La risorsa dei ragazzi “plusdotati” per elevare il QI dell’Italia

Pelanda: «Una leggenda narra che Aristotile insegnò ad Alessandro il Macedone che una piccola organizzazione, se ben strutturata grazie alla conoscenza, poteva sconfiggere un potere di scala maggiore. La storia ci mostra che Temistocle sconfisse a Salamina (480 a.C.) grazie al “potere cognitivo” l’immensa flotta persiana»

Studenti plusdotati

«All’Italia serve un “cervello” tra ministeri che aumenti il QI del Paese» così titola un suo bel pezzo su “La Verità” l’analista ed esperto di economia globale Carlo Pelanda, ispiratore, tra l’altro, di alcune politiche del Ministro per l’Industria e il “Made in Italy” Adolfo Urso.

Finalmente qualcuno che non reclama più intelligenza artificiale, come pure sembra aver fatto il Ministro dell’Istruzione Valditara, ma una maggior intelligenza umana, reale. Pelanda nel suo articolo aggiunge: «Una leggenda narra che Aristotile insegnò ad Alessandro il Macedone che una piccola organizzazione, se ben strutturata grazie alla conoscenza, poteva sconfiggere un potere di scala maggiore. La storia ci mostra che Temistocle sconfisse a Salamina (480 a.C.) grazie al “potere cognitivo” l’immensa flotta persiana.»

Questi ragionamenti ci consentono di soffermare l’attenzione su di una risorsa che attraversa sotterraneamente la società italiana e della quale nessuno sembra interessarsi in maniera consistente e determinata. Non crediamo che Carlo Pelanda sappia che circa il 5% della popolazione scolastica italiana è da considerare “plusdotata”, cioè provvista di un quoziente intellettivo superiore a 120. Purtroppo la scuola italiana, anche durante le parentesi dei governi di centrodestra, ben poco, se non nulla, ha fatto per valorizzare questa risorsa che oseremmo definire, senza tema di essere smentiti, “strategica”.

In fondo in fondo non si è sempre detto che il vero “petrolio” dell’Italia non è il carburante fossile a tutti noto e che ora si vorrebbe lasciare nelle infime profondità della terra, ma il suo genio, l’intelligenza fervida e immaginifica di numerosi suoi figli?

Bene, come vengono trattati questi nostri ragazzi “plusdotati” nella scuola italiana? In soldoni essi sono trattati come se non lo fossero. Anzi, in non pochi casi sono anche stalkerizzati e frustrati da docenti e compagni perché nella nostra scuola vige il mito ideologico dell’ugualitarismo a tutti i costi. Ora che il Ministero dell’Istruzione è stato definito anche “del merito” si spera in una maggiore considerazione ed attenzione rispetto a questa risorsa strategica anche se vi è da temere la «spugnosità» delle burocrazie ministeriali, come la definisce Pelanda, che quasi sempre finisce per irretire ministri e sottosegretari consentendo loro di far poco o nulla. 

Per meglio comprendere la portata del problema però, è cosa utile partire dalla definizione scientifica di “plusdotazione”. Secondo lo studioso S.I. Pfeiffer: «La plusdotazione è una caratteristica individuale che si manifesta nel 5% della popolazione e riguarda gli studenti che si differenziano dai loro pari in termini di età, esperienza e opportunità, perché hanno una maggiore attitudine e ottengono risultati eccezionali in una o più delle seguenti aree: abilità intellettiva generale, specifica attitudine scolastica, pensiero creativo, capacità di leadership, arti visive e dello spettacolo, abilità motoria.» Capite? In questa definizione vi è tutto ciò che ha fatto grande e potrebbe rendere ancora più grande il “genio italiano”.

In verità, l’Europa, pur deficitaria in tantissime cose aveva prodotto una qualche direttiva negli anni passati. In particolare i bisogni didattici degli “studenti ad alto potenziale cognitivo” sono stati ufficialmente riconosciuti ed esposti nelle raccomandazioni del consiglio d’Europa (Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, 1994). Questo documento incoraggia i paesi europei ad istituire, all’interno della cornice di riferimento delle proprie politiche educative, misure educative speciali per sostenere i bambini e gli adolescenti dotati di un eccezionale potenziale, ed enfatizza la necessità di promuovere appieno il loro sviluppo dando loro il supporto necessario. 

In Italia solo nel 2019, timidamente, si è iniziato a prendere consapevolezza del problema con la nota del Ministero dell’Istruzione del 3 aprile 2019, prot. n. 562, nella quale si dava atto che gli alunni ad alto potenziale intellettivo (gifted children) sono da considerare a tutti gli effetti nell’ambito dei Bisogni Educativi Speciali, e quindi “alunni e studenti BES”. Questo riconoscimento tardivo, timido e, in un certo senso, anche “equivoco” perlomeno offriva l’opportunità di un “insegnamento personalizzato” e rapportato alle potenzialità di questa categoria di studenti che guadagnavano ipso facto il diritto ad un Piano didattico personalizzato, cioè un piano di lavoro ritagliato sulle necessità, le potenzialità e le caratteristiche precipue dell’alunno. 

Di fatto poi dirigenti scolastici e docenti si sono dimostrati in gran parte sordi rispetto alla direttiva ministeriale che è stata lasciata cadere nel silenzio e nel vuoto senza alcuna effettiva e concreta applicazione. Durante l’esperienza del governo “giallo-verde”, con Bussetti Ministro dell’Istruzione, in verità, si sono tenuti vari “tavoli tecnici” deputati alla stesura delle “Linee Guida sulla plusdotazione”, finalizzate ad ottenere una maggiore cogenza di applicazione. Le “Linee Guida” sono state anche redatte e mancava la sola firma del Ministro ed il Decreto ministeriale per porle in vigore.

Ma poi …il Papete…la fine di quell’anomala esperienza governativa… e tutto è rimasto come prima. O, meglio, le “Linee Guida” sono lì, basterebbe riprenderle, magari anche tenere un ultimo “tavolo tecnico” di presa d’atto foinale, firmarle e renderli vigenti col conseguente Decreto ministeriale.

Quali sono le conseguenze e gli effetti della mancata valorizzazione di questa risorsa, oltre la scontata vanificazione di una straordinaria opportunità per accrescere il “QI del Paese”, come dice Carlo Pelanda? Vi sarebbero effetti e conseguenze deleteri per gli stessi soggetti “plusdotati” e le relative famiglie.

La letteratura scientifica stabilisce che, con lezioni standardizzate ed appiattite sulla media della classe (oggigiorno peraltro molto bassa), questi alunni e studenti subiscono gli effetti frustranti della routine e della noia poiché essi passano un quarto del loro tempo ad aspettare che i loro compagni raggiungano i propri livelli di conoscenze e competenze. 

In questa condizione di carenza di stimoli adeguati ai bisogni di apprendimento, possono facilmente scaturire problematiche comportamentali ed emotive (Neihart, 2011): lo studente annoiato può mettere in atto azioni di disturbo, rifiutarsi di svolgere un compito per lui ripetitivo o eseguirlo senza troppa cura, può inoltre rivelarsi impaziente nei confronti dei compagni e non voler lavorare in gruppo (Winebrenner, 2001). Nei casi più gravi si può parlare di una vera e propria disaffezione nei confronti della scuola, che può portare anche all’abbandono scolastico.

Questi soggetti sono dotati anche di una forte sensibilità di carattere etico, cioè di un’intensa percezione ed una singolare adesione ai principi di equità, per cui un possibile risvolto negativo delle frustrazioni e del senso di abbandono che essi possono avvertire, quando non adeguatamente supportati nell’autostima e nell’incoraggiamento, sarebbe quello di rivolgere la loro intelligenza “superiore” in direzione della trasgressione e della protesta. In altri termini potrebbe ottenersi, paradossalmente, un “effetto Jocker” o da “Arancia Meccanica”: quello di incentivare comportamenti trasgressivi e ribelli di alta intelligenza e per fini non sempre positivi.

Sostiene Viviana Castelli della rete di associazioni “Step – Net. Odv”, che da anni si occupa di queste problematiche: «Se i bambini brillanti hanno idee chiare su cosa sono la correttezza e la giustizia, i bambini gifted (plusdotati n.d.r.) mostrano invece preoccupazione riguardo ai temi dell’equità e della giustizia in un modo molto più intenso e su più larga scala, ad esempio i bambini gifted sono capaci di interessarsi e cogliere complesse questioni morali e etiche riguardanti le guerre, l’ecologia, aspetti umanitari e difendono il loro punto di vista in modo fermo e deciso. Quest’ultimo aspetto rischia di diventare un problema quando si trovano a dover negoziare con gli adulti e/o con i pari le regole e i punti di vista.»

Infine un ultimo, non trascurabile, aspetto: la “plusdotazione” non conosce limiti e confini di estrazione sociale. Essa è molto presente nelle classi sociali più umili per cui, ad onta di ogni apparente e retorica rivendicazione di “uguaglianza”, ad essere danneggiate dalla mancata valorizzazione di questi soggetti, sono proprio i “figli” delle famiglie più povere e meno abbienti che non possono permettersi il lusso di scuole private di eccellenza come alcune famiglie altolocate.

Ogni valorizzazione del merito, nel sistema scolastico italiano, non può prescindere dall’affrontare adeguatamente questo problema.

@barbadilloit

Leonardo Giordano

Leonardo Giordano su Barbadillo.it

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