Lo speronamento del “Kursk” ridotto a un banale incidente

Il film del danese Thomas Vinterberg sul dramma della marina russa nell'agosto 2000, agli albori di Putin

Kursk, la locandina

Kursk

Propaganda antirussa, Kursk del danese Thomas Vinterberg, è un film del 2018 tratto dal libro di Robert Moore che solo ora, estate 2023, trova la via delle sale cinematografiche per evocare l’agosto 2000, quello dell’affondamento nel mare di Barents di un sottomarino nucleare, il “Kursk” appunto, durante un’esercitazione.
Il film di Vinterberg ne attribuisce la causa a un incidente, ma tale non fu, bensì lo speronamento da parte di un sottomarino nucleare statunitense, tanto che alla Russia venne poi pagato un risarcimento.
Privo dei mezzi di K-19 di Kathryn Bigelow (2002), film hollywoodiano sui guai di un sottomarino russo, Kursk nasce come coproduzione europea e punta, senza ridere, sul “buon cuore” britannico per enfatizzare la malvagità di Putin, che nel film non si vede, ma è colui che, interpellato per telefono, non abbocca alle pelose offerte di soccorso, miranti a carpire i segreti del sottomarino.

 


Bravo, talora bravissimo, nei film sulle piccole comunità nordiche e chiuse, Vinterberg si concentra qui su quella dei marinai russi e delle loro famiglie. Ma non va oltre la ricostruzione dignitosa delle difficoltà di un Paese crollato economicamente.
Il sottomarino recava il nome della città della battaglia di carri armati del giugno 1943, che avrebbe potuto, dopo quella di Stalingrado, rendere l’iniziativa bellica alla Germania. Il dramma dei suoi marinai, che veniva un anno dopo l’aggressione contro la Serbia, ricordò al mondo che la Russia non aveva più intenzione di piegarsi. Dall’agosto 2000, fuori dalla Russia, la parola Kursk non evoca più la vecchia sconfitta tedesca, ma la nuova resistenza russa.

*Kursk di Thomas Vinterberg (2018),i con Matthias Schoenaerts, Colin Firth, Léa Seydoux, Max von Sydow, 117′, nella sale dal 27 luglio

Nicola Caricola

Nicola Caricola su Barbadillo.it

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