Francia. Tarchi: “I non garantiti con la Le Pen. Ma ora esca dall’isolamento”

Il politologo su Domani: “Il ceto operaio sostiene Marine. In arrivo una manna finanziaria per il Rassemblement national”

Macron vs Marine Le Pen

Il professor Marco Tarchi

La performance alle legislative in Francia del Rassemblement national fa discutere e apre scenari interessanti. Per Marco Tarchi, politologo e direttore di Diorama letterario e Trasgressioni, se immediatamente dopo la fine del secondo turno di domenica l’attenzione dei quotidiani e dei media si era concentrata soprattutto sul flop del capo di Stato Emmanuel Macron, che in seguito alla recente rielezione all’Eliseo non è riuscito ad agguantare all’Assemblea nazionale la soglia della maggioranza assoluta (289 seggi) fermandosi a 245 seggi, oggi è infatti “sulle cause e sulle conseguenze dell’inatteso exploit lepenista che si appuntano analisi e interviste”.

In effetti, continua Tarchi nell’articolo comparso questo mercoledì tra le pagine del quotidiano Domani, “nessuno aveva previsto gli 89 duelli vincenti (in realtà 91, in virtù degli apparentamenti) dei candidati ‘blu marine’ sui 208 che gli esponenti del partito della fiamma tricolore erano riusciti a conquistare”. Considerata una certa ostilità trasversale nei confronti dei candidati lepenisti, sintetizzata nel sempre redivivo “fronte repubblicano”, i sondaggisti “non si erano spinti, nelle proiezioni più spericolate, oltre i 50 seggi acquisibili. I più ne pronosticavano 30-35”.

Le ragioni del boom di Le Pen

Come è potuto accadere? Secondo Tarchi sono da esaminare le riflessioni fornite da due politologi. 

Il primo è Dominique Reynié, docente di SciencesPo, il quale già aveva segnalato che a destra l’elettore moderato avrebbe potuto optare per il sostegno al candidato del proprio campo considerato “estremista”.

“I dati dimostrano che è andata così. E mentre ha perso quasi tutti gli scontri diretti con avversari che si dichiarano di destra – i Républicains – al cui soccorso sono andati macronisti e mélenchonisti, il Rassemblement national ha trionfato in metà circa dei confronti con i sostenitori del presidente e in gran parte di quelli con i candidati della Nupes”.

L’altro invece, Jean-Yves Camus, direttore dell’osservatorio delle radicalità della fondazione socialista Jean Jaurès, indica che il risultato ottenuto dalla destra patriottica premi la scelta di “giocare la carta della prossimità, di battere il terreno fino all’ultimo momento, di puntare sui temi che toccano la vita quotidiana delle classi popolari e degli abitanti dei territori periferici”. 

Il lepenismo “di sinistra” e la dicotomia popolo-élite

In tal senso bisogna sottolineare che, come riportato da Tarchi, i primi studi confermano “che a votare per il Rassemblement national sono stati in larga misura cittadini con basso reddito e provenienti dagli strati sociali meno privilegiati, a partire dal ceto operaio”. 

“La contrapposizione tra Francia periferica e Francia metropolitana descritta dal geografo Christophe Guilluy e quella tra blocco popolare e blocco elitario individuata dal politologo Jérome Sainte-Marie e sottoscritta dall’ex capofila della Nouvelle droite Alain de Benoist hanno dunque dato i loro frutti”. 

La manna finanziaria dopo l’exploit

L’ampio risultato gioverà anche alle casse del partito. Sulla questione Tarchi puntualizza così:

“Il grande successo ha certamente risolto una buona parte dei problemi che affliggevano il partito di Marine Le Pen, a partire dall’enorme deficit finanziario: 23,78 milioni di euro di debiti registrati a fine 2020. Per l’effetto cumulato del numero dei deputati eletti, per ognuno dei quali i partiti ricevono 37mila euro l’anno, e dei voti raccolti, il Rn incasserà ogni anno più di dieci milioni di euro, il che gli consentirà di rafforzare le deboli strutture organizzative e di dotarsi di un solido contingente di assistenti parlamentari”. 

“Fuori dall’isolamento non significa dentro l’establishment” 

Adesso per la Le Pen la grande sfida è quella di superare l’isolamento in cui da sempre è incastrato il partito, per riuscire a delineare un’azione che possa rivelarsi davvero incisiva sul destino della Francia:

“Si tratterà insomma di fornire una prova di credibilità e di competenza, per superare due residui ostacoli: lo scetticismo del 50 per cento dell’elettorato circa l’affidabilità democratica di Marine Le Pen e i dubbi sulla capacità dei suoi collaboratori di condurre, un domani, un’azione di governo”.  

Il tutto però

“senza perdere l’immagine di forza alternativa costruita nei decenni ed evitando il pericolo di un riassorbimento nella routine dell’establishment, così come è accaduto in Italia al M5s”.

Sempre secondo Tarchi infatti proseguire nell’opposizione al mondialismo e alle ricadute del multiculturalismo sarà necessario anche per captare il pubblico di tendenze conservatrici e di elevato livello sociale, quello a cui in questi mesi ha strizzato l’occhio lo sconfitto Eric Zemmour. 

Domenico Pistilli

Domenico Pistilli su Barbadillo.it

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