Il lucido disincanto di Giuseppe Berto

Cosa manca per continuare a conoscere uno scrittore che provò su di sé il fuoco incrociato di un monopolio culturale che, per troppo tempo, tacitò le voci letterarie non schierate?

Giuseppe Berto e Francesco Grisi

C’è una foto che impressiona, ogni volta che la vediamo. C’è Giuseppe Berto che appoggia la sua mano su Francesco Grisi. I due scrittori sono sorridenti e non si guardano. E il loro accordo appare profondo e lieto. È una foto di tanti anni fa. Ma ci dice molte cose. Prima di tutto suggerisce che ci fu una stagione in cui si organizzavano incontri per affermare la libera cultura. Nel 1973 Berto partecipò al “Primo Congresso per la difesa della cultura. Intellettuali per la libertà.” Erano presenti all’evento Ionesco e Horia; e là circolava una visione per organizzare la cultura non di Sinistra. Anche per questo e dopo tanti anni, scriviamo di Giuseppe Berto. In effetti, in “L’altro ‘900”, la Rai rimanda in onda un reportage del 2018 sullo scrittore veneto. Il “Premio letterario Berto” va avanti: ha selezionato i candidati per la premiazione del prossimo settembre. In libreria si può trovare la recente decima edizione de “Il male oscuro”, edita da Neri Pozza.

Cosa manca allora per continuare a conoscere uno scrittore che provò su di sé il fuoco incrociato di un monopolio culturale che, per troppo tempo, tacitò le voci letterarie non schierate? L’occasione è data da un’idea attualissima: quella per cui Berto fu uno scrittore che criticò le consorterie di editori e scrittori.  Consorterie che, ieri come oggi, premiano soprattutto i romanzi del culturalmente corretto. Domanda: a Berto sarebbero piaciute le pagine-altoparlanti degli odierni scrittori o degli scrittori che hanno gli stessi obiettivi o degli scrittori che,  tra fiction e paratassi a go go, scrivono il medesimo romanzo? Non abbiamo risposte. Nell’era del covid sapete cosa ritorna di Berto?  Ritorna il lucido disincanto del personaggio di Lui in “Anonimo veneziano”. Lui cita l’Ecclesiaste, cita Proust e da uomo senza più illusioni dice, “Domani vivrò di oggi. E dopodomani ancora.” Peccato che, due anni fa, nessuno si accorse che “Anonimo veneziano” di Berto compiva cinquanta anni dalla realizzazione dell’omonimo film.

Sia perdonato ora un suggerimento. Andate su YouTube. Cercate la musica di “Anonimo veneziano”, cioè “Adagio del concerto in Do minore per oboe” di Benedetto Marcello. In queste note ascolterete l’immensa sensibilità artistica di Giuseppe Berto che incardinò il suo testo in una sublime musica settecentesca. Così, emblematicamente, coglierete le note musicali scelte da un artista che visse in volontaria solitudine e lontano dalle bassezze di un’epoca.

@barbadilloit

Renato de Robertis

Renato de Robertis su Barbadillo.it

Exit mobile version