Argentina sull’orlo di una crisi di nervi: attentato fallito alla Kirchner

Il gesto clamoroso avvenuto sotto casa della leader alla Recoleta, uno dei quartieri più eleganti della capitale porteña (a breve distanza dal cimitero dove riposano le spoglie di Evita Duarte de Peròn), arriva infatti dopo un'aspra battaglia mediatica. Intanto il popolo scende in piazza per solidarizzare con la vicepresidente

L’attentato alla Kirchner

Che cosa sta accadendo in Argentina? È veramente un Paese sull’orlo di una guerra civile o di un altro golpe, come strillano alcuni giornali locali? Come spesso capita, malgrado i forti legami cultuali e anche economici con la nazionale sudamericana (la cui popolazione, ricordiamo, è per quasi metà discendente da italiani), la nostra stampa fornisce scarsi strumenti per comprendere la situazione politico-sociale di Buenos Aires e dintorni. Però seguendo regolarmente i media argentini, e in particolare l’escalation di quest’ultimo mese, si può senz’altro affermare, citando un vecchio film di Almodovar, che l’Argentina è sull’orlo di una crisi di nervi. E che la “grieta”, cioè la crepa che da anni divide la società argentina si è fatta sempre più larga.

L’attentato

La scorsa notte un uomo di nazionalità brasiliana, ma da tempo residente a Buenos Aires, ha tentato di  uccidere la vicepresidente Cristina Fernandez de Kirchner: si è avvicinato mentre la ex presidente (in passato è stata due volte alla testa della nazione) salutava la folla dei sostenitori nei pressi di casa sua e da pochi passi ha puntato una pistola alla testa di Cristina, premendo il grilletto. A quanto risulta dalle prime indagini, l’arma era carica ma si è inceppata, quindi l’attentato è fallito veramente per un miracolo. L’uomo arrestato, Fernando Andres Sabag Montiel, 35 anni, con precedenti per porto abusivo di armi bianche e violenza sugli animali, sembra un mezzo squilibrato o quanto meno un soggetto border-line: dai suoi profili social risulta attratto da subculture esoteriche e massoniche, ma anche da gruppi bizzarri come “Comunismo satanico” e i neopagani di Wicca, ma al tempo stesso esibisce i tatuaggi del “sole nero” che usano molti neonazisti ucraini. 

Insomma, non ha il profilo tipico del sicario professionista né del militante radicale antiperonista, benché taluni giornali sottolineino il modus operandi tipico delle potenti organizzazioni criminali brasiliane, che spesso pagano i killer per sparare in testa a breve distanza ai loro nemici. A prima vista Sabag Montiel sembrerebbe più un marginale che ha cercato di imitare il Robert De Niro di “Taxi driver”. Eppure il fallito attentato della notte scorsa è particolarmente inquietante, non solo per gli incredibili errori della sicurezza che deve vigilare sulla vita della vicepresidente argentina.

Le turbolenze giudiziarie

Il luogo dell’attentato all’ex presidente argentina

Il gesto clamoroso avvenuto sotto casa di Cristina alla Recoleta, uno dei quartieri più eleganti della capitale porteña (a breve distanza dal cimitero dove riposano le spoglie di Evita Duarte de Peròn), arriva infatti dopo un’aspra battaglia mediatica e non solo portata avanti nei confronti della vicepresidente. Alcune settimane fa un giudice federale ha chiesto la sua condanna a 12 anni di carcere per frode ai danni dello Stato, oltre all’inibizione a ricoprire cariche pubbliche, per una vecchia vicenda di appalti pubblici stradali nella regione patagonica di Santa Cruz. I mass-media, che in maggioranza appartengono a gruppi economici contrari al peronismo, hanno soffiato sul fuoco, così come il principale partito d’opposizione, il Pro dell’ex presidente Mauricio Macri; mentre le forze governative hanno invece gridato al complotto giudiziario per impedire a Cristina di ripresentarsi candidata presidente alle elezioni del 2023. Persino il presidente Alberto Fernandez, esponente del peronismo più moderato abituato ad adottare sempre un basso profilo, ha tuonato contro la giustizia ad orologeria.

Tuttavia l’opposizione non si è limitata a una campagna mediatica contro la vicepresidente. Con un’iniziativa senza precedenti il governatore di Buenos Aires, Horacio Rodriguez Larreta, del Pro, nei giorni ha mobilitato la polizia della capitale (essendo un Paese federale, in Argentina le istituzioni locali hanno il controllo sulla propria aliquota di forze dell’ordine) e ha fatto circondare la residenza di Cristina Fernandez de Kirchner con posti di blocco e recinzioni in strada. Ufficialmente per ragioni di ordine pubblico, in realtà una chiara provocazione per “detenere” la vicepresidente quasi agli arresti domiciliari e per impedire le manifestazioni di solidarietà dei sostenitori peronisti.

La solidarietà popolare verso la vicepresidente

Il “pueblo” pro Kirchner in piazza

Una situazione esplosiva che la notte scorsa è culminata con lo strano attentato contro Cristina, sia pure fallito. Oggi sono attesi ulteriori cortei di solidarietà alla vedova Kirchner e il presidente Alberto Fernandez ha decretato un giorno di festa straordinario per consentire a quanta più gente possibile di partecipare alle manifestazioni. Insomma, come sempre nei momenti di difficoltà il peronismo chiama in piazza il “pueblo”. La tensione è alle stelle e si temono altri episodi che possano accendere la miccia della polveriera. Per l’Argentina sono altre ore cruciali.

@barbadilloit

Giorgio Ballario

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