Ucraina-Russia (di M.Lavezzo). L’Onu, tra clausole dimenticate e compiti disattesi

Non è purtroppo impossibile intravedere nel futuro dell’Onu un destino analogo a quello della sua antenata, la Società delle Nazioni

Onu (Copyright: padrinan)

Si è molto parlato, in questi lunghi mesi di guerra fra Ucraina e Federazione Russa, dell’impotenza e dell’inazione dell’ONU, organizzazione teoricamente deputata all’alto compito di salvaguardare la pace fra i popoli.

Fra le innumerevoli falle presenti nel sistema onusiano, vogliamo menzionarne una poco conosciuta, che salta agli occhi ad una semplice lettura di due articoli della Carta di San Francisco, sottoscritta nel 1945 dai 51 Paesi fondatori dell’organizzazione:

1. Il Consiglio di Sicurezza utilizza, se del caso, gli accordi o le organizzazioni regionali per azioni coercitive sotto la sua direzione. Tuttavia, nessuna azione coercitiva potrà venire intrapresa (…) senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza, eccezion fatta per le misure contro uno Stato nemico, ai sensi della definizione data dal paragrafo 2 di questo articolo, quali sono previste dall’articolo 107 o da accordi regionali diretti contro un rinnovarsi della politica aggressiva da parte di un tale Stato (…)

2. L’espressione “Stato nemico” quale è usata nel paragrafo 1 di questo articolo si riferisce ad ogni Stato che durante la seconda guerra mondiale sia stato nemico di uno dei firmatari del presente Statuto.

Nessuna disposizione del presente Statuto può infirmare o precludere, nei confronti di uno Stato che nella seconda guerra mondiale sia stato nemico di uno dei firmatari del presente Statuto, un’azione che venga intrapresa od autorizzata, come conseguenza di quella guerra, da parte dei Governi che hanno la responsabilità di una tale azione.

Se dovessimo applicare alla lettera queste mai abrogate disposizioni, Germania, Giappone e Italia, sconfitte nel 1945 ma oggi parti importanti della coalizione antirussa (e fornitori di armamenti all’Ucraina), potrebbero essere accusate da Mosca di voler “rinnovare una politica aggressiva” contro uno dei Paesi vincitori della Seconda Guerra Mondiale: appunto la Federazione Russa, Stato successore dell’URSS. Alla stessa stregua potrebbe essere considerato il massiccio riarmo annunciato da Berlino e da Tokyo. E’ vero che oggi anche Giappone, Germania e Italia fanno parte delle Nazioni Unite: ma la disposizione resta scritta, a durevole monito della loro persistente “sovranità limitata”.

Basti questo esempio a dimostrare come l’ONU consista ormai soltanto in una congerie di norme inapplicabili e obsolete, nonché di burocrazie che si autoalimentano. E ben si era reso conto di tale inadeguatezza lo stesso presidente ucraino Zelensky, dichiarando già nell’aprile dello scorso anno che il Consiglio di Sicurezza non era “in grado di garantire l’obiettivo fissato nell’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite, cioè mantenere la pace e la sicurezza internazionale”; e chiedendo di espellerne la Russia in quanto Paese aggressore, oppure di superare il diritto di veto concesso ai cinque membri permanenti, fra i quali appunto la Federazione Russa.

Nel mese in cui proprio Mosca assume, in maniera abbastanza ironica, la presidenza di turno del CdS, le parole di Zelensky suonano surreali. L’azione del Segretario Generale Guterres in vista dell’accordo per la ripresa delle esportazioni agricole ucraine, per quanto sostanzialmente di facciata in quanto la reale mediazione venne svolta dal presidente turco Erdogan, ha del resto dissuaso il presidente ucraino dal ribadire le sue critiche, naturalmente del tutto strumentali. Né altri leader politici mondiali hanno messo in causa, nell’occasione, la reale utilità del complesso sistema rimasto inalterato dal 1945.

Tale sistema ha fatto sì che le Nazioni Unite non siano mai state in grado di impedire alcun conflitto iniziato da uno dei cinque membri permanenti o da un loro sodale. Ed è stato così anche nel caso ucraino, per il quale, come per molti altri, l’unica voce ad alzarsi è stata quella dell’Assemblea Generale, le cui risoluzioni non hanno però alcun valore cogente. D’altronde, la richiesta di Zelensky di superare il diritto di veto risultava del tutto peregrina, per la semplice ragione che, se pure essa fosse stata approvata dall’Assemblea con la maggioranza richiesta dei due terzi (art.108 della Carta), la Russia e probabilmente la Cina non l’avrebbero fatta passare in Consiglio.

Non è purtroppo impossibile intravedere nel futuro dell’ONU un destino analogo a quello della sua antenata, la Società delle Nazioni. Il fallimento della prima organizzazione internazionale incaricata della salvaguardia della pace, peraltro, fu causato, oltre che dal furioso revisionismo dell’esclusa Germania e dall’insipiente arroganza anglo-francese, dall’assenza fra i suoi membri degli Stati Uniti, il cui presidente Woodrow Wilson era pur stato il suo principale mentore. Tare originarie che l’Organizzazione delle Nazioni Unite non aveva: una ragione di più, purtroppo, per deplorare oggi la sua inazione. 

Massimo Lavezzo

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