Calenda è più furbo dei sondaggisti: il grande centro non esiste

Se non fosse una bolla elettorale, l'ex ministro sarebbe il nuovo Celestino V ma dei Parioli

Carlo Calenda

Carlo Calenda è più furbo dei sondaggisti e sa benissimo che il “grande centro” è una bolla speculativa, una fake news. Più che un fatto è un auspicio, più che un’idea politica è un’espressione di conservatorismo amministrativo. Esiste nei desiderata delle classi dirigenti, scompare nella pancia, nel cuore e nella testa del Paese. Dunque Calenda non sbaglia ad agganciarsi al traino del Partito democratico.

Triste destino quello della prima forza politica dell’area di centrosinistra. Archiviato il sogno del grande polo riformista e progressista, si svela il partito-bus par excellence. La vita del militante dem è un eterno contrappasso. Da sinistra al centro, dalle Stelle alle Api. Da Di Maio fino a Calenda.

Il populista della competenza è l’uomo che ha fondato il “partito degli intelligenti” teorizzato da Leo Longanesi. Forse per questo i sondaggisti hanno immaginato che, in fondo, il centro calendista potesse rappresentare un’area amplissima di consenso. Ma l’ex ministro, che tutto è tranne che fesso, non ha voluto rischiare. Meglio agganciarsi al corpaccione del Pd per superare, agevolmente, i paletti della legge elettorale.

Se davvero il centro avesse avuto tanta forza elettorale e se esistesse una base di Azione, sarebbe in rivolta contro il Celestino V dei Parioli, l’uomo che per viltà fece il gran rifiuto di imporre al Paese il sogno del centro competente, elegante, raffinato, con la camicia bianca e le idee chiare. Ma l’ex ministro è più furbo di tutti: i sondaggisti lo premiano, lui non gli crede ma ne approfitta e impone una linea al Pd, un partito che in teoria dovrebbe dominare la coalizione.  Il grande centro, è come il Bigfoot, tutti ne parlano ma non esiste: Calenda lo sa, i sondaggisti e Letta no.

Alemao

Alemao su Barbadillo.it

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