsi come alfiere della democrazia. e il P.C.I. per tenere sulla corda i suoi: andate a dormire fuori casa. Il Principe Nero lo spauracchio. Il pericolo paventato diventa il paravento di tutti i business, le ruberie, che si fanno. Una doccia di dollari dalla Cia e di rubli dall’Urss. Il Presidente: “Mi è insopportabile morire sacrificato non alla mia causa ma a quella di tutti coloro che mi hanno condannato.” L’agnello banchettato da tanti, da troppi! 

Per l’appunto sarebbero gli aspetti grotteschi di una farsa se non fosse costellata da tragici ammazzamenti e ferimenti.  Morti inutili, senza peso storico ideologico. Insensate. Solo lo strazio della morte e basta. Uno sfregio alla loro vita, ai loro affetti. I terroristi sono spietati, eseguono anche omicidi traversali. Patrizio Peci ha fatto lo spione, l’infame? Gli uccidono il fratello: Roberto, un operaio venticinquenne.

L’alibi, la spiegazione alla lotta armata? I soloni cianciano di emarginazione giovanile. Ma il nostro Paese è sempre stato in mano ai vecchi. Questo perché gli uni non vogliono mollare il potere e agli altri non interessa, vivono le loro fantasie. L’unica volta che i giovani hanno partecipato è stato nelle guerre, specialmente i ragazzi del ’99 in quella del 15/18.

Giorni convulsi. L’amico prof: “Non telefonarmi, ti schedano.” Sulla scena appaiono strani personaggi: uno sconosciuto Frate mitra con estrema facilità fa arrestare i capi e fondatori bierre Curcio e Franceschini. Boh. La partecipazione involontaria all’eversione dilaga.  Un amico ti chiede di dire che ha dormito da te, è uno studente come te, come negare il favore? E sei coinvolto, finisci nella ragnatela. Il sospetto imputridisce i rapporti, assume le dimensioni di una galassia, per amicizia. A Lettere, fucina di prossimi brigatisti, c’è la celebrazione dell’operaio scrittore. Ma presto il dibattito si tramuta in rissa. “La pubblicazione, il viaggio premio… Tu da operaio vuoi diventare un borghese.” Di rimando: “Parlate di lavoro e non avete fatto un giorno di fabbrica. Non conoscete la fatica dei turni in acciaieria.” Irrompe nell’aula uno: “C’è Plebe per una conferenza!” Si precipitano tutti fuori a manifestare urlando: “Plebe fascista sei il primo della lista!” L’operaio calabrese scribacchino è mogio, ha gli occhi da cane bastonato. Restiamo io lui e i pasticcini, il vermouth che ha portato per festeggiare. Il subbuglio per la scomparsa di un ciclostile dall’ateneo dopo un: “Se serve prendiamolo.”

Nella vicina  libreria i poliziotti si infilano in un cunicolo a cercare una borsa sospetta. Ne escono a mani vuote sporchi di calce. La soffiata forse una burla. Il gerente ha le basette bionde, un atteggiamento aristocratico, sembra un milord inglese. Eppure acciuffa uno reso pettoruto dai libri rubati.  La regola del padrone, l’editore guerrigliero, espropri proletari sì, ma non nelle sue librerie. Era un cliente pericoloso, finirà in carcere per l’uccisione di un magistrato.

 Anche se crea imbarazzo non si può tacere la componente religiosa, il seme religioso della rivolta.  

Il nucleo iniziale delle bierre proviene dalla facoltà di sociologia di Trento.  Alle loro spalle le tradizioni cattoliche con il sindacalismo bianco, i terroristi storici sono cattolici praticanti. Alcuni giungono dall’Azione Cattolica e c’è chi, blasfemo, arriverà a chiosarli angeli armati. Curcio e la Cagol si sposano in chiesa!

Bocca al riguardo è esplicito, scriverà di cattocomunismo.  In quei giovani c’è il rifiuto del dubbio, la sostituzione del dovere con la fede, il bisogno di dogma. Nella clandestinità c’è dell’ascetismo. E l’attesa dell’immancabile paradiso, in cielo o in terra. Tutto questo è cattolico e comunista. Vogliono la scalata al cielo, i cattolici trentini. 

Il Ferrarotti: “Lo slancio mistico dei primi venerdì del mese si tramuta nell’impeto rivoluzionario.” Esagerazioni, ma qualche elemento sussiste. 

Fede, dogmatismo, spirito messianico… D’altronde ecco i precursori: c’è l’Epistola quasi invettiva di San Giacomo. Parla di ricchezze marce e di lavoratori nei campi mietuti sfruttati e non pagati. Luca nel terzo Vangelo  esalta il valore della povertà: “Beati voi, poveri!” Esecra i ricchi: “Guai a voi che ridete, perché piangerete! Le vesti saranno divorate dalle terme, l’oro dalla ruggine.” La necessità di disporre di poveri accomuna profeti e rivoltosi. 

Un fenomeno di confusione elemosinaria destinato a dissolversi? Non sembra. Nel luglio del 2001 in occasione del G8 di Genova i black block, vandali della città, hanno trovato rifugio e assistenza in una chiesa situata in un pittoresco borgo marinaro. 

@barbadilloit

Gianfranco Andorno

Gianfranco Andorno su Barbadillo.it

Exit mobile version