L’autunno caldo di Azione Studentesca: “Non cederemo alla scuola del ricatto”

ll presidente di As Anthony La Mantia: "Sarà stagione di impegno contro la decadenza del sistema scolastico"

Azione studentesca

Anthony La Mantia

Anche quest’anno, malgrado il cospicuo lasso di tempo trascorso dagli inizi dell’emergenza pandemica, un certo disorientamento pervade gli alunni che si apprestano a riprendere l’attività scolastica. Lo spettro della DAD aleggia ancora tra i banchi degli istituti italiani. Precarietà, disillusione, apatia generalizzata: il governo continua a mostrarsi cieco di fronte alle esigenze sempre più impellenti degli studenti: ma la marginalizzazione dei legami sociali e l’annichilimento delle percezioni comunitarie non possono essere un destino segnato. Di tutto ciò abbiamo parlato con Anthony La Mantia, presidente nazionale di Azione Studentesca, il movimento giovanile che sin dal primo istante ha denunciato le falle e i rischi della politica sanitaria e annunciato la volontà di “non cedere alla scuola del ricatto”.

Anthony La Mantia, quali sono le battaglie e le priorità del movimento per l’autunno?

“Le battaglie di Azione Studentesca per questo autunno sono ben descritte nella campagna diffusa pochi giorni fa, attraverso la quale ribadiremo la nostra presenza nelle scuole e nelle strade. Il titolo è un invito alla ribellione di ogni studente: “Non cedere alla scuola del ricatto”. Il ricatto è onnipresente: è ideologico, tramite l’imposizione delle “teorie gender” e l’odio anti-italiano propagandato ogni giorno nel mondo dell’istruzione; ma è anche sanitario, vista la prevedibile estensione del “green pass” ad un numero sempre maggiore di categorie sociali; per non parlare della totale assenza di volontà – da parte di chi ci governa – di garantire dei tamponi gratuiti per gli studenti.

Di fronte al declino sociale e valoriale del mondo della scuola, era necessario dare voce a tutti coloro che sentissero – dentro di sé – la volontà indomita di non piegarsi a questa “nuova normalità”: è questo il senso della nuova campagna di Azione Studentesca”.

Azione studentesca

La scuola ha particolarmente risentito della gestione dell’emergenza pandemica e della correlata politica sanitaria. Che genere di posizione assume Azione Studentesca in merito alla didattica a distanza?

“Come Azione Studentesca abbiamo espresso fin da subito la nostra contrarietà alla “didattica a distanza”, la quale poteva rappresentare – al massimo – una soluzione momentanea. Peccato che, a quasi due anni di distanza, i danni causati da quest’ultima siano sotto gli occhi di tutti. Gli studenti “dispersi” o che hanno abbandonato gli studi sono decine di migliaia e i danni psicologici causati dalla DAD sono innumerevoli: perdita di socialità, virtualizzazione dei legami, disturbi di ansia, incapacità a dialogare e riduzione del vocabolario italiano ad una mera funzionalità messaggistica.

Ci siamo battuti fin da subito per garantire agli studenti dei tamponi gratuiti che garantissero la possibilità di frequentare la scuola in presenza, ma il Miur ci è parso più impegnato nello spalleggiamento del DDL Zan, piuttosto che nel solidarizzare con le necessità reali degli studenti.

Se nessuno ci ascolterà, il rischio è quello di andare incontro ad una vita da macchine e non da uomini; da utenti e non da studenti”.

In che modo si organizza Azione Studentesca per le elezioni nei parlamentini? Farà alleanze?

Azione Studentesca, il campo a Camaldoli

“Azione Studentesca – dove è presente – si appresta a correre per la conquista della presidenza delle consulte provinciali in tutte le regioni italiane.

Nel corso di Agoghè – il campo nazionale tenutosi questa estate sulle montagne toscane – i militanti di Azione Studentesca hanno elaborato un programma che rappresenti al meglio le istanze degli studenti, per i quali è necessario ora più che mai trovare delle soluzioni alle numerose difficoltà emerse negli ultimi anni, in special modo quelle legate alle ripercussioni della pandemia nel mondo dell’istruzione.
Riportare gli studenti e le nuove generazioni alla socialità e al senso di comunità – anche grazie alle attività elaborate nelle consulte provinciali – sarà senz’altro la sfida più importante: nel mondo del “distanziamento sociale”, il rischio più grande è quello di andare incontro ad una irreversibile virtualizzazione dei legami. È questo aspetto che da sempre ci trova perplessi nei confronti della DAD.

Per quanto riguarda eventuali alleanze, ribadiamo che il bene degli studenti resta una priorità assoluta per la quale siamo disposti a collaborare con chiunque, a patto che anche gli altri movimenti si pongano il medesimo obiettivo, a prescindere dai posizionamenti ideologici”.

 

A luglio si è tenuta la quarta edizione del campo nazionale di Azione Studentesca, Agoghè 2021. Avete in programma campi di formazione tra l’autunno e l’inverno?

 

“Agoghè è da sempre il momento più importante dell’anno per tutti i militanti di Azione Studentesca ed è molto più di un campo di formazione: è una immersione totale e autentica nello spirito comunitario e identitario che caratterizza il movimento.
Momenti di formazione si susseguono comunque nel corso di tutto l’anno, con appuntamenti locali e nazionali: conferenze culturali, eventi metapolitici, presentazioni di libri e concerti si tengono ogni settimana, in ogni sezione del movimento presente nel territorio nazionale. Oltre ad Agoghè, un altro appuntamento fondamentale per la formazione e la cementificazione dei legami all’interno di Azione Studentesca, è senz’altro “Falange in marcia”, una “due giorni” nazionale che organizziamo nella sede di Casaggì – lo spazio identitario fiorentino – che da anni permette a militanti che vivono in zone diverse della nazione, di incontrarsi, scambiare esperienze, sogni e preparare le strategie della lotta politica”.

 

In conclusione, quale ruolo può avere l’impegno giovanile e studentesco nell’era della postmodernità?

 

“Il dramma della post-modernità è insito nella frana sociale, morale ed etica della sua natura.

Quello a cui stiamo assistendo è la costruzione di un essere post-umano: né uomo, né donna, senza patria e senza nazione, un essere apolide pronto a giustificare tutto in nome del profitto, interpretando così l’unico ruolo che il sistema ha previsto per lui: quello del consumatore, illuso della propria libertà.

Di fronte a tutto questo, la militanza nazionalrivoluzionaria – nelle scuole come nelle strade, nelle università come nel lavoro –  rappresenta un’opportunità preziosa: è la possibilità, tramite la lotta politica, di prendere coscienza della propria storia e di plasmare il proprio destino, di conoscere se stessi e giocarsi tutto per un sogno che nessuno vede, tranne coloro che appartengono alla medesima natura: sono i ribelli, coloro che hanno deciso di non affogare nella morta gora della globalizzazione e dell’indistinto”.

Domenico Pistilli

Domenico Pistilli su Barbadillo.it

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