F1. Alonso con la Alpine ruba la scena a tutti

Giunto terzo, l'ex campione del mondo spagnolo domina la scena nel gran premio Qatar

Hamilton ha conquistato il Gran Premio del Qatar, involandosi dalla pole position e non concedendo sulla ai suoi avversari; Verstappen stesso, risalito nelle prime curve da settimo a quarto con una meravigliosa partenza, già alla fine del quinto giro (scavalcati in serie Gasly e Alonso) era secondo.

 

A lezione da Fernando

E allora, per trovare il grande protagonista della domenica, si deve scendere di un ulteriore gradino del podio: il “Matador” delle Asturie, quel Fernando Alonso capace di tornare nella Top 3 a distanza di oltre sette anni dall’ultima volta, ossia dal Gran Premio di Ungheria 2014 dove, da pilota Ferrari, rischiò di vincere al volante della deficitaria F14 T, dovendosi arrendere nei confronti di Ricciardo ma arrivando comunque secondo.

Da quel giorno, ne sono successe di tutti i colori: la conclusione del rapporto con Ferrari, il fallimentare ritorno in McLaren (dove nel 2007 aveva sfiorato il tris iridato) culminato nel primo ritiro a fine 2018 ma anche le vittorie nella 24 Ore di Daytona (2019), di Le Mans (2018; 2019), nonché la partecipazione alla Dakar 2020.

Rientrato nel Circus quest’anno, Alonso, classe 1981, ha impiegato qualche Gran Premio per scrollarsi di dosso la ruggine ma una volta prese le misure al campionato, le sue prestazioni sono state un crescendo, tant’è che al momento occupa la decima piazza della classifica generale, posizione rafforzata dal brillante terzo posto, il primo trofeo dopo 2.674 giorni e 109 Gran Premi.

Certo, in Qatar l’Alpine-Renault è apparsa molto veloce sin dal venerdì, così come non va sottovalutato il grave errore di calcolo del muretto Red Bull nella seconda sosta di Perez che di fatto lo ha tagliato fuori dalla lotta; Alonso però non ha demeritato, conquistando un prezioso piazzamento grazie ad una condotta di gara encomiabile, costruita su un ritmo sostenuto ma anche sulla gestione perfetta degli pneumatici, la vera chiave di volta della Formula 1 contemporanea, con la tattica del pit stop unico (cambiate le Soft per le Hard alla fine del giro 23, sui 57 totali).

Molto bene anche Ocon, che decimo in griglia,  si è classificato quinto, cercando per di più di resistere nei limiti del possibile al rimontante “Checo” Perez.

Un ottimo salto in avanti per l’Alpine, nella lotta contro l’AlphaTauri per il quinto posto tra i costruttori

 

Questioni di gomma

A proposito della questione pneumatici: per la novità mediorientale, la Pirelli aveva adottato le tre mescole più dure della gamma.

In questo senso, è assai curioso il fatto che vi siano state ben quattro forature dell’anteriore sinistra per Bottas, Russell, Norris, Latifi: al di là della gravosità del tracciato sui battistrada, non hanno certamente aiutato i cordoli e i dissuasori piuttosto alti, per limitare le uscite o i tagli .

Norris, tra l’altro, senza lo pneumatico danneggiato, sarebbe arrivato probabilmente quinto (ammesso che Perez l’avesse sopravanzato) e le Ferrari, a quel punto, 8° con Sainz, 9° con Leclerc; e invece, la gestione più oculata della gomma media da parte di entrambi i piloti di Maranello, per quel che possa contare, ha evitato il peggio, rafforzando in conclusione il vantaggio sulla McLaren.

In effetti, ai ben noti problemi di carico, si è cercato di sopperire quantomeno risparmiano un treno di gomme, optando per la sosta unica e non per le due.

La tattica ha funzionato e anzi, la Ferrari è cresciuta nel finale con la Hard: se Sainz e Leclerc non si fossero ritrovati nel trenino con Ocon e Stroll, senza alcuna possibilità di passarli in pista, fuori gioco Norris, potevano verosimilmente puntare almeno al quinto posto.

Ad ogni modo, le Rosse tornano da Losail con dieci punti (7° Sainz, 8° Leclerc), contro i soli due della squadra britannica, frutto del nono posto di Norris (12° e fuori dalla zona punti invece Ricciardo).

L’obiettivo minimo per questo 2021 (la terza piazza tra i costruttori) sembra ormai davvero a un passo.

 

 

 

La giustizia sportiva e la lentezza dei commissari

Chiosa finale sul tema delle penalizzazioni: la confusione delle bandiere gialle sul finale delle qualifiche (esposte fisicamente ma non sui tabelloni luminosi, abbandonata Gasly la sua vettura danneggiata sul rettilineo) è costata tre posizioni a Bottas e cinque a Verstappen che si erano qualificati, rispettivamente, terzo e secondo.

Il verdetto definitivo, però, si è fatto attendere per quasi ventiquattro ore, con la stessa lentezza che aveva contraddistinto i diversi episodi del Gran Premio di San Paolo: di fronte a fatti così importanti, che restano tuttavia sospesi così a lungo, si vuole creare un’apprensione che porta la Formula 1 ad essere oggetto di chiacchiericcio e di attesa, sulle reti sociali, così come sui media di settore, facendo tendenza e cercando di attrarre nuovi seguaci, di aumentare gli ascolti quasi fosse una serie televisiva.

Ma questa politica, ormai prassi, di tirare avanti i ricorsi, in tempi assolutamente irragionevoli per questo tipo di giustizia sportiva (non conoscere la griglia di partenza a neanche un’ora dalla partenza di un Gran Premio è inammissibile), non fa che aumentare il nervosismo, oltreché minare la credibilità dello sport, all’interno di una categoria che perde una volta di più l’occasione per fare autocritica.

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

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