“Giulio Cesare” di Montherlant e il prodigio dell’atto puro

In libreria per Aragno il dialogo "Giulio Cesare" di Henry de Montherlant

Buona parte della letteratura di Henry de Montherlant è ad oggi sconosciuta al lettore italiano, vuoi per l’inattualità del suo autore, vuoi per una certa pigrizia da parte dell’editoria italiana che tende a ripetersi propinando i soliti autori canonici per mezzo dei quali si è certi di ottenere consensi e far cassa. A quel gran signore dell’editoria – come recentemente è stato definitoNino Aragno riconosciamo la volontà di smarcarsi dagli schemini e dalle chiusure del mondo editoriale attuale riproponendo le opere di autori che la critica contemporanea ha giudicato inattuali (e quindi impubblicabili), da ultimo Montherlant, del quale Aragno ha in programma la pubblicazione di più opere.

Ad inaugurare quest’operazione di riscoperta dell’autore francese è un dialogo “con un’ombra”, quella di Giulio Cesare, sulla scorta dei celebri dialoghi del connazionale Montesquieu. Nella primavera del 1921, mentre scrive Le Songe e medita per la «Revue hebdomadaire» un articolo a favore dell’Œuvre dell’Ossuaire di Douaumont, Montherlant compone un dialogo à la Montesquieu in cui all’ombra di Giulio Cesare oppone un giovane i cui lineamenti e le cui aspirazioni ricordano quelli dell’eroe del Songe, se non dell’autore stesso. Questo dialogo, rinvenuto presso la Bibliothèque nationale de France da Pierre Duroisin, è rimasto in forma manoscritta, avendo probabilmente ritenuto lo scrittore che duplicasse l’una o l’altra pagina del suo romanzo o del suo articolo per la rivista. Ma alla fine l’opera non manca di interesse, sia che la si prenda per una pietra miliare sulla strada che conduce al Chant funèbre pour les Morts de Verdun (1924) sia che vi si riconosca l’autoritratto di un uomo meno a suo agio in pace che in guerra.

Nel Giulio Cesare, che si colloca dunque nel primo tempo della produzione di Montherlant, sono già rinvenibili aspetti che ritroveremo compiutamente nelle opere più tarde, a cominciare dal concetto fondamentale dell’alternance. All’incirca verso il 1927, con Aux fontaines du désir (1927), La petite infante de Castille (1929), Les Célibataires (1934) e soprattutto Service inutile (pubblicato nel 1935 in Francia e nel 1939 in Germania), in Montherlant sembra attenuarsi il culto dell’eroismo e dell’onore sino all’approdo ad una riedizione del biblico “Vanità delle vanità, tutto è vanità”.

Un solo valore, una sola realtà è degna di galleggiare sul mare del nulla: l’individuo, l’anarca, che sceglie la libertà di dire di no, scevro da norme eteronome che regolino la propria condotta, solo di fronte a sé stesso, solo giudice di sé stesso. Montherlant a questo punto si autoproclama cavaliere “du néant” e, sulla base di questa visione tragica, tenta di edificare una filosofia della prassi, che si sintetizza nel concetto di alternance: dal momento che in assoluto non vi è nulla di vero, tutto è vero. Centrale nelle sue opere, da questo momento, è infatti il principio eracliteo dell’alternanza, teorizzato in Syncrétisme et alternance, per cui valori incompatibili tra loro coesistono e si equivalgono; è la perpetua oscillazione tra i valori dell’azione e quelli della rinuncia, che consiste nel conquistare il mondo delle cose per misurarne la consistenza effimera. Perciò è stato affermato che egli ha fatto proprio lo sguardo nietzschiano del “biologista dei valori”.

Montherlant teorizza il suo service inutile, la gratuità dell’azione. Il motto dell’autore è “vivere la vita come se ci si credesse”, ma senza credervi veramente, affinché non diventi una cosa seria e non si disperda la gioia della sua “inconcludenza sublime”. E’ allora che vedremo compiersi quello che nel Giulio Cesare è definito “il prodigio dell’atto puro”.

“L’atto puro che lancerò nel buio della storia – dirà il giovane alter ego di Montherlant nel “Giulio Cesare” – illuminerà costellazioni che non vedremo giammai”.

* Giulio Cesare: dialogo con un’ombra, di Henry de Montherlant, a cura di Giovanni e Giuseppe Balducci (Aragno. – 2023: pagg. 56 – euro 13)

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Paolo Maldini

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