Se il divorzio Totti-Ilary racconta l’Italia meglio della campagna elettorale

Stanchi e ripetitivi, i partiti non emozionano gli italiani che, con l'ascensore sociale rotto, diserteranno le urne in massa

Francesco Totti

Diciamoci la verità: questa campagna elettorale è davvero la più moscia degli ultimi decenni, meglio appassionarsi alla fine del matrimonio tra Francesco Totti e Ilary Blasi. Non c’è slancio, non c’è fantasia eppure di temi ce ne sarebbero, eccome. Gli italiani sono schiacciati dagli aumenti che si minacciano sempre più tosti, confusi da ciò che sarà della globalizzazione, incattiviti e arrabbiati nonostante le ferie già godute. E chissà quando sarà possibile tornarci, a patto di conservarlo un lavoro dato che le imprese e i negozi stanno alzano bandiera bianca a ogni bolletta che arriva.

L’unico sussulto a sinistra è il solito, eterno, refrain. Il richiamo della foresta democratica, la mozione dei sentimenti: l’appello all’antifascismo per tentare di confermarsi, almeno, sopra l’asticella del 20 per cento. Sotto, sarebbe una follia. Inconcepibile. Eppure, forse, sarebbe utilissimo per indurre l’area progressista a farsi un serio esame di coscienza. Ma, come al solito, pagherà le conseguenze solo il segretario (molto pro tempore) Enrico Letta mentre già fanfillucchera il rayban elettrico della leadership sul testone luccicante e abbagliante, emiliano e romagnolo, di Stefano Bonaccini.

A destra si affastellano incertezze che, naturalmente, pesano solo ed esclusivamente sulle colonne – virtuali o meno – dei giornali. Meloni, Salvini e Berlusconi sono dipinti come tre galli in un pollaio litigioso che si approcciano a un governo che, se tutto gli andrà bene, durerà al massimo sei mesi. Chiacchiere, niente di più. Anche perché Meloni, in predicato di scippare la leadership della coalizione, s’è ormai accreditata ovunque. Se la destra non cadrà nell’eterno trappolone della subalternità culturale, delle patenti da ottenere, ci sarà da divertirsi.

Al centro, Renzi e Calenda non pervenuti. Sono impegnati a smontare e rimontare sondaggi per darsi in rimonta. Ironia della sorte, alla stessa bisogna attende l’ex avvocato del popolo, ora esecutore fallimentare del M5s, Giuseppe Conte. Uniti da un insolito destino nell’azzurro mare di settembre. Là dove si recheranno, in massa, sempre più elettori anziché esercitare il voto.

In sintesi, ecco servita la campagna elettorale. L’unico picco è stato quando il Cav è sbarcato su Tik Tok. Ecco come siamo combinati. Il Paese fa una smorfia, sbadiglia e cambia canale.

Meglio seguire le vicende del Pupone e dell’ex Letterina che, almeno loro, sì che rappresentano qualcosa. ll “sogno” coattissimo e televisivo del calciatore che sposa la soubrette, ovvero l’ascensore sociale che funziona. Pure questo è finito, campioni come Totti non ce ne stanno più, l’Italia non andrà per la seconda volta di fila ai mondiali e ai nostri palleggiatori sono rimaste solo le millemila influencer sgallettate che, sognando la tv, fanno ricco Zuckerberg.

 

 

Aldair

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