Giampaolo Lomi, il giramondo jacopettiano

Fedele alle amicizie, il regista livornese sarà fino alla fine vicino a Gualtiero Jacopetti e morirà quasi dieci anni dopo esatti l’antico sodale (deceduto a Roma il 17 agosto 2011). Qui (non) riposano

Giampaolo Lomi

In Maledetti toscani, Curzio Malaparte afferma che i livornesi «vogliono muoversi, camminare, correre, girare il mondo: e sono come l’acqua, se sta ferma stagna. Ma a differenza di molti altri popoli, i livornesi non sono acque chete, non diventano mai palude». Nato a Livorno il 4 febbraio 1930 e morto a Foligno il 18 agosto 2021, Giampaolo Lomi nel 1956, anno in cui Malaparte licenzia l’appassionata invettiva-apologia dedicata ai suoi corregionali, aveva già cominciato a girare il mondo. Approdato in Brasile nel 1953, il dinamico livornese dividerà per quasi due lustri vita e lavoro tra cinema e televisione, per poi ritornare in patria come direttore per il Nord Italia della compagnia aerea brasiliana. Al cinema italiano si era invece avvicinato all’inizio degli anni 60, organizzando le riprese in loco di Copacabana Palace (1962), una coproduzione italo-franco-brasiliana diretta da Stefano Vanzina/Steno. Alla fine del decennio, l’incontro che cambia la vita a Lomi. 1968: Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi, reduci da una serie di film di grande successo commerciale nazionale e internazionale (Mondo cane, 1962, La donna nel mondo e Mondo cane n.2, ambedue del 1963, e Africa addio, 1966) prodotti dall’imprenditore milanese Angelo Rizzoli (senior), sono alla ricerca di location adatte per il loro nuovo film Addio Zio Tom (epopea dello schiavismo afro-americano finanziata e distribuita dalla “Euro International Film” dei conti Cicogna).

Assoldato come organizzatore generale, Lomi vola nel “suo” Brasile, ma per motivi soprattutto politici (Africa addio era stato accolto da violente e, letteralmente, incendiarie manifestazioni di protesta) il paese non è ritenuto idoneo. Al termine di laboriose peregrinazioni tra il Sudamerica e i Caraibi, il giramondo livornese identifica nell’isola di Haiti il paesaggio congeniale per le riprese “africane” di Addio Zio Tom. Una scelta prima caldeggiata dall’ambasciatore italiano Gastone Adorni Braccesi e infine suggellata dal legame amicale che si instaura tra il terzetto Lomi-Jacopetti-Prosperi e il dittatore haitiano François “Papa Doc” Duvalier.  Il resto del film sarà girato, come da copione, negli USA (Louisiana, Mississippi e Florida).

Al tropico del Cancro, prima pellicola cofirmata da Lomi

A partire da Addio Zio Tom, che oltre a quelle lavorative (tre anni e mezzo di lavorazione) avrà anche difficoltà giudiziarie (un sequestro ordinato dalla magistratura di Rimini, che reputa il film «contrario al buon costume e al sentimento etico e sociale per le frequenti scene di volgare sessualità [e] per l’esasperata rappresentazione dell’odio razziale»), distributive (dopo il sequestro sarà approntata e presentata in censura una nuova versione, ma l’esito commerciale sarà ad ogni modo inferiore rispetto ai successi del passato) e politiche (le solite accuse di fascismo e razzismo, come nel caso del precedente Africa addio), Lomi sarà attivo nel cinema italiano sia come collaboratore di Jacopetti e Prosperi, sia autonomamente.

I Baroni con Turi Ferro e Ira Furstenberg

Il primo lungometraggio che firma, anzi cofirma (la direzione è infatti accreditata a Lomi e a Edward G. Muller, ovvero Edoardo Mulargia) come regista è Al tropico del cancro (1972), un erotico-esotico girato sempre a Haiti utilizzando alcune location e alcuni attori di Addio Zio Tom. Il secondo cimento registico di Lomi è I baroni (1975), una commedia venata di erotismo che ha in comune con un grande successo commerciale come Malizia (1973) di Salvatore Samperi il protagonista maschile (Turi Ferro) e l’ambientazione (una Sicilia more solito di maniera), ma non gli incassi. Nonostante sia annunciato con una buona eco giornalistica, non realizzerà al contrario un film sul celebre caso dello smemorato di Collegno, basato su una documentazione che lo stesso Lomi aveva raccolto in Brasile (dove il presunto Bruneri si trasferì dopo il processo). Con il duo Jacopetti e Prosperi torna a collaborare, sempre nella veste di organizzatore generale, in occasione di quello che sarà il loro ultimo film, il satirico (e per molti versi profetico) Mondo Candido (1975), prodotto dalla “Perugia Cinematografica” e distribuito dalla succitata “Euro International Film”. Se la collaborazione del cineasta livornese alla realizzazione dello pseudo documentario Ultime grida dalla Savana (1974) rimanda a Franco Prosperi, che dirige (anonimamente) il film per conto della “Titanus” di Goffredo Lombardo lasciando l’onore e l’onere della firma all’operatore Antonio Climati e al montatore Mario Morra, la sua ultima regìa, il documentario Il vescovo del silenzio (1978), nasce altresì sotto l’egida di Gualtiero Jacopetti. Dedicato alla figura del vescovo cattolico tradizionalista francese Marcel Lefebvre, il film lomiano è infatti prodotto dalla televisione privata capitolina T.R.E. (Tele Roma Europa), di cui in quegli anni proprio Jacopetti è direttore. Curiosamente, Lomi e Jacopetti si ritrovano, più o meno nello stesso periodo (1979-1984), nelle Filippine: il primo come fondatore e organizzatore del Festival Internazionale del Cinema a Manila e il secondo come autore di reportage per “Il Giornale” diretto dal suo vecchio amico Indro Montanelli. Fedele alle amicizie, Giampaolo Lomi sarà fino alla fine vicino a Gualtiero Jacopetti e morirà quasi dieci anni dopo esatti l’antico sodale (deceduto a Roma il 17 agosto 2011). Qui (non) riposano.   

Nella foto, da sinistra: Franco Grattarola, Giampaolo Lomi e Stefano Loparco

Bibliografia 

Curzio Malaparte, Maledetti toscani, Adelphi, Milano, 2017 (prima edizione Vallecchi Editore, Firenze, 1956). 

Roberto Poppi, Dizionario del Cinema Italiano. I registi, Gremese Editore, Roma, 2002.

Stefano Loparco, Graffi sul mondo. Gualtiero Jacopetti, Edizioni Il Foglio, Piombino, 2014.

Fabrizio Fogliato e Fabio Francione, Jacopetti Files. Biografia di un genere cinematografico italiano, Mimesis Edizioni, Milano-Udine, 2016. 

Stefano Loparco, Addio Zio Tom di Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi, Gremese International, Roma, 2019. 

Giampaolo Lomi. Curriculum (http://www.capitantrash.com/Deposito/11/LOMICURR.HTM), probabilmente scritto dallo stesso Lomi. 

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