Formula 1. In Russia vince Hamilton ma largo alle nuove leve

La pioggia ha elettrizzato un Gran Premio che pure non era stato avaro di spunti di riflessione

La Formula 1 è in pieno ricambio generazionale e la gara russa ne è stata uno splendido esempio; nonostante il circuito di Soci venga storicamente poco apprezzato e non sia molto probante, anche a causa di un asfalto molto liscio, la pioggia arrivata sia al sabato che la domenica, oltreché le numerose penalità assegnate, hanno reso il Gran Premio ricchissimo di avvenimenti e di duelli (spesso puntualmente persi in diretta dalla regia internazionale).

 

Il cuore di Norris, la grinta di Sainz, le speranze Ferrari

E’ vero che il tabellino recita Hamilton-Verstappen ma in questo caso non ci si deve far ingannare: Lando Norris al sabato aveva conquistato una fenomenale pole position, al netto di un assetto presumibilmente con maggiore carico aereodinamico e dopo essersi ripreso la testa del Gran Premio su Sainz, al tredicesimo giro, l’aveva conservata fino al giro 51.

Lewis Hamilton aveva cominciato male, partendo al rallentatore e risalendo dopo aver sfruttato al meglio le soste ai box, con un ritmo di gara realmente sostenuto e con una progressione che lo aveva riportato a giocarsi la corsa; Verstappen, dal canto suo, scattato ventesimo per il cambio del motore, si era portato fino alla settima posizione, scatenandosi poi nelle condizioni di bassa aderenza e prendendosi una seconda piazza che viste le premesse sa di vittoria.

Tornando ad Hamilton, il 44 sulle dure stava recuperando ma le battute conclusive, a maggior ragione nel diluvio, non erano affatto scontate, anche perché in tutte le recenti occasioni nelle quali l’inglese della Mercedes si era ritrovato nello scarico di una McLaren, aveva sudato le proverbiali sette camicie, sopravanzando Norris in Austria ma plafonandosi alle spalle dello stesso Norris a Monza, nonché di Ricciardo nella prima parte del Gran Premio russo (e passandolo soprattutto grazie alla problematica prima fermata dell’australiano).

Hamilton ha dato ascolto alla sua squadra, rientrando al momento giusto e approfittando della sbavatura del giovane inglese, che aveva deciso testardamente di restare fuori con le coperture da asciutto, giocando il tutto per tutto nel cercare l’impresa (ricordando in questo un giovane Leclerc, quando nel 2018 al volante della Sauber era rimasto in pista, qualificandosi per il Q3 a San Paolo, contravvenendo alla richiesta del muretto di rientrare e decidendo secondo la sua sensibilità di cercare il tempo con le gomme d’asciutto).

Un peccato veniale, un errore di gioventù, si dirà, che non cancella un ottimo fine settimana, così come ottimo è stato il fine settimana di Russell, terzo al sabato con la Williams, decimo alla fine (comunque a punti) a causa di alcuni errori nella gestione dei confusi ultimi giri.

Giova ricordarlo, sempre, che Verstappen, Russell e Norris, sono rispettivamente classe 1997, 1998 e 1999.

L’ultimo dei fantastici quattro, Leclerc, (anche lui classe 1997) aveva portato in gara la nuova unità motrice e nel complesso non era andata troppo male; anzi, se non fosse stata per la scellerata “non comunicazione” tra Leclerc e i suoi uomini, una maggiore prontezza degli uomini in Rosso poteva tramutarsi in un piazzamento nella Top 5, giacché il monegasco, con il suo solito mix di intelligenza e tenacia aveva recuperato dall’ultima fila, ritrovandosi a meno di un secondo dal podio virtuale, in lotta per quel clamoroso piazzamento con Alonso e Perez.

In più, il nuovo motore sembrerebbe aver dato riscontri positivi, in particolare per quel che concerne la parte elettrica e Leclerc ha girato grossomodo sui tempi di Verstappen, correndo non lontano dall’olandese.

 

Chi ha impressionato in positivo è stato Sainz, storicamente un passista piuttosto che una ruota veloce: lo spagnolo, nonostante un difficile stacco frizione, ha recuperato costruendo “una partenza da sogno” e prendendosi con un vigoroso bloccaggio la testa alla prima staccata, quasi riportando la memoria alle magnifiche partenze di un Alonso griffato di rosso, a Barcellona e a Monza nel 2011 e ancora a Barcellona nel 2013.

 

Certo, Sainz poi ha sofferto con entrambe le mescole di graining e stava anche perdendo nei confronti di Perez ma alla fine, montate le gomme giuste al momento giusto, è arrivato il terzo podio dell’anno (il quarto della Ferrari), a suggellare un fine settimana realmente positivo che da vigore e fa morale.

 

I vecchietti

Il Gran Premio di Russia, comunque, è stato nel contempo una gara per i più esperti: detto di Hamilton, Raikkonen (al ritorno dal Covid) ha riportato a punti, in ottava posizione, l’Alfa-Sauber, al miglior risultato stagionale.

Meravigliosa poi è stata la gara di Fernando Alonso, costantemente nella Top 10 e che ha infiammato gli appassionati, illuminando il plumbeo cielo sopra a Soci con quattro meravigliosi sorpassi tra il giro 41 e il 44: il Campione del Mondo 2005/2006, ha dapprima piantato Verstappen con un secco affondo alla staccata della curva 2, ripetendosi su Ricciardo nell’allungo verso le curve 12-13, per poi concludere con i sorpassi, tutti in punta di volante, su Sainz e su Perez.

Purtroppo però questa serie di manovre non si è concretizzata in un grande piazzamento: in effetti,  con una gestione maggiormente puntuale del pit stop e una migliore interpretazione personale della situazione, l’asturiano poteva agguantare un podio che sarebbe stato clamoroso; e invece, Bottas, Verstappen, Sainz e Ricciardo sono stati più pronti a montare le intermedie, arrivando tutti davanti all’Alpine numero 14, sesta sotto la bandiera a scacchi.

Le restanti gare dell’anno dovranno tenere conto della voce “penalità”, una variabile ormai decisiva nella lotta verso i piazzamenti in classifica: la Formula 1 tornerà in pista tra due settimane, sul confermatissimo circuito di Istanbul Park, per il Gran Premio di Turchia.

 

 

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

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