Il coraggio degli amministratori locali lontani dai riflettori

Un pugno di (buone) ragioni sui motivi per cui nei piccoli comuni sindaci e consiglieri vanno sostenuti

Fra le figure maggiormente bistrattate e meno prese in considerazione, ad oggi in Italia non si può fare a meno di elencare gli amministratori locali, soprattutto quelli dei piccoli comuni. Una categoria di cui si parla troppo poco, che per servire la comunità spende il proprio tempo e le proprie risorse intellettuali. Lontani dai riflettori dei capoluoghi, in tutta la penisola migliaia di sindaci, assessori e consiglieri si confrontano quotidianamente con problematiche che spesso risolvono con molta buona volontà e fantasia, senza risorse adeguate. Gli amministratori dei paesi sono in prima linea e spesso si sobbarcano anche sfoghi e frustrazioni dei cittadini che imputano loro responsabilità che non hanno.

Da qui dovrebbe partire una riflessione per riformare un sistema in cui gli enti locali non sono valorizzati adeguatamente. Nonostante siano enti virtuosi con i bilanci ben più in ordine rispetto alle istituzioni superiori, sono impastoiati da norme e burocrazie che ne bloccano l’attività. Basti pensare alla difficoltà nell’assumere nuovi dipendenti, nonostante molti comuni siano pesantemente sottorganico. Questo è un esempio di come delle norme create per combattere un problema esistente, il clientelismo, siano diventate oggi una gabbia. In medio stat virtus, insomma, soprattutto nei comuni periferici.

Va detto infatti che è più semplice governare un capoluogo che governare un comune di mille abitanti, non si sta esagerando. Le città hanno un’organizzazione strutturata, con dirigenti, tecnici e risorse economiche. I piccoli comuni hanno pochi dipendenti senza soldi e, più il comune è piccolo, più i sindaci si sobbarcano responsabilità civili e penali, diventando addirittura “responsabili del servizio” in molti procedimenti. Inoltre, le incombenze sono le stesse che il comune sia piccolo o sia grande.

C’è poi un vasto discorso relativo alla rappresentanza. Di recente gli emolumenti a sindaci ed assessori sono stati finalmente maggiorati e verranno progressivamente aumentati fino al 2024, quando la riforma entrerà a regime. Questa scelta da parte del governo centrale restituisce dignità a chi si assume delle responsabilità verso la comunità. Però non basta.

Nel 2011, per tagliare i famosi costi della politica, la rappresentanza nei consigli comunali e di conseguenza nelle giunte, venne diminuita del 20%. Per fare un esempio, un consiglio comunale di un comune medio piccolo sotto i 10 mila abitanti, da 16 componenti divenne di 12, procurando risparmi risibili agli enti, dato che ogni consigliere, sommando i gettoni, fa fatica a raggiungere i 100 euro all’anno. I cittadini sono quindi meno rappresentati di prima, e il comune risparmia 400 euro.

Il quadro fino a qui dipinto non è per niente positivo. La democrazia dovrebbe prevedere di incentivare la partecipazione dei cittadini, ma ad oggi viene scoraggiata. Se l’Italia è il paese dei campanili, questi campanili vanno sostenuti.

@barbadilloit

Francesco Filipazzi

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