Il racconto. Quel sogno delle coste marine senza cartacce e rifiuti

Il nuovo scritto di Sandro Marano tra sogno e ecologia

Rifiuti sulla spiaggia 

Il dottor Fioroni guardò amorevolmente le umili salicarie e gli odorosi finocchi di mare che sul finire di settembre erano in piena fioritura in quel tratto brullo di costa marina e riuscivano a bucare perfino l’asfalto. Poi non poté trattenere un gesto di sconforto per quelle lattine, quei contenitori di plastica, quelle cartacce unte e bisunte gettate con noncuranza in mezzo alle piante. 

Era la trecentosettantottesima volta che insieme a un gruppo di volenterosi cittadini aveva pulito e ripulito quel tratto di litorale. Tutto da capo, ora. Una battaglia continua contro i nuovi barbari che sporcavano dovunque andassero. Trecentosettantotto volte… Gli sovvenne quel che aveva letto in un libro di storia, che proprio nel 378 d.C. con la battaglia di Adrianopoli vinta dai barbari contro i Romani iniziò il tramonto del mondo antico… 

Sentì l’inutilità dei suoi sforzi. E si sedette su una roccia a pochi passi dal mare, consolato dal fresco maestrale e dalle onde schiumanti. Forse si appisolò. E sognò. Fece lo stesso sogno del re Nabucodonosor, di cui ci parla il profeta Daniele nella Bibbia. Una grande statua con la testa d’oro, il petto e le braccia d’argento, il ventre e le gambe di bronzo e ferro, i piedi d’argilla, fu travolta da una pietra staccatasi dal monte e si frantumò in mille pezzi, come pula sulle aie d’estate dispersa dal vento. 

Quando si destò, cercò di interpretare il sogno. Non lo soccorreva l’interpretazione benevola del profeta Daniele, che certo voleva fare colpo sul re, non si trattava questa volta della potenza e della gloria di un piccolo regno terreno. Certo riguardava il futuro. Di tutti gli uomini. Quella pietra scaraventata contro la statua cosa poteva significare? Una minaccia che incombeva sulla nostra civiltà industrialmente avanzata? La fine di un mondo? Di quel mondo che conosciamo e che tanto spesso ci fa disperare?

Sandro Marano

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